Il sole è sorto e la giornata promette bel tempo. Non sembra esserci il passaggio di una nuvola e quelle che si affacciano contro l’azzurro non hanno i toni minacciosi del temporale.
Le donne sono pronte ad andare sul greto del Bisagno per lavare i panni. Tutte insieme, in un rituale fatto di gesti forti e ripetitivi uniti ai canti popolari, si ritrovano e intonano le rime più conosciute in un concerto a cui ciascuna partecipa.
Poco distante, dal 1851, si trova il cimitero monumentale di Staglieno. L’opera commissionata nel 1835 a Carlo Barabino, che non ne vedrà mai la realizzazione perché morto proprio quell’anno, era una grande struttura neoclassica disegnata dal grande architetto e portata avanti dal suo allievo, Giovanni Battista Resasco.
Tra le tombe, nel silenzio del luogo, a tendere l’orecchio si sentono le voci delle donne intente a fare il bucato.
Non una mancanza di rispetto, ma la vita che si intreccia in ogni sua fase.
Questa curiosa circostanza, nel Novecento, fa nascere il modo di dire Andâ a sentî cantâ e bugàixe, andar a sentire cantare le lavandaie.
Una frase che diventa, per i genovesi, il modo per dire che qualcuno è morto, raccontando in poche parole le tradizioni della vita quotidiana di un’epoca lontana.