Attualità - 30 maggio 2023, 14:50

Addio a Elio Domeniconi, il Dagospia ante-litteram (e sempre al profumo di pesto)

Decano del giornalismo genovese, aveva 91 anni e da circa otto viveva presso una casa di riposo. Iniziò al ‘Corriere Mercantile’, poi inventò le celeberrime riviste ‘Genova Vip’ e ‘Noi Sampdoriani’ e ‘Noi Genoani’

Addio a Elio Domeniconi, il Dagospia ante-litteram (e sempre al profumo di pesto)

A Genova era uno dei re del gossip. Una sorta di Dagospia al profumo di pesto, senza mai esagerare, ma sempre incuriosendo e divertendo un po’. Sino a che ha potuto, la sua verve l’ha mantenuta e le sue fonti pure.

Ma oggi la città lo saluta, perché Elio Domeniconi è mancato all’età di 91 anni.

Dopo aver abitato a lungo tempo a Boccadasse e aver scandagliato Genova in lungo e in largo, come cronista di bianca, di sport, ma anche di leggerezza, da qualche tempo viveva a Serravalle Scrivia accudito dalla figlia. Sapeva raccontare la moda, il costume, i protagonisti della città con piglio ironico e divertente, anche se molti non l’amavano, per quel suo modo sempre franco di dire le cose, senza reticenze e senza severe critiche, quando c’era da farle.

E così Elio Domeniconi o lo si amava o lo si odiava. Era nato nel 1932 e proprio ai tempi del liceo, il classico ‘Mazzini’ di Sampierdarena, aveva fondato il suo primo giornale: lo aveva chiamato ‘Il Semaforo’ ed era stampato con il ciclostile, come usava ai tempi. Il giornalismo era sempre stato il suo pallino, sin da quando era studente. Poi, una volta diplomatosi, era arrivato in quella che fu una palestra per moltissimi talenti (non da ultimo basti citare per tutti Maurizio Costanzo, che è mancato di recente): il ‘Corriere Mercantile’, che allora non era una cooperativa come negli ultimi tempi, aveva un editore unico e trovava sede in via Varese, accanto alla stazione Brignole.

Elio Domeniconi si occupava già allora sia di cronaca che di sport. Poi lo fece anche per ‘Il Secolo XIX’ e per ‘La Gazzetta dello Sport’. Ma le sue creature più conosciute, guidate insieme alla moglie, Etta Palmieri, erano sicuramente tre: il mensile ‘Genova Vip’, dove raccontava il bello della città e tanti gossip che erano sconosciuti ai più, e le riviste ‘Noi Sampdoriani’ e ‘Noi Genoani’ che venivano distribuite gratuitamente allo stadio ed erano un vero punto di riferimento, oltre che un passatempo prepartita, specie in quelle stagioni gloriose per il calcio sotto la Lanterna, ad esempio nella mitica stagione 1990/1991, quando la Sampdoria vinse lo scudetto e il Genoa si classificò quarto, e le due società finirono rispettivamente a giocare la stagione successiva in Coppa dei Campioni e in Coppa Uefa.

Domeniconi era stato uno dei primi a introdurre in città la free-press: ovvero la stampa libera e gratuita, che riusciva a sostentarsi da sola con il solo apporto degli inserzionisti, che su ‘Genova Vip’ e sulle riviste dello stadio erano moltissimi perché tutte e tre le testate (poi passate alla Cdm Multimedia dell’imprenditore del settore automobilistico Roberto De Martino e della moglie Caterina Venchi) avevano una vastissima diffusione. Una volta uscito da queste avventure, Domeniconi, che aveva capito con anticipo rispetto ad altri quanto l’informazione stesse passando rapidamente sul digitale, aveva fondato il portale Genova3000.it, attualmente guidato da Domenico Papalia e con un altro collaboratore e firma della ‘vecchia guardia’, Vittorio Sirianni

Genova3000 (il cui nome occhieggia alla mitica rivista di gossip ‘Novella 2000’) negli anni di Domeniconi mantenne la stessa impronta delle sue riviste: spazio al gossip in politica, ai personaggi, ai giornalisti, che visitavano costantemente la sezione ‘Media’, per vedere se per caso si parlasse di loro. Con Domeniconi se ne va un giornalismo della vecchia guardia, quel giornalismo dove si usava ancora il noi in prima persona e dove il giornalista si rivolgeva direttamente ai lettori in modo personale. Quel giornalismo della porta accanto nato per tenere compagnia e per divertire anche un po’. Quel giornalismo che bussava gentilmente alla porta, e poi erano gli stessi lettori ad andarlo a cercare, senza poterne fare più a meno. Non aveva un carattere facile, Domeniconi, ma difficilmente i giornalisti lo hanno. Quel che è certo, è che in questa città ha lasciato il segno. Amante dell’equitazione, condivideva questa passione con la figlia Monica, alla quale rivolgiamo le nostre sentite condoglianze. Le ‘nostre’ di redazione, proprio come avrebbe scritto suo papà. 

Alberto Bruzzone

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