E’ una vera e propria istituzione, punto di riferimento per studenti e studiosi che taglia un traguardo importante, quello del bicentenario dalla sua fondazione come biblioteca civica.
Il 2023 per la Biblioteca Berio è un anno di festeggiamenti e celebrazioni scandito da un ricco calendario di appuntamenti per i suoi primi duecento anni.
Dalla sua fondazione, in realtà, sono passati più di due secoli: era il 1775 quando l’abate Carlo Giuseppe Vespasiano Berio la aprì al pubblico, prima a Palazzo Raggi, in via del Campo, poi a Palazzo Imperiale di Sant’Angelo, detto più comunemente ‘del Melograno’, in Campetto. Uomo curioso e attento osservatore, l’Abate per alcuni decenni riservò l’ingresso solo a un numero ristretto di studiosi aprendo la sua ricca collezione di volumi a un numero sempre maggiore di persone.
Non una comune biblioteca, bensì un luogo dove scienziati e illustri genovesi si ritrovavano e, tra una disquisizione e l’altra, si cimentavano in vari esperimenti.
Alla morte dell’abate, i libri raccolti, circa 17mila, passarono al cugino Vincenzo Berio, che diede seguito anche alle disposizioni testamentarie di Carlo Giuseppe, eseguendo la volontà del cugino di lasciare la biblioteca aperta al pubblico e con particolari orari di apertura da lui stesso decisi.
Dopo varie vicissitudini e un increscioso caso di furto di 260 volumi, trafugati da un inserviente, la biblioteca venne donata al Re di Sardegna Vittorio Emanuele II che, a sua volta, la donò alla città di Genova con un passaggio di consegne avvenuto il 26 dicembre del 1823.
Il regolamento prevedeva l’apertura al pubblico dalla mattina alla sera e l’attribuzione di 5mila lire all’anno, di cui 2mila da destinare all’acquisto di libri.
La biblioteca, ancora a Palazzo del Melograno, necessitava però di nuovi spazi. Un primo trasloco la vide trovare casa nel palazzo dell’Accademia, fresco di costruzione proprio accanto al teatro Carlo Felice, sull’allora piazza San Domenico. Gli arredi del Barabino, architetto dei due edifici, si rivelarono presto inadeguati perché poco spaziosi. Lo stanziamento di denaro per l’acquisto di nuovi volumi e le importanti donazioni raccolte, infatti, fecero aumentare non di poco il numero di titoli della biblioteca.
Si stima che nel 1864 il patrimonio della biblioteca fosse attestato a 40mila volumi, che divennero 100mila sul finire del secolo.
Nel 1888 la biblioteca passò sotto la vigilanza diretta del sindaco e la dotazione economica superò le 35mila lire. Ancora, venne istituito il servizio di prestito anche se presentava regole molto stringenti.
L’accrescimento del patrimonio e l’implementazione delle funzioni della biblioteca stessa subirono una battuta d’arresto alla vigilia della Grande Guerra e durante la Seconda Guerra Mondiale. I bombardamenti sulla città del 13 novembre 1942 provocarono un incendio che danneggiò in maniera grave il patrimonio tanto che dei volumi dell’Abate Berio si salvarono solo 6mila libri.
Il trasferimento nella sede dell’ex Seminario Arcivescovile, attuale casa della biblioteca, si concretizzò tra il 1997 e il 1998: il 27 aprile del ’98 vennero aperte le porte della nuova sede e gli oltre 100mila titoli del catalogo vennero esposti sugli scaffali.
E tra quegli scaffali, ancora oggi, si avvicendano studenti in cerca della giusta concentrazione, lettori di ogni età che prendono in prestito ogni tipo di titolo e studiosi che possono consultare volumi antichissimi, custoditi con cura e risalenti proprio all’epoca dell’abate.
Tra le meraviglie che la biblioteca custodisce c’è anche l’Offiziolo Durazzo, un libro d’ore miniato risalente ai primi anni del Cinquecento, dipinto dall’artista parmense Francesco Marmitta e celebre per la sua pergamena purpurea e le scritte in oro.
Il volume venne donato alla collezione da Marcello Durazzo nel 1847.
Questo straordinario capolavoro dalla storia affascinante, sarà esposto in biblioteca proprio in occasione dei prossimi Rolli Days, dal 13 al 15 ottobre.
Ma, come detto, questo duecentesimo anno di fondazione della biblioteca civica, si porta dietro numerose iniziative che vogliono riportare l’istituzione cittadina al centro, esaltandole il ruolo di luogo di aggregazione, condivisione e partecipazione.
Dalle rubriche via social per scoprire la storia della biblioteca dei genovesi, passando per i personaggi celebri della Città della Lanterna che danno il benvenuto all’ingresso sul maxischermo, passando per giochi e pubblicazioni, le molteplici iniziative rendono l’idea di quanto sia importante per la città lo spazio dell’ex Seminario Arcivescovile, ripensato per diventare la casa di una biblioteca, voluta da un abate che ammiccava alla scienza.