Attualità - 14 marzo 2024, 09:21

In viaggio con la speranza di un futuro migliore, al Galata la mostra che racconta le storie dei migranti italiani che partirono verso l’America

La mostra di Giovanni Cerri ripercorre le vicende di donne e uomini che, tra fine Ottocento e inizio Novecento, si imbarcarono sui piroscafi attraversando l’oceano Atlantico in un viaggio estenuante

In viaggio con la speranza di un futuro migliore, al Galata la mostra che racconta le storie dei migranti italiani che partirono verso l’America

Pochi averi raccolti in qualche bagaglio improvvisato e tanta speranza per un futuro migliore, nonostante la consapevolezza di un viaggio estenuante che sarebbe potuto costargli la vita.

Le donne e gli uomini italiani (e non solo) che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento si imbarcavano alla volta dell’America lo facevano mossi dalla voglia di costruire un avvenire capace di portare felicità.

La mostra ‘L’Italia che partiva. Via mare verso l’America’ di Giovanni Cerri, allestita al Galata Museo del Mare, vuole ripercorrere proprio uno dei fenomeni sociali e culturali più importanti della storia italiana.

L’esposizione apre i battenti quest’oggi, giovedì 14 marzo, sarà visitabile fino al 14 aprile: un percorso che vuole rievocare un momento cardine della storia in un periodo che va dal 1876 al 1925 quando più di sei milioni di italiani lasciarono il proprio paese per raggiungere gli Stati Uniti.

Curata dalla storica dell’Arte Barbara Vincenzi e sostenuta dal Museo Italo Americano di San Francisco, la mostra è un insieme di storie di donne e uomini di ogni età che, spinti dal desiderio di un futuro migliore, scelsero di compiere traversate transoceaniche partendo dai quattro porti d’imbarco autorizzati: Genova, Napoli, Messina e Palermo.

Braccianti, venditori ambulanti, operai e tanti altri, decisero di lasciare quel poco, spesso quasi niente, certo e di salire sui piroscafi, spesso sapendo che non sarebbero mai più tornati indietro.

Viaggi della speranza, su imbarcazioni che impiegavano dalle tre alle cinque settimane per arrivare dall’altra parte del mondo, con condizioni igienico sanitarie a bordo che favorivano la diffusione di malattie che si potevano rivelare anche mortali.

Letti fatti di sacchi di paglia increspati e maleodoranti, sistemati in cuccette di legno anguste; ambienti pieni di fumo e vapori delle macchine; persone stipate, ammassate le une alle altre.

Cerri omaggia la memoria collettiva attraverso venti opere, datate 2023 e realizzate con tecnica mista su tela o tavola, raccontando al contempo anche la trasformazione culturale e sociale. Tutto è in bianco e nero, rievocazione delle immagini del tempo, e sono proprio le raffigurazioni scelte da Cerri a invitare a riflettere sulla storia degli avi.

La mostra rende infine omaggio anche a tre figure emblematiche legate all'emigrazione italiana: Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (Nick and Bart), i due attivisti e anarchici italiani emigrati negli Stati Uniti (il primo operaio in una fabbrica di scarpe, il secondo venditore ambulante di pesce) che nel 1927 furono condannati alla sedia elettrica per l'omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio "Slater and Morrill" di South Braintree nello Stato del Massachusetts, per poi venire assolti cinquant'anni dopo dal Governatore Michael Dukakis; George Moscone, il sindaco di San Francisco di origini liguri progressista e difensore dei diritti civili ucciso nel 1978 insieme all'attivista Harvey Milk, da un ex consigliere comunale.

I.R.

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