“Anziani e giovani sono la speranza dell’umanità. I primi apportano la saggezza dell’esperienza; i secondi ci aprono al futuro, impedendo di chiuderci in noi stessi”. Una frase presa a prestito da Papa Francesco introduce la storia di Annita Esposto e, con lei, di tutti i nonni-educatori che raccontano e racconteranno ai bambini della scuola dell’infanzia la loro gioventù, i loro giochi e i mestieri che oggi non ci sono praticamente più.
Il progetto educativo ‘I nonni e i bambini della scuola dell’infanzia: gli antichi mestieri e i giochi del passato’ è stato lanciato dal Comune di Genova insieme all’Associazione 50&più e al Garante comunale dei Diritti degli Anziani, e vede coinvolti circa cento volontari che, pronti a tornare a scuola nel ruolo di ‘insegnanti’, si cimenteranno nel racconto delle tradizioni e di un passato che, nella memoria di noi tutti, profuma di buono.
Se il progetto ha già visto partire le prime classi coinvolte, Annita Esposto, settantotto anni, vicepresidente dell’Associazione 50&più di Genova e residente a Carignano, deve ancora svolgere la sua prima lezione: “Mi occuperò in particolare di raccontare ai bambini il cucito, il ricamo e il decoupage - spiega - Utilizzare ago e filo è un’attività che una volta veniva portata avanti da tutte le donne della famiglia, e che ora stanno piano piano scomparendo. Visto che si tratta di bambini piccoli, della scuola materna, ho cercato dei lavoretti che potessero essere eseguiti anche da chi non ha ancora una grande manualità: per esempio ci sono dei cuori da ricamare, con dei punti di ‘imbastitura’ di lana da creare intorno. Per il decoupage, invece, pensavo di utilizzare delle scatole di metallo su cui far incollare dei fiori o, meglio ancora, dei pupazzi o dei personaggi dei cartoni animati Disney”.
Ogni ‘nonno’ educatore può infatti portare ai piccoli alunni le proprie esperienze e il proprio sapere, ripercorrendo le tappe più emozionanti della propria infanzia: un periodo storico non semplice, quello del dopoguerra, in cui raramente si acquistavano giocattoli, ma che spesso venivano costruiti con tanta fantasia e materiali di riciclo o di scarto.
“Oggi i bambini fin da piccoli passano il loro tempo davanti allo schermo del telefonino, con i videogiochi o davanti alla televisione - continua a raccontare Annita Esposto - Ai miei tempi si facevano tante attività all’aria aperta, ma anche cose pratiche di casa come attaccare un bottone. Secondo me questi giochi rovinano anche la vista, lo dico sempre alle mie nipoti”.
Nel cuore e nella mente sono ben nitidi i ricordi di quando era bambina: “Tra i giochi che facevamo da piccoli ho soprattutto impressi quelli in campagna, d’estate, all’aria aperta. Creavamo dei piattini e delle tazzine lavorando delle polveri di colore grigio, come creta; con le altre bambine andavamo nel bosco a cercare le more per schiacciarle e colorarci le labbra come se avessimo il rossetto, oppure ci facevamo le collane con le foglie di castagne o le gonne con le foglie al posto delle frange...”.
Un po’ di commozione vela gli occhi e rompe la voce di Annita, inevitabile quando torna alla mente un ricordo e riesce a portare ancora con sé un profumo, un colore, una sensazione. “Allora giocavamo senza avere niente, oggi si è persa questa magia”.
Le lezioni a scuola per Annita Esposto e per almeno un’altra decina di nonni e prozii cominceranno a marzo, ma il 28 febbraio aspettano un’altra riunione per definire le attività e dare inizio ai lavori: “È un progetto molto interessante, fortemente voluto dalla presidente dell’associazione Brigida Gallinaro; quando ce lo ha proposto, abbiamo accettato subito con entusiasmo”.