“Via del Campo c’è una graziosa, gli occhi grandi color di foglia. Tutta notte sta sulla soglia, vende a tutti la stessa rosa”.
Inizia così Via del Campo, una tra le più famose canzoni di Fabrizio De André musicata da un altro grande nome della musica italiana, Enzo Jannacci.
Un brano del 1967 che raccontava l’antico “smalto” della strada: prostitute che esercitavano il mestiere in case chiuse o in fondi, mentre contrabbandieri concludevano i loro affari all’ombra dei palazzi che furono delle famiglie “nobili” genovesi.
Ma non è sempre stato così e via del Campo, agli occhi dei viaggiatori dell’Ottocento, era una “bella strada del Campo, dalla piazza della Darsena in rettilinea da ponente a levante fra duplice fila di vasti e ricchi palazzi” che era stata inclusa nel tessuto urbano soltanto dopo la costruzione delle mura del Barbarossa, del 1155.
Via del Campo, sin dall’epoca romana, era il tratto di quella importante via di comunicazione che, partendo da piazza San Giorgio, muoveva verso ponente.
Una strada che per secoli fu caratterizzata dalla poca urbanizzazione e che, come ricorda il nome, era circondata da campi coltivati e orti che appartenevano alla diocesi di San Siro, prima cattedrale di Genova.
Fu proprio con la costruzione delle nuova mura, terminate nel 1159, che la Porta dei Vacca divenne l’ingresso alla città e al suo centro abitato e che, ancora oggi, indica l’inizio di via del Campo da ponente.
I palazzi delle famiglie genovesi come Lomellini, Durazzo, Ivrea, costeggiano ancora oggi la strada e, per il loro prestigio, sono diventati parte del sistema dei Rolli.
Qui, tra quello che rimane della torre Piccamiglio e la Colonna Infame che ancora ricorda la congiura di Giulio Cesare Vacchero, per gli amanti della musica e dei cantautori della scuola genovese si trovava un luogo che è una vera e propria “meta di pellegrinaggio”.
Si tratta nel negozio di strumenti musicali che fu di Gianni Tassio e dove anche Faber, grande amico di Tassio, acquistava i suoi strumenti musicali.
Le note delle composizioni di De André, provenienti dal negozio, si diffondevano per strada mentre le copertine originali dei dischi del cantautore invitavano a entrare nel negozio frequentato dal cantautore.
Oggi il negozio di Gianni Tassio, mancato nel 2004, è diventato il museo multimediale “via del Campo 29 rosso” e al suo interno si può ancora ammirare la chitarra Esteve appartenuta a De André.
La chitarra ha una storia particolare, la famiglia De André scelse di metterla all’asta per raccogliere fondi a favore di Emergency. Ad acquistarla fu proprio Tassio a cui si unì l’intera città. Venne raccolta la straordinaria cifra di 168milioni e 500mila lire che finanziarono la costruzione dell’ospedale in Sierra Leone intitolato proprio a Fabrizio de Andre all’interno del quale c’è una corsia che si chiama via del Campo.