Oltre 600 persone si sono ritrovate oggi pomeriggio in largo Pertini per sostenere le famiglie Arcobaleno durante il presidio contro la decisione del governo di non riconoscere la validità delle famiglie omogenitoriali.
Recita il comunicato: “Un periodo nero per la nostra comunità: il ministero dell’Interno ha chiesto che i sindaci smettano di trascrivere i certificati di nascita di figliə natə all’estero con la gestazione per altri.️ La commissione del Senato alle politiche europee ha poi espresso un parere negativo sulla proposta del regolamento europeo di uniformare le procedure di riconoscimento dellə figliə in tutti gli stati dell’Unione.
La ministra Roccella ha dato ennesima prova della sua inadeguatezza definendo la GPA 'utero in affitto' e 'mercato dei bambini'. Rampelli, di FdI, ha descritto le famiglie arcobaleno come 'due persone dello stesso sesso che spacciano per figli bambini avuti fuori dai confini nazionali'.
Tutti chiari segnali degli obiettivi del governo: ostacolare ancora più di prima i diritti delle famiglie arcobaleno e della comunità LGBTQIA+.”
Negli interventi al megafono trapela l'incredulità, la rabbia, ma anche la volontà di difendere i diritti acquisiti: “Davvero stiamo assistendo a una pagina così indecorosa, davvero stiamo in uno stato che con superficialità e arroganza che mette a rischio la serenità e il benessere dei suoi figli e figlie... i nostri bambini sono il nostro futuro, pretendiamo rispetto e tutela, non esistono figli e figliastri”.
Le persone che si avvicendano a parlare evidenziano l'ingenuità del governo che cerca di negare la realtà di una società già diversa da un'immagine cristallizzata: “Il nostro governo non solo decide di non riconoscerle, ma vuole imporre un modello di famiglia unico, senza prendere in considerazione che la realtà del paese comprende una grande varietà di famiglie di colori e di affetti diversi – e commentano amaramente come il governo preferisca attaccare le famiglie arcobaleno che affrontare i problemi reali del Paese – Si perché in questi giorni stiamo assistendo all'assurdo, un governo che invece di occuparsi di economia, lavoro, sanità e scuole cosa fa? Si scaglia ferocemente contro le nostre famiglie, ledendo così i diritti di tantissime bambine e bambini. Il vostro dovere, caro governo è tutelare tutti i cittadini, indipendentemente da razza orientamento sessuale e dalla composizione famigliare. Io sono padre perché hai figli do amore, cura serenità, non per il mio patrimonio genetico, ma perché li ho desiderati, cresciuti, amati”.
Forte la raccomandazione a lottare uniti, non per i privilegi di pochi, ma per i diritti di tutti: “La cosa bella è vedere che accanto alle nostre famiglie c'é tanta società civile, anche esterna alla comunità lgbtq, continuiamo a essere uniti perché i diritti sono per tutti”.
“Non stiamo parlando di qualcosa che non esiste,. Parliamo di persone in carne e ossa, di bambini e bambine che sono figli di questo Paese. Una delle cose che è completamente fuori dal dibattito che il governo cerca di imporre, è il fatto che le prime vittime non sono i genitori ma i bambini, nel momento in cui non riconosciamo il diritto degli adulti che crescono quel bambino, noi facciamo un danno ai bambini a loro togliamo tutele. Un'operazione indegna nei confronti di quei comuni, pochi tra l'altro che hanno fatto la scelta di riconoscere le famiglie omogenitoriali” Tuona Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay.
“Il problema è culturale, anche la ministra non ne fa mistero. Dice: il nostro modello di famiglia è fatto da uomo e donna. È questo il problema, riconoscere che anche persone omosessuali possono essere genitori ed educare un bambino.
Questa cultura è a senso unico, vede solo un modello di famiglia, un modello di uomo e donna, un modello di società. Noi siamo all'antitesi di tutto questo. Alla cultura del rosa e dell'azzurro contrapponiamo l'arcobaleno ossia che ciascuno possa costruire la propria identità la propria famiglia i propri affetti come crede, liberamente e senza ledere i diritti di nessuno. E questo è terribile, si crea una finta contrapposizione tra famiglie che è inesistente, è creata ad arte per sostenere una cultura per cui cosa è una famiglia, una persona lo decide il ministro, il governo, un0autoritò religiosa, ma non è così! E noi saremo nelle piazze a opporci a questo”.
Ribadisce Ilaria Gibelli del coordinamento Liguria Rainbow: “Siamo qua in piazza perché è l'ennesima attacco alle famiglie arcobaleno e noi ogni volta cerchiamo di non stare in silenzio perché questa volta la guerra che ci stanno facendo è ancora più dura vogliono cancellare i diritti di bambini e bambine arcobaleno anche di quelli che li hanno acquisiti e vogliono rovinare la vita e cambiarla in peggio con atti di discriminazione, qua a Genova siamo abituati a combattere ma ci sono figli grandi che ancora non hanno i genitori riconosciuti e fino a quando non avvera scenderemo in piazza.”