Palazzi di carta immersi dentro la fontana di piazza De Ferrari: questa l’iniziativa che alcuni attivisti di Genova che osa hanno deciso di mettere in campo per simboleggiare “l'errore di costruire in aree inondabili”. Un flash mob davanti alla sede della Regione, per esprimere il proprio parere negativo sul regolamento al vaglio della commissione competente in consiglio regionale che consente nuove costruzioni in aree inondabili.
Secondo il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’assessore alla Difesa del Suolo Giacomo Giampedrone “La Liguria è matura per affrontare questo salto di qualità perché oggi abbiamo strumenti per valutare il reale rischio di inondabilità e in quale misura. Dopo otto anni di lotta al dissesto idrogeologico, di lavoro sulla resilienza del territorio e grazie all’attuazione di norme che regolano la materia è stato possibile compier passi da gigante prevenendo tanti eventi calamitosi che nel passato hanno colpito la nostra regione”.
Gli attivisti, però, non sono d'accordo: “Genova che osa chiede a consigliere e consiglieri di dare un parere negativo e unirsi alle 14mila persone che hanno firmato la petizione contro questa misura e che chiedono sia ritirata.
La settimana scorsa i consiglieri regionali erano stati inondati da più di 14mila email di persone che chiedevano loro di bocciare il regolamento” hanno spiegato gli organizzatori del flash mob in una nota condivisa.
“Le nostre richieste sono che questo regolamento non venga approvato così com’è, perché consente la costruzione in aree a rischio - spiega Giovanni Quadrelli, un attivista di Genova che osa -. Siamo in un periodo di forti cambiamenti climatici e non possiamo prevedere come si evolverà in futuro, quindi dobbiamo prestare molta attenzione. La nostra è una regione in cui il rischio di frane è molto concreto, abbiamo già avuto esperienze di alluvioni in passato, quindi bisogna prestare la massima attenzione.
Abbiamo raccolto più dei 14mila firme di persone che chiedono di non firmare questo regolamento e speriamo che in molti si uniscano a noi”.
La petizione si trova sulle pagine social di Genova che osa e sul sito web dell’associazione.