“Castellari e altro” è il titolo che Roberto Maggi ha scelto per la Conferenza che terrà a Chiavari, nella Sala Presidenziale della Società Economica sabato 18 marzo, alle ore 16. Ma al titolo ha voluto far seguire un sottotitolo esplicativo: “Storia profonda dell’Appennino ligure - Dall’archeologia all’evoluzione del paesaggio”. Il suo intervento tratterà infatti un argomento, quello dei castellari, che appare un po' dimenticato, dal quale però discende la storia degli insediamenti e dell’ambiente del nostro entroterra.
A Roberto Maggi, già funzionario della Soprintendenza, archeologo per formazione e attività scientifica con al suo attivo ricerche in Italia e all’estero e numerose importanti pubblicazioni, va il merito di avere sempre rivolto una particolare attenzione al Levante ligure e di avere sfatato la convinzione che in questo territorio non fossero rimaste che scarse tracce del più antico passato.
Proprio la sua prima monografia, intitolata “Preistoria della Liguria orientale”, edita a Chiavari nel 1983 a corollario di una mostra con l’esposizione dei risultati di sistematiche e fruttuose indagini, può considerarsi il punto di partenza per un susseguirsi di ricerche ad ampio raggio a carattere interdisciplinare svoltesi negli ultimi decenni, il cui compendio si può trovare in una sua pubblicazione recente - “I monti sono vecchi” - nella quale, in forma divulgativa, ma tuttavia rigorosamente scientifica e documentata, viene illustrata la trasformazione subita dall’ambientenel corso dei secoli in conseguenza delle attività antropiche, soprattutto quelle agricole e pastorali.
In questo quadro Maggi parlerà dei “castellari”, una forma di insediamento e di difesa che gli antichi liguri avevano adottato a iniziare dall’Età del Bronzo e fino a tutta l’età del Ferro, utilizzando alture nei pressi dei loro abitati. Nel Levante ligure sono stati oggetto di scavi il castellaro di Zignago (v. locandina) e di Pignone nonché il Castelfermo nei pressi di Carro, in provincia della Spezia, e i castellari di Camogli e di Uscio, quest’ultimo illustrato in una monografia curata da Roberto Maggi.
Sul territorio del nostro entroterra il toponimo “castellaro” è alquanto diffuso e pur non essendo state fatte specifiche ricerche va considerato come testimonianza di insediamenti anteriori alla conquista romana e un buon indice per la storia del popolamento. In alcuni casi il termine “castellaro” è stato sostituito da “castello” in quanto lo stesso sito è stato utilizzato in epoca medievale per erigervi fortificazioni. Ma è ancora presente nella sua forma originaria in parecchie località, sia costiere che dell’entroterra.
Per chi vuol conoscere il passato, la conferenza di sabato si presenta pertanto come una ottima occasione per gettare lo sguardo su un lungo arco di tempo nel quale è possibile ritrovare le nostre radici e capire quanto l’uomo abbia influito sull’ambiente.
L’iniziativa è promossa dalla Sezione Tigullia dell’Istituto di Studi Liguri e dalla Società Economica con l’apporto organizzativo del Centro culturale Lascito Cuneo di Calvari.
Porgerà il saluto ai partecipanti il dottor Francesco Bruzzo, presidente dell’Economica, e introdurrà l’argomento il prof. Giovanni Mennella, presidente dell’Istituto e della Sezione Tigullia.