Continuano le disavventure nella scuola italiana afflitta da una selvaggia politica dei tagli.
In questi giorni a farne le spese è l’Istituto Comprensivo di Sestri Ponente e, nello specifico, la scuola materna: a fronte di una richiesta di 33 bambine e bambini dellaScuola dell’Infanzia R. Pezzani (26 nuove iscrizioni, 7 iscrizioni fuori termine che possono essere accolte con, inoltre, 40 già iscritti), continua la politica dei tagli da parte della Direzione Regionale Scolastica della Liguria.
Quando il Ministero dell’Istruzione parla di decremento e buco demografico si sente autorizzato a tagliare le classi ma quando ci sono famiglie, come a Sestri Ponente, che fanno richiesta di iscrizione le classi non aumentano. In maniera indiretta si invita così queste famiglie a rivolgersi a istituti privati.
Questo taglio di classi si evidenzia in tutta la regione e non può essere giustificato da un decremento demografico ma si tratta della politica che rinuncia alla scuola pubblica, radicata sul territorio, che preferisce delegare compito e funzioni a istituti privati.
Altrettanto complessa la situazione nella Scuola dell’Infanzia Villa Parodi dove il prossimo anno rimarrebbero fuori 40 bambine e bambini con inevitabili accorpamenti e“classi pollaio” difficilmente gestibili. Così facendo non si garantiscono i normali processi educativi e formativi e in caso di disabilità aumentano le difficoltà per i bambini e le bambine interessate e per gli operatori scolastici.
Per questi motivi oggi in Consiglio Regionale ho presentato un’interrogazione all’Assessore competente e un ordine del giorno firmato poi da tutti i capigruppo in aula e votato all’unanimità.
Nel documento si chiede alla Giunta e al Presidente Giovanni Toti di attivarsi nei confronti della Direzione Regionale Scolastica della Liguria affinché si possano aumentare le classi in relazione al bisogno che emerge dal territorio. In un quartiere come quello di Sestri Ponente, con tutti i suoi disagi sociali ed economici, non solo non è giusto ma è impossibile non garantire posti nella scuola materna pubblica costringendo così le famiglie a pagare rette particolarmente elevate.