Erno Rubik lo diceva sempre: “Non ho inventato il cubo, l’ho scoperto”.
Lo ripete anche Stefano Pisani, matematico e scrittore che ha portato in scena alla Claque lo spettacolo dedicato proprio alla storia del celebre rompicapo e del suo ‘scopritore’
“Rubik - racconta Pisani - iniziò costruendo un cubo come questo ma con le facce tutte dello stesso colore perché voleva illustrare un principio legato alla geometria descrittiva. Vide che il cubo senza colori, però, era abbastanza piatto e decise di colorare le facce con delle etichette. Poi si trovò a farlo girare provocando una confusione incredibile senza riuscire a tornare indietro. Era un vero rompicapo”.
Lo spettacolo è un muoversi avanti e indietro, proprio come le facce del celebre gioco che, a oggi, conta oltre trecentocinquanta milioni di cubi nel mondo.
Un punto di vista inedito per scoprire la storia del rompicapo inventato nel 1974.
Risolvere il cubo di Rubik non è però cosa semplice: “Ci sono algoritmi che illustrano passo passo quello che si deve fare partendo da una qualunque configurazione. Le configurazioni possibili delle facce sono quarantatré miliardi di miliardi e passa. Attualmente gli algoritmi disponibili sono settantotto. Ci sono quindi settantotto metodi per risolverlo e uno dei più popolari e il metodo a strati. Stiamo parlando del tre per tre, perché poi c’è anche il quattro per quattro o cinque per cinque. In quel caso il metodo di risoluzione è la preghiera”.
Durante lo spettacolo, il disegnatore Gabriele Peddes di Comics and Science ha riassunto la vita di Erno e la sua invenzione in nove tavole, una sorta di facilitazione grafica: “Registriamo le informazioni che emergono nello spettacolo e proviamo a creare una mappa che sia fatta da parole chiave e immagini e che sia la sintesi dello spettacolo stesso”.
Protagonista assieme a Pisani anche la ‘rockstar della fisica’ Gabriella Greison.
Greison, parlando dell’appuntamento, ha voluto ricordare l’importanza del gioco anche nei campi scientifici: "Per me il cubo di Rubik è un gioco ed è bello che anche la fisica venga presa come un gioco. In particolare, allena la velocità e la competizione e livella tutti, quindi è bello emergere tramite la dedizione al lavoro”.
Una figura di riferimento, quella della scienziata e divulgatrice, che è diventata un vero e proprio faro per le giovani che si approcciano alla scienza: “Forse io sono la dimostrazione che oggi è possibile fare quello che si vuole, con lo studio, con la dedizione, applicandosi e creando il proprio mondo. Io ho creato il mio mondo dove esprimermi e dove raccontare storie, quello che mi piace fare nella tradizione del teatro di narrazione”.
Poi un consiglio alle future scienziate: “Non state dove o con chi non vi fa fiorire. E’ l’unica certezza che dovete avere. Appena avete intorno qualcuno che vi sbarra la strada, che in qualche modo vi smonta o vi dice frasi tipo ‘abbiamo sempre fatto così’ o ‘mettiti in coda’, scappate, andate da un’altra parte. Siamo circondate da gente che non ci fa fiorire. Trovate i vostri role model, le persone che per voi sono dei riferimenti. Non è certo la televisione, non sono certo i giornali a darvela. Oggi internet fa uscire dal patriarcato, usiamolo anche per questo”.