Economia - 22 marzo 2023, 23:57

Malnutrizione in Kenya: aumentano ogni giorno il numero di bambini malnutriti

Il Kenya vive una condizione molto grave relativa alla malnutrizione, specialmente quella che riguarda i bambini

Malnutrizione in Kenya: aumentano ogni giorno il numero di bambini malnutriti

Il Kenya vive una condizione molto grave relativa alla malnutrizione, specialmente quella che riguarda i bambini.

A Dadaab, città del Kenya che ospita cinque campi profughi gestiti da parte dell'UNHCR, c'è stato un aumento preoccupante dei ricoveri ospedalieri a causa della malnutrizione. Una situazione peggiorata a causa delle condizioni umanitarie che risultano molto più gravi.

Sono tante le associazioni che si occupano di gestire questa condizione di malnutrizione che affliggono i bambini. Medici Senza Frontiere sa cosa significa malnutrizione e agisce in modo concreto per aiutare le persone a Dadaab, nel 2022 ha curato oltre 12.007 pazienti, soprattutto bambini del reparto pediatrico e nel centro di alimentazione terapeutica a Dagahaley. Circa il 33% in più se paragonato al 2021.

I dati relativi all'aumento dei ricoveri infantili preoccupa ed è legato anche all'aumento della malnutrizione dei bambini che si trovano nel campo Dagahaley.

Il braccialetto MUAC, uno strumento che permette di diagnosticare il grado di malnutrizione del bambino, ha raggiunto l'8%. Un aumento del 45% rispetto invece a luglio 2022.

Perché è aumentata la malnutrizione a Dadaab

Quali sono i fattori che stanno aggravando questa situazione umanitaria del Dadaab? Sono senza dubbio tanti e stanno aggravando la capacità di offrire una buona sanità sul campo.

Da una parte a fine ottobre 2022 è stata dichiarata l'epidemia di colera che ha colpito i campi profughi  e le comunità delle contee di Wair e Garissa.

Dall'altra parte c'è la siccità che provoca la difficoltà a reperire cibo e acqua potabile. Inoltre il conflitto prolungato è una casa dello sfollamento e della malnutrizione del popolo.

Un ulteriore problema è la difficoltà a reperire i fondi per offrire un'adeguata risposta umanitaria. Questo non fa altri che aggravare ulteriori problemi come l'offrire i corretti servizi igienici e sanitari, portare acqua e gli alimenti.

Le previsioni per il futuro

Le previsioni per questo 2023 ancora in corso sono piuttosto preoccupanti. I rifugiati che si trovano nel Dadaab è probabile guardando i dati a disposizione che si troveranno in una situazione ancor più difficile.

L'OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari) ha previsto che da marzo a maggio 2023 nel Dadaab, perla terza volta, non si presenterà la stagione delle piogge, aggravando ulteriormente l'emergenza nel Corno d'Africa.

Inoltre i tagli ai finanziamenti per i rifugiati non fanno altre che aumentare quest'aria di preoccupazione che portano a ridimensionare ancora di più le operazioni durante questo momento di bisogno.

La comunità ospitante e gli attori umanitari stanno intensificando adesso l'azione sul campo di Dagahaley. Sono stati:

  • Aperti due punti medici
  • Installati due serbatoi di acqua
  • Distribuiti tappetini e teli di plastica
  • Costruite 50 latine

Dadaab: un'emergenza che dura da decenni

Si tratta di una situazione difficile da gestire. Questa profonda crisi umanitarie che vivono le persone nel Dadaab infatti richiede una risposta urgente perché il deterioramento aumenterà a causa del numero di rifugiati che continuano ad arrivare e allo stesso tempo per i fondi bloccati che paralizzano il lavori di supporto.

E' fondamentale perciò che i fondi vengano sbloccati il prima possibile per poter soddisfare l'aumento del bisogno di protezione e supporto.

L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha da poco lanciato un appello con lo scopo che si mobilitino le risorse necessarie alla nuova apertura del sito IFO 2, chiuso nel 2018, per ospitare gli oltre 80.000 rifugiati che provengono dai campi congestionati per via della stagione secca.

I rifugiati a Dadaab si trovano nell'emergenza sanitaria e alimentare che avanti da oltre 30 anni. Ecco che occorre intervenire per soddisfate i bisogni immediati nei campi e dall'altra parte attuare il programma per trovare una soluzione duratura per i rifugiati.

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