Non c’è modo migliore di combattere un tabù se non quello di conoscere, raccontare e parlare del tabù stesso.
Lo sanno bene Roberta Trucco e Violetta Ghersina, le artiste che hanno da poco inaugurato la mostra “Di Vulva in Vulva”, un omaggio alle donne, soglia d’ingresso nel mondo, ma anche un modo leggero ma potente di contrastare la paura dell’utilizzo della parola stessa.
Roberta e Violetta si sono conosciute per caso, grazie ad amicizie comuni, ma insieme, seppur con significati e, perché no, anche punti di vista diversi, hanno affrontato il tema della vulva, di come viene vista dalla società e di quanto sia importante la libertà nell’affrontare tematiche legate alla fisicità.
Ne è nata l’esposizione allestita negli spazi di Easy Design Lab in stradone Sant’Agostino, a pochi passi dalla Facoltà di Architettura e da Easy Design Corner, un vero e proprio angolo del design in piazza Negri che raccoglie proposte da tutto il mondo con un occhio particolare ai designer “km0”.
E proprio Roberta spiega: “Volevamo onorare la porta sacra nell’ingresso del mondo, passare dal mondo dell’acqua al mondo dell’aria. Per fare questo abbiamo scelto di fare anche una vulva di cartone, che è un passaggio simbolico per rivivere la rinascita: dobbiamo sempre rinascere.
Come femminista, e di una certa età, ci tengo molto a dire che di vulva se ne è sempre parlato poco: si parla di vagina, di utero, ma la vulva è importantissima”.
L’esposizione unisce due generazioni differenti e le immagini prodotte da Trucco e Ghersina sono un continuo scambio di visioni e di interpretazioni.
A proposito, Violetta racconta: “Il concetto sulla quale ruota il mio progetto è l’interpretabilità: ognuno vive il suo corpo come si sente, come crede. Sono partita dalla mia esperienza, come donna cis, ma questo è stato semplicemente solo il primo passo per poter arrivare a tutto il resto”.
Una collaborazione che nasce dall’incontro fortuito: “Violetta - prosegue Trucco - è la sorella di una carissima amica di mia figlia. Quattro anni fa mi aveva detto ‘mia sorella, che fa l’artistico, ha fatto un progetto sulla soglia e l’ha fatto sulla vulva, vai a vederla al museo di Sant’Agostino’; lì ho trovato l’esposizione dei progetti di tutti i ragazzi, tra cui quello di Violetta, che aveva portato un monologo in video.
I nostri corpi che sono portatori di una memoria ancestrale, e io insisto che questa memoria non vada cancellata: bisogna educare le giovani generazioni a onorare questa parte, che invece resta un tabù”.
All’inaugurazione, che si è svolta alcuni giorni fa, hanno preso parte tantissime persone di età diverse. “E’ stato un momento di bellissima condivisione - ricorda Violetta -. Essendo due generazioni completamente diverse, accanto a persone di 50, 60 anni si sono ritrovati anche ragazzi giovani. Abbiamo poi voluto creare un momento di restituzione e abbiamo chiesto a chi ha partecipato di darci in omaggio la loro vulva - ride - così le hanno disegnate. Per me è stato un momento magico per per vedere attraverso gli occhi degli altri”.
Nelle rielaborazioni e nelle opere non mancano riferimenti alla storia dell’arte come l’Origine del Mondo di Gustave Courbet, o a Henri De Touluse - Lautrec.
Roberta spiega: “Mi sono ispirata all’arte, a L’Origine del Mondo, a Botticelli, ma anche a costruzioni architettoniche come, per esempio, la scalinata di un palazzo di Napoli. Ho ricordato la Barbie che non ha la vulva. C’è Touluse-Lautrec, c’è Banksy, Schiele, e altri. C’è anche la vulva mistica, con la visione di Ildegarda di Bingen [conosciuta come santa Ildegarda n.d.r.] che descrive il cosmo facendo molti riferimenti agli organi femminili. Ho parlato anche di vibrazioni. ‘Il verbo si è fatto carne’ non è un’invenzione teologica ma è quanto accade dal concepimento in poi. Ci sono tantissime somiglianze tra i diversi organi interni e l’apparato riproduttore femminile. Le corde vocali ricordano la vulva, il pavimento pelvico, mentre la laringe assomiglia all’utero. Poi c’è il tema della natura, il seme, il cosmo, la connessione. Siamo tutti uniti”.
L’esperienza di Violetta, 22 anni, parte invece dal suo percorso di studi e dalla necessità di trovare un modo diverso di affrontare il tema della soglia: “Ho studiato al liceo artistico statale Klee, nella sede di Salita Battistine. All’inizio del quinto anno ci è stato proposto il tema della soglia e non sapevo come declinare questa tematica. Non sapevo se volessi fare un’installazione, una scultura…non avevo idee. Poi mi sono trovata in aereo, al rientro da Lisbona e c’era questa bambina che piangeva. Di solito quando in viaggio si sentono i bambini piangere ci si infastidisce; invece io non riuscivo a odiarla, volevo quella bambina, avevo bisogno di maternità. Da quel bisogno di maternità un po’ precoce ho pensato ‘io posso essere madre, più o meno quando voglio, sono una donna, sono una soglia, la porta di accesso alla vita’ e da lì è partito tutto. Ho fatto un audio alle mie amiche in cui raccontavo questo ed è nato il video dell’installazione.
Ancora non sapevo bene come declinarlo, poi in classe ho iniziato a disegnare e, mentre appendevo i fogli, i miei compagni hanno iniziato a dire ‘questa sembra un’ape’, ‘questa sembra un cactus’, ‘quella è un diavolo’. Da li ho iniziato a riflettere su come ognuno in qualcosa che oggettivamente è quella cosa lì, ci vede cose diverse, come ognuno vive il proprio corpo in maniera diversa.
E’ nato il concetto di ‘Ceci n’est pas’, questo non è quello che stai vedendo tu. Ci vedi un diavolo ma non lo è…decido io quello che è per me, decidi tu quello che è per te. E’ tutto e non è niente. Da qui, vertendo sul corpo, sulla fisicità, ho deciso di fare delle magliette per poter vestire questo concetto di interpretabilità.
Il mio grande sogno sarebbe quello di creare proprio una linea di abbigliamento, sono sempre stata patita di vestiti e mi piacerebbe poter rendere completamente omaggio a questa libertà di viversi in qualsiasi modo. Questo vuole essere un modo per dare gloria a questa libertà.
Ho voluto portare questo concetto, rimettere mano a quello che era un progetto fatto quattro anni fa; nel mezzo sono successe tantissime cose come il covid, sono entrata in Accademia, sono una persona completamente diversa ma ci tenevo a rimettermi sul progetto per poterlo sviluppare ulteriormente. E’ bello creare sempre una possibilità di confronto. Con Roberta siamo partite dallo stesso identico concetto, dalla maternità, dal corpo della donna che si fa casa, per poi andare a sfociare in due cose potenzialmente anche agli antipodi. E questo è sempre molto stimolante”.
Non mancano i ringraziamenti da parte dei Violetta e Roberta ad Anna Decri e Valentina Stoppani, titolari di Easy Design Corner, che hanno appoggiato questa iniziativa e quella di artisti giovani e meno giovani, portando sul territorio un lavoro di cultura. “Sul progetto poi - ribadisce Trucco - hanno dimostrato particolare attenzione e hanno scelto di investire pubblicano il libro ‘Si dice vulva - Handle with care’ dove ci sono le mie illustrazioni e i testi di Laura De Barbieri. Con il loro lavoro danno vita al nostro centro storico”.