“Noi ci siamo”. Anche questa volta. Quando c’è da fare del bene, quando è per dare una mano, quando si tratta di contribuire per una giustissima causa, ecco che loro ci sono. In questo caso, il progetto si chiama ‘Oi! Fatti un’ambulanza’, è promosso dall’Associazione Ale Villa che ha il suo quartier generale a Pegli e consiste nel portare un’ambulanza pediatrica in zone di guerra.
Loro, invece, sono i Modena City Ramblers, celeberrima band dalla carriera trentennale, che sabato prossimo, dalle 21,30 in poi, si esibirà dal vivo in piazzale San Benigno, presso la Sala Chiamata del Porto, nell’appuntamento organizzato dalla stessa Ale Villa in collaborazione con Molly Malone’s Pub di Multedo, Music for Peace, Compagnia Unica, Calp (il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova) e La Resistente. La sottoscrizione d’ingresso è di venti euro comprensivi della consumazione.
Alla serata, che inizierà alle 19,30 e prevede anche stand di food & beverage, parteciperanno pure il presentatore Nicola Montese e la band genovese, molto apprezzata, SconVoltri. Tutto l’incasso, detratte le spese, andrà al progetto ‘Oi! Fatti un’ambulanza’, il grande sogno di Alessandro Villardita: far arrivare un mezzo di soccorso alle bambine e ai bambini che ne hanno più bisogno. “Noi ci siamo”, ripete Davide ‘Dudu’ Morandi, che dal 2006 è il frontman dei Modena City Ramblers, attualmente in tour per presentare il loro ultimo disco, ‘Altomare’.
Dudu, come sta andando la tournée?
“Siamo molto contenti, il nuovo disco è molto interessante e in queste tappe, compresa quella di Genova, lo suoneremo integralmente, tutti e undici i brani. Ci crediamo davvero tanto. In aggiunta, ci saranno tutte le canzoni che non possono mai mancare ai nostri concerti”.
‘Altomare’ è un disco importante, anche perché vi ha permesso di misurarvi con il pubblico ancor prima che uscisse. Infatti, è realizzato con una campagna di crowdfunding.
“È la seconda volta che portiamo avanti questo progetto e posso dire che è andata benissimo. C’è una differenza, però, rispetto a ‘Riaccolti’ del 2019: in quel caso, infatti, avevamo una distribuzione, mentre in questo abbiamo fatto tutto noi. L’aiuto dei fan è stato fondamentale, senza di loro non ci sarebbe nulla, non sarebbe partito proprio nulla. Abbiamo sia la versione digitale che il cd, che distribuiamo ai concerti e che recapitiamo a chi ci ha sostenuto. È un po’ la nostra sfida al sistema”.
In che senso?
“Dopo trent’anni vissuti in maniera incredibile, la distribuzione in autonomia era nel nostro caso una scelta anche un po’ obbligata. I gruppi come il nostro sono poco considerati dai grandi giri, per avere un briciolo di attenzione non ci rimaneva che fare tutto noi. Tra l’altro i negozi di dischi sono rimasti ormai pochissimi. Il mercato discografico è cambiato alla velocità della luce. C’è un bellissimo e piacevole ritorno del vinile, e infatti ‘Altomare’ è anche in questa versione, grazie a una società che ha creduto moltissimo in noi. Ci sono arrivate moltissime richieste”.
Che sensazioni avete dopo il crowdfunding?
“È stato in effetti un modo per metterci in gioco sulla carta, su un progetto, su una proposta. Abbiamo misurato la temperatura del nostro pubblico, ma un po’ del pubblico in generale. Ci sono le persone che ci seguono da trent’anni, ma non abbiamo un pubblico di affezionati o di soli nostalgici. Ci sono anche tantissimi giovani, che non si arrendono alla musica moderna e preferiscono ascoltare altro. Noi diamo loro quell’altro. Il tour sarà molto intenso, gireremo parecchio, siamo contenti e ci dovremo tenere bene in forma, perché ormai siamo tutti cresciuti”.
Quanto è importante il fattore fisico per un performer?
“È decisamente importante. Anche perché noi sul palco ci muoviamo parecchio e consumiamo moltissime energie. Lo show dei Modena City Ramblers non è mai uno show di tipo statico. Io ho la fortuna di fare parecchia attività fisica perché vivo in montagna, taglio l’erba, poi vado in bicicletta, gioco a pallone, cerco di darmi una mano da solo, ecco”.
E la voce? Pure quella la allena?
“No, io sono arrivato alla musica per vie traverse. Non ho una formazione tradizionale, ma sono diciotto anni che funziona così e non vedo quindi il motivo di fare diversamente. Mi affido molto all’istinto”.
L’impegno civile non manca mai, nella vostra musica e nei vostri concerti, così come non mancano i temi politici.
“Per noi è molto importante. Siamo una band schierata, non ne abbiamo mai fatto mistero. Cantiamo quello in cui crediamo e diciamo quello che pensiamo. Lo abbiamo fatto quando al Governo c’era Berlusconi, lo facciamo adesso che ci sono la Meloni e la Lega. Abbiamo sempre sentito questa responsabilità e adesso ancora di più: quella di trasmettere i valori che ci sono scritti nella nostra Costituzione, per le generazioni che verranno. Per questo vedere così tanti giovani ai nostri concerti ci fa piacere, per noi è un motivo di orgoglio, qualcosa che ci rinfranca e ci fa capire che le nuove generazioni non sono interamente disilluse, e che anzi vogliono capire e formare la loro coscienza sociale e civile più di quanto gli adulti riescano a immaginare. Lo abbiamo visto in Emilia in occasione delle tragiche alluvioni: mentre i colletti bianchi pontificavano sui giovani fannulloni, loro erano lì a spalare fango. Ecco, questa è la risposta”.
Si sente più ottimista o pessimista quindi?
“Assolutamente ottimista. Le differenze generazionali ci sono sempre state, ed è anche giusto rimarcarle. Ma sono i giovani che dovranno portare avanti tutto quanto, non dimentichiamolo. Per questo dico che bisogna imparare ad ascoltarli di più”.
Tornate a Genova, una piazza che vi ama molto.
“Anche noi la amiamo, anche se a Genova è diventato difficile fare concerti. Grazie agli amici della Ale Villa, però, tutto questo è possibile. Lo facciamo per dare una mano, le buone cause vanno sempre sostenute. Progetti come Oi! Fatti un’ambulanza’ fanno precisamente parte di quegli esempi virtuosi di cui cantiamo sul palco”.