E’ un bilancio drammatico quello dell’attacco a sorpresa di Hamas nei territori israeliani dove si contano oltre 700 morti e più di 2.500 feriti per quella che, oramai, è a tutti gli effetti una guerra.
Un’azione che ha colto tutti di sorpresa, arrivata all’alba di sabato in modo del tutto improvviso.
Lo racconta Fabiana Magrì, giornalista genovese di stanza a Tel Aviv.
“Un attacco mai visto prima - spiega al telefono - Non sono solo parole mie, sono dichiarazioni anche ufficiali dei portavoce dell’esercito israeliano e di testimoni, persone che purtroppo hanno esperienza di guerre in Israele”.
Magrì prosegue: “C’è stato questo attacco a sorpresa in cui vari gruppi di combattenti armati di Hamas si sono riversati in territorio ebraico da terra, sfondando in vari punti la barriera di separazione tra la striscia di Gaza e Israele; via mare, dove però sembra non siano riusciti a sbarcare anche se si vedevano le imbarcazioni nelle acque territoriali israeliane; e via cielo, in parte con il lancio di razzi, che è la classica situazione che Israele si trova ad affrontare piuttosto spesso, ma anche con uomini armati che, su parapendii a motore, hanno raggiunto le comunità più vicine alla striscia. Quindi, via terra e via cielo sono arrivati in questi moshavim, le piccole comunità ebraiche, e hanno raggiunto anche Sderot, la prima cittadina che si incontra in quella zona. Hanno tenuto persone in ostaggio fino a questa mattina, conducendo massacri a sangue freddo”.
Fatti mai visti prima, soprattutto per la crudeltà. Magrì prosegue: “Questa espressione non è mia ma di un soldato, ormai in pensione, che si è prestato volontario non appena ha capito la gravità della situazione. Ha detto che in trentacinque anni di carriera, non aveva mai visto un massacro simile a sangue freddo. Le persone sono state portate via letteralmente dai letti, dai rifugi, neonati strappati alle culle, e condotte all’interno della striscia di Gaza. Questo è l’elemento che nei primi giorni ha fatto più paura e ha lasciato senza fiato la popolazione israeliana”.
A sottolineare l’effetto sorpresa dell’attacco di Hamas, c’è stata anche la reazione ‘tardiva’ di Israele. Durante le prime riunioni con il gabinetto di sicurezza, il premier Netanyahu aveva ribadito l’urgenza di portare a compimento la Fase Uno, ossia neutralizzare i terroristi presenti, respingendoli o uccidendoli. “Questa mattina - continua la giornalista - in sei o sette comunità sul territorio israeliano si sono registrati diversi scontri. Pare che ora l’area sia stata bonificata, anche se l’esercito non esclude che ci possano essere nascosti da qualche parte ancora dei terroristi.
Le falle fisiche nella barriera di sicurezza tra i due territori sono state, laddove possibile, riparate, altrimenti sono presidiate dall’esercito”.
Un livello di aggressione come quello portato avanti da sabato non si era mai registrato ma il punto cruciale, come ha evidenziato la stessa Magrì, è la questione degli ostaggi: “Israele tiene in grandissimo conto, a differenza di Hamas, il valore delle vite umane e il valore dei corpi degli israeliani uccisi, averli dentro la striscia di Gaza vuol dire avere merce di scambio potentissima per eventuali negoziazioni. Questa mattina i media cinesi riportavano che il Qatar fosse impegnato in una trattativa di scambio tra gli ostaggi donne israeliani e le prigioniere palestinesi detenute nel carcere israeliano, notizia che Israele ha smentito. In ogni caso, in questa fase, parlare di negoziazione o di scambio di prigionieri dal punto di vista israeliano è totalmente fuori tempo, totalmente precoce. Dalle dichiarazioni del ministro della Difesa Galant, del premier Netanyahu, di tutto l’establishment della sicurezza, ora la priorità è azzerare il più possibile la presenza di Hamas nella striscia perché qualunque cosa meno di questo, lascerebbe intendere la debolezza di Israele e sarebbe percepito come un invito, per altri nemici, a fare lo stesso”.
A Tel Aviv, come nel resto del paese, c’è grande apprensione per gli sviluppi futuri dello scontro.
I voli da e per Israele sono pochissimi e chi si trova nel paese sta cercando di rientrare in Italia il prima possibile.
Per Magrì questa è un’esperienza diretta visto che era stata raggiunta meno di dieci giorni fa dalla madre: “In questi giorni trovare dei voli è difficilissimo. Mia madre sarebbe dovuta rientrare il 16 ma siamo riusciti ad anticipare la partenza al 13. Non è piacevole stare qui, magari non c’è un rischio diretto, un pericolo di vita ma l’evolversi della situazione è imprevedibile ed è molto saggio cercare di rientrare in Italia per chiunque non sia costretto a restare qua”.
La Prefettura di Genova, intanto, ha innalzato i livelli di sicurezza per quelli che sono ritenuti obiettivi sensibili.
Sono stati disposti ulteriori controlli davanti alla sinagoga di via Bertora e del tema sicurezza si parlerà nel comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.