Non poteva credere ai suoi occhi: palazzi del genere, in Francia, appartenevano solo ai sovrani. Ma Genova era diversa: i nobili avevano ville più ricche e lussuose delle sue.
Lo stupore di Re Luigi XII è così grande da lasciarlo a bocca aperta: una splendida corte di donne lo accoglie dalla strada e lo accompagna all’interno di un palazzo ‘di recente costruzione’, villa Cattaneo a Terralba, cornice a un trionfale banchetto in suo onore. È talmente a suo agio con gli invitati che conversa con chiunque, divertendosi e danzando, quasi fosse in mezzo a suoi pari.
È una festa da ricordare per tanti motivi.
Il 26 agosto del 1502, il re francese era arrivato a Genova, città di cui era diventato Signore nel 1499 dopo la conquista del Ducato di Milano a cui la Superba era sottoposta, e vi si era trattenuto per poco più di una settimana.
Il sesto giorno della sua permanenza in città era il giorno deputato al grande banchetto in suo onore, organizzato da Lorenzo Cristoforo Cattaneo nella sua splendida villa suburbana sulla collina di Terralba.
La villa era stata costruita alla fine del Quattrocento sul declivio, circondata da frutteti e vigne, come era usanza del tempo. Cattaneo era un esponente di quella che viene chiamata Nobiltà Vecchia, in cui rientrano i membri delle famiglie che parteciparono alla vita cittadina sin dal dodicesimo secolo. La sua era una dimora extra urbana di prestigio, tra le più belle e importanti della Repubblica.
Decorazioni a fresco, maioliche, sculture, il tutto circondato da uno splendido giardino dove spiccavano alberi di varie essenze: la villa del Cattaneo aveva tutti gli elementi per essere considerata la villa di un principe.
E proprio qui il Re viene omaggiato di un grande banchetto che cambierà per sempre la sua vita.
Dopo aver trascorso la mattinata a curare gli ‘scrofolosi’ nella chiesa di Santa Maria dei Servi, nel popoloso quartiere di via Madre di Dio [chiesa distrutta dalle bombe durante la Seconda Guerra Mondiale e quartiere completamente raso al suolo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento n.d.r.], il re si concede una ‘regal pennichella’ nel palazzo dei Fieschi in Carignano.
Da qui viene accompagnato verso la villa dove viene dato il memorabile ricevimento.
Benedetto da Porto, cancelliere della Repubblica, nella sua Descriptio Advenus Ludovici XII, racconta di come il Re fosse rimasto affascinato dal “convegno di belle donne”: “Nel qual luogo, come giunse il Re, sulla strada principale fu accolto con reverenza dalla moglie di Lorenzo Cattaneo e dalle altre illustrissime donne. Quindi, lungo tutto il sentiero che conduce alla villa e sotto l’ampio e bel loggiato attraverso il quale entrò, molte altre donne gli si fecero incontro, E da queste accolto con pari reverenza, finalmente fece il suo ingresso nella casa, addobbata in modo superbo e magnifico. Qui, dismesso il contegno regale, conversò così piacevolmente e in modo così affabile tra scherzi, risate, giochi e danze che, concessa ancor maggior confidenza ai presenti, venne trattato da tutti come uno pari agli altri”.
E proprio qui, tra una confidenza e una chiacchiera, che Luigi XII incontra Tommasina Lomellini. Tra loro è subito colpo di fulmine ma l’amicizia tra i due rimane solo quello e nulla più perché Tommasina, ritenuta una delle donne più belle d’Italia, era sposata con il mercante Battista Spinola.
Il rapporto tra il Re e Tommasina diventa epistolare ma solo dopo un piccolo ‘trucchetto’ del sovrano: saputo che le donne genovesi erano solite truccarsi in modo pesante, Luigi è deciso a scoprire l’aspetto di Tommasina e, l’ultimo suo giorno di permanenza a Genova, si presenta all’alba sotto casa della donna accompagnato da tutto il corteo e la fa chiamare. Tommasina si affaccia senza avere il tempo di prepararsi mostrandosi in tutta la sua bellezza, anzi, come ricorda lo storico cinquecentesco Ludovico Domenichi, il re davanti ha una donna ancora più bella.
Lettera dopo lettera, Tommasina perde la testa per il sovrano e inizia a rifiutare il marito. Quando riceve la notizia, rivelatasi poi infondata, della morte del re nella battaglia di Cerignola, Tommasina si lascia morire di stenti. Quando il re, nell’aprile del 1503 chiede notizie della donna e scopre della sua morte, decide di tornare a Genova per andare ancora una volta sotto casa dell’amata e li esclamare: “Avrebbe potuto essere l’amor perfetto”.
Dopo diversi passaggi di proprietà, dal 1919 la villa e il suo parco sono di proprietà del Comune di Genova. Oggi identificata col nome di Villa Imperiale, dall’ultima famiglia proprietaria, la struttura oggi accoglie la biblioteca Lercari: sotto i magnifici affreschi realizzati nel 1565 da Luca Cambiaso e tra gli stucchi di Giovanni Battista Castello, detto il Bergamasco, oggi è possibile trovare un angolo di tranquillità che ancora racconta la magnificenza nel secolo che viene ricordato come quello dei Genovesi.