"Servono volontari, è una ricerca matta e disperatissima".
E' il grido d'allarme della Croce Bianca che, nel lanciare un nuovo corso in partenza il prossimo 2 ottobre, ha sottolineato il calo di organico per far fronte alla richiesta di interventi.
“La Croce Bianca sta cercando volontari - spiega Federico Ursi, coordinatore del team di comunicazione della Croce Bianca Genovese - una ricerca matta e disperatissima prendendo in prestito un’espressione".
Il corso, della durata di un mese e mezzo, si articola su due incontri a settimana, da un paio d'ore ciascuno e, come specifica Ursi, può essere frequentato dai 16 anni in su.
"C’è una parte teorica e una pratica, mai come quest’anno il nostro è un grido disperato, c’è una forte carenza di volontari, una carenza che si protrae dal periodo post pandemico e ci costringe a dover rifiutare numerose chiamate riguardanti richieste di trasporto sanitario.
Tra l’emergenza sanitaria, quindi la chiamata 118, ora 112 per essere pratici, e i trasporti sanitari quindi la dialisi e il paziente da accompagnare a effettuare una medicazione o una terapia, noi gestiamo più di 17 mila servizi all’anno.
Una ventina circa sono le urgenze sanitarie giornaliere quotidiane e una cinquantina i trasporti. Va da sé che una mole così importante di servizi e di richieste da dover soddisfare implica un’organizzazione di una certa rilevanza. Per muovere questa macchina è necessario avere tanti volontari che al momento non abbiamo.
Il problema è largamente diffuso, nelle pubbliche assistenze con numeri più ridotti il problema si fa sentire ancora di più, così come nei centri più piccoli.
Noi ci troviamo in difficoltà pur avendo più di 20 dipendenti e 20 mezzi, ma chiaramente per muovere tutti questi mezzi e soddisfare i servizi è richiesto un gran numero di persone”.
Quantificare la carenza di organico è difficile. A proposito Ursi prosegue: "Il calcolo è complesso, possiamo dire che noi siamo costretti a rifiutare più di un terzo delle richieste che ci pervengono, quindi a volte anche la cittadinanza si lamenta per così dire del fatto che non trovi un’ambulanza libera per un trasporto, per portare un anziano a fare una terapia, ma il motivo purtroppo è questo e se non siamo aiutati e supportati è molto complicato".
Al momento, fortunatamente, all'aumento dei casi di Covid non è coincisa una maggiore richiesta di servizi ma in futuro non sarà così: "Per quanto concerne l’emergenza sanitaria territoriale no, certamente ci aspetta un autunno che è fisiologicamente predisposto non tanto per il problema strettamente covid quanto per tutte le patologie correlate all’inverno e al freddo, quindi influenze e simili. Ci aspetta una stagione impegnativa e per fronteggiarla al meglio speriamo in una iniezione di nuova linfa, perché se no è davvero complicato.
Perché fare volontariato lo spiega Giorgio Migliaccio, storico della sede della pubblica assistenza: “Si fa il volontario perché si cresce come persone e come professionista, perché tanti hanno iniziato da volontari e poi hanno trovato uno sbocco lavorativo.
La prima spinta che si deve avere è quella di aiutare gli altri, è inutile girarci intorno: ci sono persone che vedono un incidente e si fermano per vedere se c’è bisogno di qualcosa e quelli che tirano dritti. Noi siamo quelli che si fermano, non perché lo decidiamo ma perché è un istinto che abbiamo e la Croce Bianca ci insegna a saper cosa fare sul momento dell’emergenza, e non solo.
Abbiamo una varietà di servizi enorme, dall’assistenza al teatro dove ti siedi e guardi uno spettacolo se nulla succede, allo stadio, a mille altri eventi. Siamo davanti alla gip che è intervenuta su terremoti e alluvioni di cui siamo tutti a conoscenza e che continuano in Italia e all’estero.
Noi offriamo questa opportunità, soprattutto ai giovani. Abbiamo bisogno anche di penne bianche, persone in pensione da poco che possano fare magari i dializzati, ma puntiamo tanto sui ragazzi perché è su di loro che noi viviamo perché noi anziani tra un po’ ci metteremo volentieri da parte e a fare dell’altro”.