Sport - 27 novembre 2023, 14:03

Coppa Davis all’Italia, il capitano di Matteo Arnaldi al Tc Genova: “Si capiva sin da bambino che aveva una marcia in più”

I ricordi di Walter Barilari: “È arrivato a dodici anni da Sanremo. Stava in palestra un’ora prima di scendere in campo, è con questa mentalità che si vince a quei livelli”

Coppa Davis all’Italia, il capitano di Matteo Arnaldi al Tc Genova: “Si capiva sin da bambino che aveva una marcia in più”

Ventidue anni compiuti a febbraio, di cui quasi dieci trascorsi al Tennis Club Genova 1893, in cui, da Sanremo, veniva ad allenarsi e a giocare nelle gare a squadre: Matteo Arnaldi è il campione che la Liguria aspettava da tempo. Grazie al suo successo alla Coppa Davis, in cui ha vinto il primo singolare della finale contro Alexei Popyrin, il prestigioso trofeo è stato poi conquistato grazie alla vittoria dell’altoatesino Jannik Sinner, che ha portato a casa il punto decisivo contro l’Australia

Giovane sì, ma sicuramente con ben chiaro il proprio obiettivo: dopo aver scelto il tennis come sport a cui dedicare completamente la propria attenzione e le proprie energie, Arnaldi ha iniziato ad allenarsi molto seriamente, lasciando colpiti istruttori e compagni: “Tanti ragazzi della sua età faticavano ad arrivare in palestra prima per scaldarsi, Matteo invece era già lì un’ora prima a fare stretching e allungamenti” racconta Walter Barilari, Capitano della Serie A Tennis Club Genova 1893, che conosce il campione da quando ha mosso i suoi primi passi nel club. 

Dopo la vittoria Matteo Arnaldi ha commentato che non è stata la sua miglior partita. È sempre stato così critico?

“Una delle sue migliori qualità è sicuramente il volersi migliorare continuamente. Si è sempre posto degli obiettivi sempre più alti, e questo è stato uno stimolo grande per lui. Si è sempre visto che aveva una marcia in più, e questo successo in Coppa Davis non è un caso: la fortuna ci può essere in un match, in un particolare momento, ma non certo a questi livelli”, continua a commentare Barilari. 

Quando ha iniziato ad allenarsi da voi?

“Matteo è tesserato da circa dieci anni, è arrivato a dodici anni per giocare a squadre e da Sanremo veniva qua ad allenarsi. Ha giocato anche in serie A con noi, anche se lo scorso anno a Milano abbiamo perso tutti i singolari di Next Gen Finals. Brutti ricordi, ma la sua professionalità e la sua serietà non sono mai stati messi in discussione”. 

Siete rimasti in contatto con lui in questi giorni?

“Certamente, dopo tanti anni subentra un rapporto umano oltreché sportivo: ancora pochi giorni fa ha cercato di venire a trovarci. Ha iniziato da piccolo a frequentare il circolo, ed è cresciuto qui insieme a noi”.

Il successo dell’Italia alla Coppa Davis mancava da ben 47 anni: l’ultima vittoria è infatti quella di Santiago nel 1976. Questo trionfo porterà ad appassionarsi al tennis nuovi giovani talenti a Genova e in Liguria?

“Sicuramente si. È un momento particolare per l’Italia, Sinner è uno dei migliori giocatori al mondo e continuerà a esserlo nei prossimi anni, tutti lo stanno notando. Stando vicino a sportivi come loro sicuramente tanti ragazzi possono iniziare a ragionare con una mentalità ‘da campione’. Poi non è detto che si riesca a vincere ancora, ma sicuramente sono ottime basi per portare a casa dei successi importanti”.

Campione sì, ma dal cuore tenero: dopo la vittoria, Matteo Arnaldi ha voluto dedicare il premio al papà prematuramente scomparso della sua ragazza, è mancato un mese fa. “Questa vittoria è per lui, non sa quanto significa per me” ha commentato nel post partita durante un’intervista per celebrare quella che ha definito “La vittoria più bella della mia carriera”.

Chiara Orsetti

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