Gli italiani sanno quello che vogliono: il 74% dice no al cibo sintetico prodotto in laboratorio. Questo dato è quanto emerge dall’Indagine Coldiretti/Notosondaggi presentata in occasione della Fiera agricola e Zootecnica di Montichiari (Brescia), la più importante manifestazione italiana a livello internazionale dedicata al settore primario e conclusasi il 29 ottobre. All’incontro promosso dalla Coldiretti ha preso parte il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, che ha colto l’occasione per annunciare che il 6 novembre è previsto l’avvio della discussione in aula alla Camera del disegno di legge che impone lo stop definitivo in Italia alla produzione e alla commercializzazione di alimenti prodotti in laboratorio, dopo che è già stato dato il via libera alla legge del Senato.
“L’impegno contro il cibo sintetico è una battaglia condivisa da numerose associazioni, prima fra tutte Coldiretti, che ci ha portato alla raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno del provvedimento”. Sono stati oltre 2mila i comuni che hanno deliberato a favore, la maggior parte dei quali con un voto all’unanimità. “Ma non solo”, commentano Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale. “Ministri, sottosegretari, esponenti di tutti gli schieramenti, sindaci e parlamentari nazionali ed europei si sono uniti nell’alleanza per reclamare la difesa della cultura del cibo di qualità.” Una coalizione di tale portata risulta fondamentale per poter contrastare i gruppi di potere finanziario e le multinazionali che stanno cercando di imporre il cibo sintetico sui mercati mondiali, nonostante le perplessità sugli effetti a lungo termine sulla salute umana. “Il fatto che quasi 3 italiani su 4 siano contro il cibo artificiale e sintetico è il primo dato da prendere in considerazione,” concludono Boeri e Rivarossa. L’importanza di un impegno condiviso, in primis dai cittadini, è stato sottolineato anche dal Ministro Lollobrigida, che ha confermato quanto all’estero l’Italia sia vista come un modello per la garanzia nell’ambito della sicurezza alimentare. Nella grande e inedita alleanza per reclamare la difesa della cultura del cibo di qualità e spingersi contro quello artificiale e sintetico fanno parte anche Acli, AcliTerra, Adusbef, Altritalia Ambiente, Anpit, Asi, AssoBio, Centro Consumatori Italia, Cia, Cna, Città del Vino, Città dell’Olio, Codacons, Codici, Consulta Distretto del Cibo, Ctg, Coldiretti, Demeter, Ecofuturo, Ewa, Federbio, Federparchi, Fipe, Fondazione Qualivita, Fondazione Una, Fondazione UniVerde, Globe, Greenaccord, Gre, Italia Nostra, Kyoto Club, Lega Consumatori, Masci, Movimento Consumatori, Naturasi, Salesiani per il sociale, Slow food Italia, Unpli, Wilderness. “È sempre una strada tortuosa quella su cui cammina l’apripista,” aggiunge Rivarossa, “ma è una questione di responsabilità: l’Italia ha un ruolo di leadership nell’ambito della qualità e della sicurezza alimentare a livello europeo, la tutela di imprese e cittadini parte da noi.”
Le nuove tecnologie in ambito alimentare promulgate da un business in mano a pochi ricchi e influenti del mondo non fanno che stimolare una generale diffidenza che dimostra la necessità di rispettare, oggi più che mai, il principio di precauzione di fronte alle numerose incognite che ruotano intorno al mondo del cibo sintetico, vista la mancanza di fattori di valutazione. “La Coldiretti ha lanciato una sfida alle istituzioni europee: i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non possono e non devono essere equiparati ai novel food, ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico,” affermano Boeri e Rivarossa. È stato segnalato anche nel rapporto FAO e OMS sul cibo a base cellulare: è un dato di fatto che esistano rischi e pericoli che riguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica nel cibo sintetico. “E non dimentichiamoci che sono oltre 40 anni che negli allevamenti europei è vietato l’utilizzo di fattori della crescita e ormoni, che invece si trovano nei bioreattori,” aggiunge Gianluca Boeri, mentre Bruno Rivarossa conclude: “Nei Paesi dove è stata consentita la vendita, prima di consumare è obbligatorio firmare una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute; direi che la notizia si commenta da sola.”
Infine, Coldiretti sottolinea le preoccupazioni anche sul piano ambientale. A tal proposito, basti citare i risultati della ricerca realizzata da Derrick Risner e dai suoi colleghi dell’Università della California a Davis: il potenziale di riscaldamento globale della carne sintetica definito in equivalenti di anidride carbonica emessi per ogni chilogrammo prodotto è da 4 a 25 volte superiore a quello della carne bovina tradizionale.
Quando si interferisce con l’ambiente e con le persone, una mobilitazione generale risulta non solo importante, ma fondamentale.