Politica - 19 aprile 2023, 18:35

Peste suina, spauracchio lockdown. Boschi per tutti: "Pronti a contrastare con ogni mezzo"

L'annuncio di un nuovo lockdown dei boschi per la peste suina ha portato alla reazione del coordinamento popolare "Boschi per tutti", pronto a contrastare la decisione

Peste suina, spauracchio lockdown. Boschi per tutti: "Pronti a contrastare con ogni mezzo"

Sta provocando numerose reazioni l'ipotesi di un nuovo lockdown dei boschi per il diffondersi della peste suina.

l neo commissario per l'emergenza Vincenzo Caputo potrebbe revocare la proroga alle disposizioni emanate dal suo predecessore Andrea Costa e firmare una nuova ordinanza che imporrebbe un nuovo lockdown dei boschi dopo quello dello scorso anno. 

La firma è attesa nelle prossime ore e riguarderebbe il divieto di frequentare i boschi in 153 comuni: 98 comuni in provincia di Alessandria, 6 comuni dell'astigiano, 37 a Genova, 10 a Savona e 2 nel piacentino. Se confermati questi numeri l'ordinanza sarebbe quindi più estesa rispetto a quella dello scorso anno che aveva interessato 114 comuni. 

Tra i primi a dirsi contrari alla decisione c'è anche il coordinamento popolare "Boschi per tutti" che, in una lettera aperta, spiega le ragioni del suo no ai divieti: "Apprendiamo oggi dalla stampa che è attesa nel giro di qualche ora la decisione del neo commissario Caputo che, dopo le sibilline dichiarazioni delle scorse settimane, potrebbe ora revocare la proroga alle disposizioni del suo predecessore Costa e firmare una nuova ordinanza che imporrebbe un nuovo lockdown dei boschi dopo quello dello scorso anno, questa volta coinvolgendo ben 153 comuni di cui 37 in provincia di Genova. 

Un breve riassunto delle puntate precedenti: era il gennaio 2022 quando i ministri Speranza e Patuanelli dell'allora governo Draghi emanarono un DL, poi convertito in legge a marzo 2022, per disciplinare nuove misure di contenimento e eradicazione della peste suina dopo il ritrovamento di alcune carcasse di cinghiali affette da questa malattia nelle aree montane al confine tra Piemonte e Liguria. Una sindrome nota da tempo che non si trasmette né all’uomo né ad altri animali di allevamento. Le misure furono giustificate dalla presunta possibilità che la presenza di cinghiali affetti da peste suina nell’appennino ligure-piemontese avrebbe potuto minacciare gli allevamenti intensivi della pianura emiliana.

Dopo aver quindi disposto con tali misure la TOTALE INTERDIZIONE DI BOSCHI E SENTIERI dei comuni coinvolti, tra cui il comune di Genova, con l'improbabile scusa che le persone che camminavano nei sentieri potessero attraverso le scarpe portare il virus negli allevamenti della pianura padana, venne addirittura disposto l’abbattimento dei suini sani negli allevamenti delle valli alessandrine e genovesi, un colpo durissimo alle piccole attività già provate dai due anni precedenti.

Proprio in Liguria, a Genova, si formò in pochissimo tempo un coordinamento di cittadini, associazioni, professionisti e imprese che immediatamente si attivò per scongiurare questi provvedimenti e restituire a tutti i cittadini la possibilità di fruire di boschi e sentieri.

La reazione dei cittadini e dei settori economici coinvolti portò a raggiungere un compromesso grazie al quale furono riaperti i sentieri con l’istituzione di un “protocollo sanitario” per i fruitori (disinfezione di attrezzature e scarpe) e la persistenza di alcuni divieti come quelli di pesca e balneazione nelle aree fluviali. 

Protocollo tuttora in vigore insieme alla cosiddetta "emergenza peste suina", che un’ordinanza del Commissario Straordinario, con il beneplacito dell'attuale governo Meloni, ha prorogato di ulteriori tre mesi il 27 dicembre 2022. Nel frattempo, veniva inoltre approntata la costruzione di una faraonica recinzione in Piemonte, che avrebbe dovuto contenere i cinghiali nella zona rossa salvaguardando gli allevamenti padani. Un ecomostro costoso e giudicato da tutti di scarsa efficacia, che ha deturpato il paesaggio della collina e della montagna piemontese, senza riuscire minimante a limitare i movimenti dei cinghiali. Ciò nonostante, le “zone rosse” si sono estese nel corso dei mesi anche in diversi comuni dell’Italia Centrale (Umbria, Lazio, Toscana) arrivando persino all'autorizzazione, da parte del governo Meloni, ad abbattere i cinghiali nelle aree urbane.

Ed eccoci così arrivati all'oggi, dopo un mese di campagna mediatica sulla stampa di Piemonte e Liguria che ha ripreso ad informarci quotidiamente dei ritrovamenti di carcasse, con l'annuncio di un possibile nuovo lockdown. 

Non solo quindi non sono stati quindi sufficienti i lockdown dello scorso anno, i protocolli sanitari, gli abbattimenti, la caccia urbana, le costose recinzioni: a distanza di un anno abbiamo la conferma che si sia trattato di misure INUTILMENTE RESTRITTIVE, TOTALMENTE INEFFICACI nonché un vergognoso SPRECO DI DENARO PUBBLICO.

Dopo un anno di prese in giro, vogliamo che la nostra posizione come Comitato sia chiara: non abbiamo intenzione di tollerare ALCUNA ULTERIORE RESTRIZIONE ALLE NOSTRE LIBERTÀ E AI NOSTRI DIRITTI. 

La peste suina NON È un problema della collettività, ma è un problema di una lobby economica, che deve necessariamente trovare il modo di risolverlo senza più ledere i diritti di tutti i cittadini.

Lo Stato NON PUÒ anteporre gli interessi di questa lobby ai diritti di tutti, comprimendo ancora una volta il diritto di muoversi e di fruire della natura, fondamentale per la salute umana. 

Ci rivolgiamo in particolare al Comune di Genova, alla Regione Liguria e a tutte le forze politiche del territorio dalle quali, come cittadini, ci aspettiamo di essere tutelati. Alla società civile tutta, alle associazioni, alle imprese locali e naturalmente a TUTTI I COMUNI INTERESSATI DALLE RESTRIZIONI rivolgiamo l'invito ad unirsi a noi: siamo pronti a mettere in campo QUALUNQUE AZIONE LEGALE utile a scongiurare l'ipotesi di un nuovo lockdown dei boschi.

BOSCHI PER TUTTI - Coordinamento popolare".

Redazione


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