Attualità - 31 maggio 2023, 13:00

Pillon al Festival della Parola di Chiavari, arrivano i primi forfait: Guido Harari e Giulia Cavaliere non parteciperanno

Il fotografo e la giornalista hanno deciso di non prendere parte al festival: “Non possiamo condividere il palco con chi diffonde contenuti violenti”

Pillon al Festival della Parola di Chiavari, arrivano i primi forfait: Guido Harari e Giulia Cavaliere non parteciperanno

Non possiamo accettare in alcun modo di condividere lo stesso palco con chi diffonde contenuti violenti, divisivi e omofobi che condanniamo su tutta la linea”.

Così Guido Harari e Giulia Cavaliere, invitati al Festival della Parola di Chiavari hanno annunciato via social la decisione di non prendere parte all’evento.

Il fotografo e la giornalista e critica musicale avrebbero dovuto presentare insieme il volume di Harari “Remain in Light” il prossimo 4 giugno, lo stesso giorno in cui l’ex senatore della Lega Simone Pillon sarà al festival per partecipare a un dibattito sulle tematiche LGBTQI+ insieme a Ivan Cattaneo.

Ma la presenza dell’ex senatore, che non ha mai nascosto le sue posizioni omofobe e discriminatorie, ha spinto Harari e Cavaliere a non partecipare.

Oggi - si legge via social sulla pagina Instagram di Harari - Giulia Cavaliere e io abbiamo appreso della presenza di Simone Pillon al Festival della Parola di Chiavari dove il giorno 4/06 avremmo dovuto presentare insieme il mio volume ‘Remain in Light’.

Scrivo queste righe insieme a Giulia per comunicarvi che non saremo presenti al Festival perché non possiamo accettare in alcun modo di condividere lo stesso palco con chi diffonde contenti violenti, divisivi e omofobi che condanniamo su tutta la linea”.

Ancora: “Gli organizzatori della manifestazione si giustificano parlando di un irrinunciabile confronto democratico (a che pro, poi?), non rendendosi conto che porsi nel mezzo, in casi come questi e in periodi storici come quello che viviamo, significa lasciare le porte a perte a pericolosi cortocircuiti. Le numerose e drammatiche sfide che bussano sempre più insistentemente allenaste porte esigono coesione, coscienza, empatia, rapidità di azione. E’ un tempo nuovo e sbandato quello in cui viviamo, e sarà tragicamente più breve se si decide di restarne fuori, remandogli contro. Come disse Fabrizio De André, non si può fermare il vento. Gli si potrà solo far perderete tempo. E il tempo è finito”.

La risposta di Harari e Cavaliere è solo l’ultima in ordine di tempo da quando LiguriaPride ha denunciato la presenza di Pillon sottolineando la mancanza di un contraddittorio con la comunità LGBTQI+.

Ieri Ilaria Gibelli, del direttivo Liguria Pride e avvocata di Rete Lenford, ha sottolineato come le parole di Pillon siano “da sempre, discriminatorie, omofobe e transfobiche. Continua a seminare la paura del gender senza sapere di cosa parla […] Non vogliamo censurare le persone, come ci è stato detto, adottando metodi additati come fascisti, vogliamo semplicemente dire che non accettiamo, all’interno del dibattito democratico, venga chiamata a parlare di temi così rilevanti per le nostre vite una persona che poco ne sa e riversa odio facendo una comunicazione del tutto diffamatoria e falsa”.

Non sono mancate le reazioni del mondo politico così come, sempre nella giornata di ieri, non sono tardate le parole di Massimo Poggini, direttore artistico della manifestazione: “Vorrei specificare - ha detto Poggini - che non si tratta né di un comizio né di un monologo, ma di un confronto. Tra l’altro sarà un confronto con un artista come Ivan Cattaneo che da oltre 50 anni subisce sulla propria pelle discriminazioni d’ogni genere. Io, pur essendo distante anni luce dalle idee dell’avvocato Pillon, rivendico il fatto che ognuno abbia il diritto di esprimere in modo democratico e con un contraddittorio le proprie idee, in modo che ognuno possa maturare la sua visione”.

Ma è sbagliata l’impostazione - ha risposto un utente via social commentando il post del profilo del Festival - Vi sognereste di invitare a un convegno sulla parità di genere uno che sostiene che le donne devono stare in cucina e badare ai figli, solo per avere par condicio? Non è una questione di opinioni, quando si parla di diritti”.

Isabella Rizzitano

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