Se arriva a tutti, vuol dire che funziona: vale per la musica, i libri, l’arte in genere e in ogni sua forma. Se alla presentazione di “Al mare non importa”, il nuovo libro di Manuel Bova pubblicato da Sperling Kupfer la sala della Libreria Feltrinelli di Genova dedicata agli eventi era gremita di persone di ogni età, probabilmente è proprio perché con la sua spontaneità e ironia l’autore è riuscito a coinvolgere e a far rimanere fedele un pubblico che è nato sui social e che continua a seguirlo anche oltre lo schermo.
L’incontro, moderato da Simona Cappelli e arricchito dalle letture di Lucia Caponetto, ha visto alternarsi lacrime, sorrisi, risate e ringraziamenti, che sono poi gli ingredienti chiave del nuovo romanzo e dell’intera opera di Bova.
“Al mare non importa” racconta la storia di Massimo, un trentasettenne che accetta quel che la vita gli mette davanti senza troppa intraprendenza, lottando costantemente contro se stesso e gli altri per riuscire a muovere i passi che lo porteranno ad abbracciare il suo destino.
Si parla d’amore, di amicizia, di passione e di disagio, quel disagio che conoscono bene i coetanei di Massimo, che fa sempre sentire fuori posto anche quando sembra di aver trovato l’angolo giusto in cui parcheggiarsi.
Un incontro in una sala d’attesa di uno studio medico darà il via a una serie di eventi che vedranno sempre al centro della narrazione Massimo e le sue persone, con Genova a fare da sfondo: si parla, in particolare, di Sampierdarena, il quartiere d’origine del protagonista e di un locale, il Kamun Live della Foce che diventa il luogo prescelto dal protagonista per un appuntamento al buio.
Una delle caratteristiche della scrittura di Manuel Bova è che i personaggi vengono descritti sommariamente per quanto riguarda il loro aspetto: nel testo Massimo e i suoi amici vengono delineati per le sensazioni che provano, per i sentimenti che li caratterizzano, regalando così una scrittura scattante, con capitoli rapidi e pensieri che si rincorrono per cercare di arrivare al paragrafo successivo, senza far sentire la mancanza di ulteriori dettagli fisici.
"Non immagini che la vita possa sorprenderti in una sala d'attesa. Me se ti aspettassi una sorpresa, non sarebbe più una sorpresa" è l'inizio del primo e dell'ultimo capitolo, quasi a chiudere un cerchio, a ristabilire un contatto con quanto è stato perso e a saldare il legame con quanto si è, finalmente, trovato.