Attualità - 08 aprile 2024, 17:30

L’Antica Osteria di Vico Palla: quel ritrovo che esiste dal Seicento, da venticinque anni con lo stesso talentuoso gestore

Un quarto di secolo alla conduzione dello storico locale per lo chef Maurizio Capurro, che ha costruito la sua personale esperienza in giro per il mondo: “Mi mancava la mia terra natale, Genova, e ho deciso di tornare qui nel 1998”

L’Antica Osteria di Vico Palla: quel ritrovo che esiste dal Seicento, da venticinque anni con lo stesso talentuoso gestore

Da decenni, l’insegna che indica l’ingresso dell’Antica Osteria di Vico Palla, campeggia nell’omonimo vicolo dell’area del Mandraccio, a ridosso del Porto Antico.

In quella che per secoli è stata l’ansa protetta in cui svolgere le attività portuali, questa pietra miliare della ristorazione è stata testimone dei mutamenti del Porto, delle sue attività, di una storia che si lega in modo indissolubile a quella di Genova. 

Da quando l’osteria ha aperto i battenti, nel Seicento, in tanti sono passati: marinai, artisti, uomini illustri qui hanno trovato nella locanda il luogo perfetto dove poter assaggiare il popolare stoccafisso e ristorarsi con un buon bicchiere di vino al termine di una giornata passata a scaricare merci sulle banchine. Qui amava sedersi anche l’artista fiammingo Antoon Van Dyck che, secondo alcune cronache dell’epoca, ha frequentato l’osteria fin dal 1621, anno in cui il pittore si era trasferito a Genova.

Ma oggi per l’Antica Osteria è un giorno importante perché si festeggia un quarto di secolo sotto la guida di Chef Maurizio Capurro

Classe 1968, chef Capurro, negli anni, ha costruito la sua personale esperienza in giro per il mondo, lavorando con lungimiranza per apprendere e reinterpretare la ristorazione moderna. Dopo una permanenza londinese, dove ha gestito il suo ristorante, nel 1999 Capurro ha acquistato il ristorante contribuendo significativamente a consolidarne la fama grazie alla tradizione portata in tavola.

“La storia nasce nel 1999 - ci racconta il titolare Maurizio Capurro - Venivo da un’altra esperienza sempre all’interno del mondo della ristorazione in Inghilterra e prima ancora ero negli Stati Uniti. Mi mancava la mia terra natale, Genova, e ho deciso di tornare qui nel 1998. In quel periodo mio papà mi segnalò una piccola osteria nei pressi del porto antico. Il posto mi piacque da subito: la zona del molo ai tempi era ancora un crocevia tra il vecchio Massoero e i nuovi genovesi. 

È stato subito un successo - continua Capurro - Avendo fatto tanti anni all’estero, soprattutto in paesi anglofoni, ho lavorato molto all’attenzione all’assistenza al cliente, a questo ho aggiunto l’attenzione al gusto in cucina insegnatomi dalla mia nonna. Un mix che ha funzionato da subito se poi aggiungiamo la flessibilità degli orari”.

Caposaldo della proposta di Capurro è sempre il pesce, di provenienza locale, che lo chef insieme alla sua brigata, propone in diversi piatti. Accanto al protagonista della tavola, si aggiungono le preparazioni con le materie prime di stagione, seguendo l’antica tradizione della locanda. 

“Le ricette della tradizione genovese le ho imparate da mia nonna: la nostra specialità è il cappon magro. A detta dei nostri clienti il nostro cappon magro rispetta perfettamente la ricetta tradizionale.

La zona del porto in questi anni è migliorata tantissimo. Mi ricordo che 25 anni fa si viveva bene ovviamente però mi ricordo di scene particolari che oggi non ci sono più. Qui siamo stati tra i primi ad arrivare, oggi ci sono otto/nove attività commerciali. È diventata una delle zone più belle del centro storico.

Per quanto riguarda la clientela si è creato un giusto mix: durante la settimana si lavoro moltissimo con i genovesi, con chi lavora nelle vicine aziende mentre nel fine settimana invece la zona si riempie di tanti turisti, tante famiglie che vengono all’acquario”. 

Ottanta coperti distribuiti nelle due caratteristiche sale dove non mancano le tracce della storia dell’Osteria sono poi la cornice perfetta per un luogo che fa rivivere antiche emozioni e suggestioni del passato.

Quasi sembra di sentirne le voci: l’accento straniero dell’artista appena sbarcato, la ‘coccina’ dei camalli, il profumo delle torte con le verdure, della cima.

Isabella Rizzitano, Marco Garibaldi

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