Si avvicina la notte di San Silvestro e ancora per molti salutare l’arrivo dell’anno nuovo con botti e petardi è una consuetudine.
Ma se da una parte i fuochi d’artificio regalano scenografie e giochi di luce (e spesso sono sempre più ‘senza rumore’) dall’altro lo scoppio di mortaretti di vario tipo provoca stati di ansia e agitazione non soltanto a persone. A essere maggiormente infastiditi, infatti, sono gli animali domestici: cani e gatti vivono veri e propri momenti di stress quasi insopportabile soprattutto durante il Capodanno.
Tutelare gli amici animali e salvaguardare la loro salute è dunque importante.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Margherita Marchese, medico veterinario, che ha riassunto i comportamenti da adottare e i consigli da seguire: “Non è un problema assolutamente da sottovalutare - spiega la dottoressa - Soprattutto per il cane, questi episodi sono di forte stress. Basti pensare che il cane ha una sensibilità ai rumori che è più del doppio di quella dell’essere umano; se per noi un botto può risultare un rumore forte, possiamo solo immaginare cosa può significare per un cane. Bisogna poi pensare alla questione olfattiva che spesso passa in secondo piano. I cani riescono a sentire odori a una concentrazione anche più di un milione di volte superiore di quella percepita da un uomo. Quell’odore di bruciato che magari sentiamo quando vengono sparati i botti, per loro è un odore fortissimo e molto fastidioso. È bene ricordare, poi, che la risposta ai botti è soggettiva e ci sono animali maggiormente soggetti all’ansia. Anche cani che non hanno grosse problematiche comportamentali vivono comunque una sensazione di agitazione che continua anche nei giorni successivi allo scoppio. Questa ansia prolungata può dare adito a fobie; il problema delle fobie è che una volta che si instaurano in un animale è quasi impossibile cancellarle e spesso bastano episodi simili perché la fobia si ripresenti. Dunque, il problema dei petardi non va visto solo nell’ottica di una sera ma può generare problemi anche in futuro”.
Quali sono allora i migliori comportamenti da adottare per tutelare cani e gatti? La dottoressa Marchese prosegue: “La cosa migliore sicuramente è tenerli in casa. È sconsigliato portarli in giro ma se proprio non si può evitare, è bene che i cani siano tenuti al guinzaglio e che si evitino posti affollati. Per i cani che vivono in giardino, è necessario creare un riparo in cui l’animale possa rifugiarsi senza tenerlo legato a catene o simili che potrebbero ferirlo in caso di fuga”.
Anche se in casa si trova il proprietario, la raccomandazione di Margherita Marchese è quella di lasciare agli animali due stanze a disposizione dove potersi rintanare, e limitare i rumori chiudendo persiane e tapparelle; importante è anche lasciare un rumore di sottofondo, come potrebbe essere una tv o una radio, a un volume normale che possa tranquillizzare l’animale.
“È bene ricordare - continua la veterinaria - che, anche se istintivamente ci viene voglia di accarezzare e tranquillizzare l’animale agitato, questo comportamento in realtà non fa altro che fomentare quest’ansia. Il cane penserà che la carezza giustifichi la sua paura ma la cosa migliore è quella di mantenere un comportamento neutrale, senza farsi vedere a propria volta agitati o preoccupati. Non è necessario forzare il contatto con l’animale anche perché il cane, vista la forte preoccupazione che si ritrova a vivere, potrebbe avere comportamenti lontani dal proprio modo di essere.
Al di là delle manifestazioni di ansia che possono essere battito cardiaco accelerato, respiro accelerato, minzioni o defecazioni in posti non appropriati, correre da una parte all’altra; molte volte il cane, quando si sente in uno stato di pericolo e non riesce a capire da dove proviene per via dei forti rumori, può perdere il contatto con la realtà e adottare comportamenti aggressivi. Questo, per l’incolumità di tutti, è da tenere presente. Un animale spaventato è un animale che ha delle reazioni che possono anche essere totalmente estranee a quello che è il suo normale comportamento e la sua indole”.
Diverse possono essere le strategie adottate e c’è chi suggerisce di telefonare a casa, soprattutto se il cagnolino è da solo, perché il suono del telefono, essendo familiare, potrebbe funzionare da richiamo alla normalità. Chi sceglie di lasciare il cane a casa da solo, deve fare attenzione a eliminare le fonti di pericolo, mentre è fortemente raccomandato lasciare acqua abbondante e un po’ di cibo anche se un animale spaventato difficilmente sarà portato a mangiare.
“L’ultimo consiglio che mi sento di dare - prosegue - riguarda la somministrazione di prodotti che possano lenire l’ansia. Quello che sicuramente mi sento di consigliare è di non fare di testa propria perché gli animali non sono piccoli esseri umani e un farmaco che in una persona può avere determinati effetti, in un cane o peggio ancora in un gatto, che ha un metabolismo a se stante, possono creare situazioni diverse e, in certi casi, addirittura un effetto paradosso”.
L’effetto paradosso, in soldoni, è l’effetto indesiderato di un medicinale che, anziché dare il risultato sperato, esaspera i sintomi dell’animale.
Per chi sceglie di somministrare prodotti contro l’ansia, la dottoressa Marchese è chiara: “Bisogna stare attenti, consultare sempre il proprio medico veterinario. In commercio esistono tantissimi integratori a base di sostanze naturali che funzionano e che possono in un certo qual modo tranquillizzare e mitigare un po’ questo stato. Una parentesi però è necessaria per tutti quegli animali molto anziani o affetti da patologie come quelle metaboliche, cardiovascolari e respiratorie perché certi farmaci tranquillanti agiscono anche a quel livello e quindi bisogna essere certi di poterli usare senza creare ulteriori danni agli animali”.
La dottoressa conclude: “Sono esperienze forti per gli animali, piccoli traumi che possono influenzare la vita futura, per questo non va sottovalutato nessun comportamento e si deve avere il massimo rispetto per gli animali che manifestano segni di disagio. Lo spavento per i petardi può trasformarsi in un vero e proprio trauma che, in futuro, può ripresentarsi in qualunque momento”.