Sono le 14.30 di domenica 3 gennaio 1954 e si sta per scrivere la prima pagina della storia della televisione in Italia.
Inizia la trasmissione di ‘Arrivi e partenze’, una rubrica settimanale basata sulle interviste a personalità di spicco in arrivo o in partenza dall’aeroporto di Ciampino.
A salutare i telespettatori, allora poche decine di migliaia, è la voce di Fulvia Colombo che, sorridente, tiene a battesimo la televisione italiana annunciando che ‘La Rai, radio televisione italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive’.
Forse però, non tuti sanno che il regista della trasmissione che ha segnato la nascita della televisione era ligure.
Sì, perché Vito Molinari, nome di riferimento e pioniere nel mondo delle trasmissioni tv, era nato a Sestri Levante legando poi parte della sua attività e formazione a Genova dove ha fondato il CUT, Centro Universitario Teatrale insieme al professor Francesco Della Corte, prima di intraprendere diverse esperienze come regista e scrittore.
Molinari, nel 1953, è tra i primi ad affacciarsi al mondo della televisione, in quegli anni ancora in fase di sperimentazione, e proprio lui è il regista della trasmissione inaugurale della tv italiana.
Una carriera che, da quel momento in poi, non si è più fermata: oltre duemila le trasmissioni a cui ha preso parte come regista e spesso coautore lavorando con i nomi più importanti del panorama nazionale e internazionale tra cui Frank Sinatra, Marlene Dietrich, Erminio Macario, Carlo Dapporto, Gilberto Govi, Monica Vitti, solo per citarne alcuni.
Una lunga attività che ha attraversato tutto il secolo scorso e ha segnato le basi della televisione traghettandola verso la contemporaneità e codificando uno stile unico che lo identifica ancora oggi come il papà del Varietà, nonché l’ideatore del popolarissimo Carosello.
“Con il Centro Universitario Teatrale - ricorda Molinari nelle sue interviste - ci siamo inventati i processi celebri dell’antichità, con il professor Della Corte. Un successone: sceneggiavamo Cicerone, Lisia, Eratostene... È partito tutto da lì. Poi, a Milano venne a vedere ‘Le Catilinarie’ il dirigente Eiar Sergio Pugliese: era stato incaricato di realizzare la tv in Italia. Mi arruolò lui e mi propose di ‘fare la tv’”.
I ricordi non mancano: “Eravamo liberi di sperimentare, cercavamo di inventare un nuovo linguaggio. La Rai iniziale era didascalica, didattica, doveva creare le basi. Un terzo degli italiani era analfabeta; due terzi parlava solo in dialetto”. E poi c’era corso Sempione: “Per noi era il centro dell’universo: un gruppo di ragazzi inventava la tv... Adesso, davanti al televisore spesso mi addormento”.