Il Ministero dell’Ambiente rispedisce indietro al mittente il progetto del nuovo casello autostradale di Genova Pegli, spiegando che la realizzazione di una galleria al di sotto delle aree dei depositi chimici di Carmagnani necessita di ulteriori verifiche e pone importanti questioni dal punto di vista ambientale.
Primo stop, quindi, per un progetto altamente impattante e sul quale la cittadinanza si è già espressa in maniera molto contraria, anche perché il transito del nuovo svincolo andrebbe a distruggere i Giardini John Lennon, che sono l’unico punto di raduno e di socialità del quartiere di Multedo. Non solo: oltre a questa osservazione da parte dei cittadini, ora c’è il punto di vista ufficiale del Ministero, che chiede maggiori dettagli sulla galleria al di sotto di un’azienda a rischio di incidente rilevante, in un sottosuolo dove passano anche un oleodotto, in utilizzo, e due corsi d’acqua, entrambi tombati.
Viene da dire che questo stop è tanto scontato quanto annunciato: succede quando un progetto, nella fattispecie questo di Autostrade, viene imposto alla cittadinanza senza alcuna condivisione con essa. Bastava forse confrontarsi con i cittadini, per capire quanto siano fondamentali i Giardini John Lennon e quanto sia critica la situazione sotto a Carmagnani, azienda che da anni attende di essere delocalizzata insieme a Superba.
I multedesi, a cominciare dall’Associazione Comitato di Quartiere di Multedo che li rappresenta, hanno manifestato la loro contrarietà sia al Municipio VII Ponente, in un incontro con il presidente, Guido Barbazza, sia al sindaco di Genova, Marco Bucci, che ha rilevato chiaramente come sia necessario “migliorare il progetto”, esattamente come dichiarato in aula dall’assessore comunale alla Mobilità, Matteo Campora.
Migliorato: va migliorato sia per Palazzo Tursi sia per il Ministero dell’Ambiente. E quindi i multedesi non erano disfattisti, non erano per il no a prescindere. Semplicemente avevano ragione.
Nella ricca documentazione allegata (e consultabile sul sito del Ministero), si spiega che “si ritiene di non poter escludere possibili impatti ambientali significativi derivanti dall’interazione dell’opere in progetto con i siti contaminati ‘Carmagnani’ ed ‘Ex deposito Agip’. Al momento la documentazione fornita non consente di valutare: le interferenze dell’intervento con il modello concettuale presentato dalla società Attilio Carmagnani AC Spa; se la costruzione del tunnel pregiudicherà l’efficacia della Messa in sicurezza operativa approvata dal Comune di Genova; le eventuali interferenze con la funzionalità dei piezometri appartenenti alla rete di monitoraggio. Inoltre non sono state previste nella progettazione misure/precauzioni da mettere in atto per non aumentare i livelli di inquinamento delle matrici ambientali interessate e, in particolare, delle acque sotterranee e non sono indicati i quantitativi di terre e rocce da scavo che verrà scavato in aree oggetto di procedimenti di bonifica e come verranno gestite”.
Inoltre, secondo il Ministero, “la documentazione prodotta non contiene dettagli sufficienti ad analizzare l’interferenza tra l’opera e la fascia di inedificabilità del corso d’acqua, non essendo state elaborate rappresentazioni delle sezioni ove l’opera più si avvicina alla tombinatura del rio” e, relativamente al rumore, “dalla relazione di impatto acustico emergono situazioni di superamento che non rientreranno nei limiti normativi. Si ritiene pertanto che la valutazione debba essere approfondita, con particolare riferimento alla nuova rotatoria di innesto sulla SS1 e che lo studio debba valutare delle soluzioni laddove le mitigazioni non siano realizzabili o dove gli impatti nei confronti dei recettori non risultino completamente mitigati”.
In conclusione: “Autostrade non chiarisce la piena compatibilità della soluzione progettuale proposta con gli strumenti di pianificazione urbanistica, con le fasce di protezione richieste dalla presenza di un insediamento a rischio d’incidente rilevante e con l’interferenza di siti oggetto di interventi di messa in sicurezza per inquinamento di suolo e acque sotterranee. Il proponente non definisce in modo completo la compatibilità dell’opera sia con le fasce di inedificabilità pertinente i corsi d’acqua interessati, sia con le aree suscettibili di allagamento per eventi di piena. E il Piano di Monitoraggio Ambientale citato nella documentazione presentata non contiene indicazioni complete sulle componenti ambientali, i punti e le frequenze di misura atte a definire nelle fasi ante operam, di cantiere e post operam le caratteristiche delle varie matrici ambientali potenzialmente interessate dalle opere in progetto”.
Tutto da rifare, insomma. Un progetto nato male rischia di finire peggio. Sarebbe bastato un po’ di sforzo in più, per far risparmiare tanto tempo a tutti. Altro che progetto migliorativo per il quartiere. Chi lo ha sostenuto, anche pubblicamente, vada a leggersi la documentazione del Ministero.