"Oggi in Regione si è svolto l'incontro sulla vertenza ex Ilva. Oltre ai rappresentanti sindacali della Fiom Cgil e della Cgil di Genova e Liguria erano presenti le rsu di stabilimento. Al centro dell'incontro la situazione ormai insostenibile che riguarda
oltre mille operai e il futuro della siderurgia nel Paese. In fabbrica si registra un totale immobilismo sul piano degli investimenti e della produzione". Così la Fiom in una nota.
"Ad aumentare è solo la cassa integrazione che non è più sopportabile e genera, come segnalato ad Asl e Prefettura, rischi elevati per la sicurezza. Ormai dal 2020 si è in questa situazione: servono capitali e serve investire in sicurezza. La Società deve aggiustare le gru, rendere agibili e sicure le linee di produzione e acquistare materie prime.
Salute e sicurezza per i lavoratori sono a rischio e senza una inversione di tendenza netta l'acciaieria è destinata a chiudere. Il fallimento industriale e politico di questa situazione non può essere pagato dai lavoratori. Né il Governo né la Mittal danno certezze e indicazioni chiare su cosa si vuole fare della siderurgia in Italia.
Per la Fiom la siderurgia è centrale, ma se non c'è volontà politica e industriale in questo senso, e se Genova tra un anno sarà ancora in questa condizione, si dovrà riparlare dell'Accordo di Programma e dell'utilizzo delle aree, ipotesi che non può prescindere dalla continuità di reddito e occupazionale dei lavoratori ex Ilva Genova".