Cinque minuti di pura emozione, immersi nella meraviglia del “Paesaggio con covoni e luna nascente” di Vincent Van Gogh.
Torna così a Palazzo Ducale il format pluripremiato, questa volta dedicato al maestro olandese.
Nell’allestimento di Arthemisia, curato da Costantino D’Orazio, l’opera, realizzata durante la permanenza di Vincent nel manicomio di Saint-Paul-de-Mausole, a Saint-Remy-de-Provence, nel luglio 1889, si fonde con gli affreschi della Cappella Dogale realizzati da Giovanni Battista Carlone.
Una sorta di pala d’altare, complice anche la posizione, che immerge l’osservatore in una intimità unica, dalla forte capacità evocativa.
Proprio D’Orazio spiega: “Il dipinto arriva dalla collezione del Kröller-Müller Museum di Otterlo, già esposto a Roma nella mostra dedicata a Vincent Van Gogh che ha superato qualsiasi record di visitatori. Da Palazzo Bonaparte di Roma arriva a Genova l’opera Paesaggio con covoni e luna nascente che è una delle ultime tele dipinte da Van Gogh nella sua breve vita e brevissima carriera. L’ha dipinta quando si trovava ricoverato all’interno dell’ospedale psichiatrico a Saint Remy dove aveva a disposizione una stanza nel quale poter dipingere tra un trattamento medico e l’altro.
Da questa stanza poteva avere una sola visuale dall’unica finestra, quella di un paesaggio coltivato a grano che ha dipinto diverse volte in diversi momenti della giornata e in diversi momenti dell’anno.
Questo è il momento estivo, quello della raccolta, quando i covoni sono stati accumulati sul campo e nelle visione di Van Gogh assumono la stessa forma delle montagne.
E’ straordinario come Van Gogh riesca, ancora prima che si parli di paesaggio e tempo fluido, a pensare un paesaggio in cui tutto risponde a un movimento continuo che è quello delle sue pennellate. Quando Van Gogh dipinge è molto presente a sé stesso, è molto concentrato e non è un caso che questo quadro sia una perfetta evoluzione di quello che erano i paesaggi impressionisti in cui non c’è più la necessità di dipingere il dettaglio, il particolare, ma l’intera visione corrisponde a un solo sguardo in questa luce del tramonto che lui coglie in cui la luna si fa arancione, quasi a metà tra il sole che sta calando e la luna che sorge nel cielo”.
Una contrapposizione quella tra il nero dello sfondo e la luce del quadro, capace di suscitare forti emozioni, come testimoniano le parole di Beppe Costa, presidente della Fondazione Palazzo Ducale: “Cinque minuti di pura adrenalina ed emozione perché se uno si mette seduto a vedere l’opera da solo, al massimo con la famiglia, prova emozione pura, è quello che ho vissuto anche io nel vederlo”.
Tre i modi suggeriti per vedere l’opera, che si potrà ammirare da soli o in piccoli gruppi di conoscenti per cinque minuti. Si potrà scegliere se rimanere in silenzio, ma si potrà decidere di ascoltare una selezione della Gog o, ancora, le parole che Vincent ha indirizzato a Theo nelle sue lettere.
Sarà direttamente il visitatore a farlo, tramite il pannello interattivo che permette di decidere come personalizzare la propria esperienza.
Un ritorno, dunque, con l’auspicio che vengano ripercorsi i successi di Monet e delle Ninfee.
“Speriamo di offrire qualcosa in più al visitatore che arriva - aggiunge la direttrice di Palazzo Ducale Serena Bertolucci - Chi viene a Palazzo Ducale in questo momento può avere due esperienze diverse: una è la mostra omnicomprensiva, l’altra è il quadro singolo.
Speriamo sia un contributo per la fruizione e l’accessibilità. Siamo stati pluripremiati con le Ninfee e siamo molto confortati che la cosa funzionerà e speriamo che diventi sempre più apprezzato.
Questo quadro è stato scelto perché inquadra un preciso momento della vita del pittore, che era quello che interessava poi a me e a chi deve raccontare. In questo momento Van Gogh è in manicomio e vede quella vista tutti i giorni della sua permanenza e la vede attraverso le sbarre. Tra un pochino il plus sarà avere una mascherina che riprenderà il motivo delle sbarre e si aggiungerà un particolare in più. Adesso c’è lo stato dell’artista e il contrasto con ciò che vede fuori, il nero e il colore, in più ci sarà anche questa frapposizione che ci darà un ulteriore dato per comprendere quel momento”.
Un momento dunque per riappropriarsi del tempo e dell’opera, non più mediata ma che diventa invece meditata, pensata per far riflettere ed emozionare i visitatori e le visitatrici che si lasceranno condurre nell’esperienza.
Una visione personale, isolata e potente, che non ferma l’attenzione in un rapido sguardo ma permette di muoversi tra le pennellate, nella componente materica del pittore olandese, per ricercare quei dettagli che si rivelano solo con calma.
La mostra resterà visibile al pubblico da oggi al 10 settembre.
Informazioni e prenotazioni
T. +39 010 8171600 www.palazzoducale.genova.it www.arthemisia.it
Biglietti Intero € 8,00
Ridotto € 7,00
Il Kröller-Müller Museum di Otterlo
In vita, Helene Kröller-Müller volle affidare all’arte il compito di traghettare la società verso il futuro, espandendo il mondo delle opere oltre il concetto del bello.
Desiderando ardentemente appagare l’intima e profonda esigenza di lasciare un segno del proprio passaggio sulla terra, Helene comprese il valore del contributo che sia lei che l’arte potevano dare.
Infatti, tra il 1907 e il 1938 mise insieme una raccolta senza eguali in Europa, che comprendeva dipinti di Picasso, Gris, Mondrian, Signac, Seurat, Redon, Cranach, Gauguin, Renoir e Latour.
Ma fu colei che, prima di ogni altro, seppe apprezzare l’opera di Van Gogh, a cui si sentì legata riconoscendo nella sua arte la sua stessa spiritualità personale e non dogmatica.
Riconoscendo nel pittore olandese lo stesso tormento che la pervadeva, Helene comprese il senso di modernità rivoluzionario nella violenta trascrizione della realtà contenuta nelle opere di Vincent. La ricerca di assoluto di Van Gogh la disorientava e affascinava; percepiva nei dipinti la stessa inquietudine che sente nella sua anima, che trova consolazione e pace grazie al valore terapeutico della pittura, la porta verso un universo altro.
È il 1908 quando acquista il primo dipinto di Van Gogh, poi altri tre nei mesi seguenti e poi altri e altri ancora fino a costituire la collezione di opere del pittore olandese più importante al mondo, seconda solo al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Helene Kröller-Müller espose i quadri di Van Gogh in Europa e negli Stati Uniti incrementando, così, non solo la fama dell’artista ma anche quella della propria collezione, gettando le basi per convincere lo stato olandese a partecipare alla costruzione del museo. Lavori che iniziarono nel 1937 e che videro, un anno dopo, l’apertura al pubblico del Museo con Helene nel ruolo di direttrice.