Sanità - 01 aprile 2023, 07:00

Dominanza estrogenica…un “nemico” da non sottovalutare!

I consigli di Nutrigenomica di Simona Oberto

Dominanza estrogenica…un “nemico” da non sottovalutare!

Oggi facciamo la conoscenza con alcuni ormoni sessuali, tra i maggiori protagonisti del nostro equilibrio psicofisico: gli estrogeni. Insieme al progesterone, sono i principali ormoni femminili e promuovono le caratteristiche sessuali secondarie della donna. Sono presenti in concentrazione minime anche nell’uomo in quanto il percorso biochimico che porta alla loro sintesi si avvale di passaggi intermedi rappresentati da ormoni maschili quali l’androstenedione e il testosterone. Gli estrogeni svolgono un ruolo importantissimo nell’omeostasi del nostro organismo, ma un loro eccesso, nel tempo, può risultare dannoso e portare a una sindrome, molto spesso, sottovalutata o non precocemente diagnosticata: la dominanza estrogenica.

Questa è una alterazione patologica che è spesso associata a un disturbo prettamente femminile, ma in realtà anche gli uomini ne soffrono a causa della sovraesposizione ai composti simil estrogenici (xeno-estrogeni). La dominanza estrogenica può causare sintomi come: fatica mentale, problemi di memoria, incapacità di concentrazione, sbalzi d’umore, irritabilità, ipersensibilità, insonnia, stanchezza fisica, depressione, obesità, perdita di tessuto osseo, mal di schiena, mal di testa, ipercolesterolemia. Ma anche: perdita di libido, incapacità di ottenere e / o mantenere un’erezione, basso numero di spermatozoi, sterilità, difficoltà a raggiungere l’orgasmo e ginecomastia.

Gli estrogeni endogeni sono prodotti prettamente nelle ovaie e, in minima parte, nell'organismo maschile, nei testicoli, ma anche nelle ghiandole surrenali, nel fegato e nel tessuto adiposo (grasso addominale), attraverso l’enzima aromatasi. Gli estrogeni esogeni possono appartenere al mondo vegetale (fitoestrogeni) o essere di natura chimica (xenoestrogeni), ovvero molecole che si comportano da interferenti endocrini mimandone l’azione (si legano ai recettori con effetto inibitorio e/o stimolatorio e/o disturbante).

Questi ultimi sono molecole che provengono dall’ambiente, dal cibo, dall’acqua, dalle materie plastiche e da prodotti usati per la cura della persona. Sono pericolosi perché un loro eccessivo stoccaggio all’interno dell’organismo, aumenta la suscettibilità a patologie anche gravi come quelle autoimmuni. In generale, la dominanza estrogenica può dipendere da diverse concause: un'eccessiva esposizione a sostanze estrogeniche esogene; una loro alterata metabolizzazione epatica; una carenza endogena di progesterone/testosterone. Ma anche squilibri ormonali digestivi (insulina, glucagone, grelina, leptina) possono portare a un'alterazione dell'equilibrio degli ormoni sessuali. E che dire dello stress? Forse è uno dei maggiori imputati di questa alterazione ormonale, in quanto aumenta il livello del cortisolo.

Questo famoso ormone dello stress inibisce ed entra in competizione con il progesterone perché riduce i livelli di DHEA, precursore del progesterone, favorendo quindi lo sbilanciamento a favore degli estrogeni. Il DHEA è anche precursore del testosterone. A causa dello stress, sempre più spesso, negli uomini l'eccesso di estrogeni interferisce con il testosterone di produzione endogena. Questo spiega l'aumentata incidenza di anomalie genitali, di infertilità, del calo del desiderio che potrebbe essere riassunto sotto il nome di “menopausa maschile” i cui sintomi comprendono stanchezza, riduzione delle prestazioni sessuali, redistribuzione e aumento del peso a livello addominale e sviluppo anomalo del tessuto mammario (ginecomastia).

Una dominanza estrogenica o un mancato smaltimento dei loro metaboliti intermedi può causare sintomi invalidanti e aumentare il rischio di forme tumorali sensibili agli ormoni (seno, endometrio, ovaio, prostata), di endometriosi, di PCOS, di infertilità, di grasso addominale, di steatosi epatica, di calo della libido. Dovete sapere che gli estrogeni sono metabolizzati nel fegato in prodotti intermedi reattivi, resi poi solubili per essere eliminati attraverso urine e feci. E’ fondamentale avere un efficiente sistema di metabolizzazione ed eliminazione degli estrogeni, in quanto ogni giorno vengono prodotti e, per mantenere un buon equilibrio ormonale, è necessario che il loro smaltimento avvenga correttamente. Importantissima è la corretta funzionalità epatica dal momento che gli estrogeni vengono metabolizzati a livello epatico e quindi ogni fattore che ne può alterare la funzionalità (alcol, farmaci, carenze di vitamine e aminoacidi, iperglicemia), può causare un innalzamento degli estrogeni.

Ma come avviene il processo di metabolizzazione degli estrogeni a livello epatico? In sintesi e semplificando, possiamo parlare di tre fasi.

Fase 1: gli estrogeni vengono rimossi dal circolo e arrivano al fegato dove sono idrossilati attraverso tre vie possibili, grazie ai citocromi; in particolare il citocromo P450.

Fase 2: i metaboliti idrossilati devono essere resi solubili ed “innocui” attraverso un processo di metilazione mediato da un enzima specifico.

Fase 3: i metaboliti resi solubili devono essere legati a proteine di trasporto per uscire dalle cellule ed essere escreti con la bile attraverso i movimenti intestinali. In questa terza fase gioca un ruolo cruciale il Microbiota che, mediante un enzima beta-glucuronidasi, è in grado di “spacchettare” gli estrogeni e renderli disponibili per il riassorbimento (ciclo entero-epatico).

Perché le tre fasi funzionino bene, il fegato deve essere “sano”, se malato o iperstressato da sovraccarichi alimentari e di smaltimento di tossine e di sostanze chimiche xenobiotiche, allora possono verificarsi degli intoppi, a discapito della nostra salute. Chi è in disbiosi intestinale, in epatopatia e in alterazione del quadro lipidico e glucidico, non è sicuramente agevolato nello svolgimento corretto di tutte e tre le fasi. Questo comporta un rilascio nel sangue di pericolosi metaboliti intermedi degli estrogeni che conducono a una dominanza estrogenica o ad altre alterazione metaboliche. Tenete conto che si può verificare la cosiddetta “predominanza estrogenica” anche senza una evidente corrispondenza di valori alti di estrogeni in assoluto, ma in realtà basta un aumentato rapporto estrogeni-progesterone, dovuto principalmente al calo del progesterone o del testosterone.

Allora, fate attenzione alla salute del vostro fegato e dell’intestino perché, come vi ho detto, i livelli di estrogeni sono regolati dal metabolismo epatico e dal Microbiota intestinale. Lo stato nutrizionale, le scelte alimentari, la salute del fegato e dell’intestino, lo stress sono fattori che influiscono sul metabolismo degli estrogeni, così come alcuni polimorfismi genetici coinvolti nei processi di metilazione. Moltissimi studi scientifici confermano che un eccesso di estrogeni sintetici favorisce: cancro al seno, utero, ovaio e prostata, ovvero quei tipi di tumori sensibili agli ormoni. Ma quali sono le possibili cause di estrogeno dominanza? Plastica e BPA (bisfenolo A) sono tra le sostanze maggiormente implicate come disregolatori endocrini.

Purtroppo, la plastica è usata dappertutto. Inoltre, l’esposizione della plastica al calore, a sostanze acide e grasse, aumenta il rilascio di molecole tossiche. Il cibo: in particolare carne e latticini di allevamento intensivo. Molte volte, gli animali vengono alimentati con mangimi che contengono ormoni che poi ritroviamo nelle carni e nei derivati animali. Pesticidi, erbicidi e fungicidi usati nell’agricoltura intensiva possono residuare negli alimenti, essi si comportano come disregolatori endocrini.

Eccessivo consumo di caffè: un suo abuso aumenta i livelli di estrogeni e induce carenze nutrizionali quali vitamina C, vitamine del gruppo B, magnesio, cofattori importanti nel metabolismo epatico degli estrogeni. Alterato controllo glicemico: il consumo di zuccheri e farine raffinate aumenta la glicemia, e ne causa oscillazioni brusche, ne consegue un aumento di insulina e cortisolo, condizioni che favoriscono l’aumento di estrogeni. L’acqua che viene utilizzata per irrigare le coltivazioni può essere inquinata con sostanze di sintesi chimica industriale che hanno una azione di disregolazione ormonale. Disbiosi intestinale, SIBO, alterazioni del Microbiota, tutte patologie in cui è alterata l’azione dell’enzima beta glucuronidasi che è in grado di regolare la concentrazione di estrogeni e la loro attività.

Metalli pesanti come cadmio, piombo e mercurio. Prodotti per la cura della persona, in particolare creme o lozioni per la pelle: contengono ftalati, parabeni, tutte molecole disregolatrici endocrine (imparate a leggere gli ingredienti). Ricordatevi che i prodotti applicati sulla pelle possono essere ancora più pericolosi del cibo che mangiamo; un intestino sano funge da barriera selettiva e ci protegge dalle tossine, mentre le sostanze applicate sulla pelle entrano direttamente in circolo. Abuso di alcool: aumenta gli estrogeni ed il cortisolo, inoltre “avvelena” il fegato, organo indispensabile al metabolismo degli estrogeni. Insomma, sono molte le concause che possono contribuire alla genesi di questa subdola alterazione ormonale, soprattutto in soggetti geneticamente predisposti, ma, come ripeto sempre, un buon stile di vita e la conoscenza dei reali strumenti di salute ci danno la possibilità di ridurne al massimo l’incidenza negativa.

Redazione

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