Municipio Ponente - 04 febbraio 2023, 15:18

Pegli e Pra’ in piazza: no ai cassoni della diga senza se e senza ma

Questa mattina presidio in largo Calasetta di circa trecento persone, organizzato dai comitati. Distribuito un volantino informativo. “A Bucci interessa più il porto della nostra salute”. Nei prossimi giorni un’assemblea pubblica

Pegli e Pra’ in piazza: no ai cassoni della diga senza se e senza ma

Il Ponente scende nuovamente in piazza per dire no ai cassoni della nuova diga foranea di Genova al sesto modulo del porto di Pra’. Circa trecento persone si sono date appuntamento questa mattina in largo Calasetta a Pegli, in un presidio organizzato dai comitati che si battono contro l’ennesima servitù nella zona tra Pegli e Pra’: la costruzione di cassoni in cemento alti 33 metri, che oltre a ostruire la visuale provocheranno danni e disagi dal punto di vista ambientale, dell’inquinamento e delle emissioni sonore, senza contare che verrà realizzata una nuova piattaforma portuale, che molto probabilmente resterà definitiva.

Per tutti questi motivi, c’è stata la seconda chiamata di popolo da parte dei comitati, dopo la prima di qualche settimana fa sotto al Municipio VII Ponente, quando a parlare di cassoni sono stati invitati il sindaco di Genova, Marco Bucci, e il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, Paolo Emilio Signorini.

Il presidio di questa mattina è stato organizzato da Comitato Pegli Bene Comune, Comitato Pegli Lido, Comitato Noi di Pra’, Associazione Comitato di Quartiere di Multedo e Comitato Palmaro. È stato distribuito un volantino alla cittadinanza, è stata ricordata la raccolta firme online, che è cresciuta finalmente a livello numerico (a questo link), è stata lanciata la raccolta firme cartacea, sono stati ricordati i prossimi appuntamenti: “Il 14 febbraio in Consiglio Comunale, con la mozione presentata dai consiglieri Filippo Bruzzone e Rita Bruzzone e poi in una prossima assemblea pubblica”, come ha raccontato Serena Ostrogovich, che con Laura Michelini fa parte del Comitato Pegli Bene Comune, ed entrambe sono in prima linea in questa battaglia di buonsenso, ma soprattutto per la salvaguardia della salute.

L’assemblea pubblica è organizzata dalle minoranze al VII Ponente: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Lista RossoVerde e Genova Civica. Sarà nei locali della parrocchia di Sant’Antonio, a Pegli Lido, ma la data non è ancora ufficiale, comunque tutto succederà a breve. 

In largo Calasetta molto incisive le parole di Roberto Di Somma, del Comitato Palmaro: “Bucci si interessa di più al porto che alla salute dei cittadini, questo è un fatto. Ma sono stati presi precisi accordi trent’anni fa sull’utilizzo delle aree e sui confini della zona portuale, non è che si possano cambiare le carte in tavola”.

I cittadini hanno rimarcato l’assenza “dei consiglieri di maggioranza”: un silenzio che, in effetti, si fa sempre più pesante, e pure assai colpevole. Secondo i comitati, “la costruzione dei cassoni comporta l’inserimento a poche centinaia di metri dalle abitazioni di un impianto di betonaggio e frantumazione, che rimanendo in funzione di giorno e di notte causerà: inquinamento acustico ulteriore, altro smog dove ci sono due scuole, rilascio nell’aria di polveri sottili, acqua torbida e altamente alcalina residua del processo”.

Ci si domanda per quanti anni andrà avanti questo cantiere e perché mettere in piedi “un così anti-ecologico impianto, se gli altri sessanta cassoni verranno fatti da un’altra parte (a Vado Ligure e a Piombino, ndr). Non si possono risparmiare tutti i relativi fondi per farli realizzare tutti negli impianti a mare predisposti, senza ulteriori nuovi riempimenti?”.

Poi, il sospetto, che circola sempre più e che nessuno ha finora smentito: “Viene da pensare che la fabbrica dei cassoni sia solo un escamotage per aprire quest’area a nuovi nefasti scenari, per questa parte di territorio. Negli ultimi anni abbiamo letto scenari apocalittici: ricollocazione off-shore del porto petroli, piattaforma extra per riparazioni navali, ulteriore sviluppo con il settimo modulo, dislocamento dei depositi chimici, apertura della diga foranea a Levante: tutto questo in deroga agli accordi firmati che prevedevano nessun ampliamento né a Levante né a Ponente e, in ogni caso, nessuno sforamento oltre rio San Giuliano e sesto modulo, secondo la delibera comunale del 1999”.

Detto questo, un paio di considerazioni. La prima: è innegabile come la protesta sia salita di livello, dopo un periodo di torpore nelle scorse settimane, in cui la raccolta firme ristagnava e non c’erano iniziative pubbliche. Ma questa protesta deve categoricamente essere appoggiata dalla politica, che deve andare di pari passo con i comitati, e non limitarsi a un appoggio esterno. La politica deve prodursi non solo nelle aule di Consiglio Comunale e Consiglio Municipale, come ha saputo ben fare sinora, ma deve prodursi nelle piazze, nei cortei pubblici, nelle manifestazioni, in ogni tipo di pressione utile e fondamentale a dire che i cassoni a Pra’ non ci devono stare, punto e basta, mettendo a tacere chi parla già da sconfitto, limitandosi alle compensazioni. Bene la notizia della prossima assemblea pubblica, si vada avanti su questa strada.

Seconda considerazione: giusto, anzi giustissimo, ricordare al sindaco Bucci che il porto è una parte della città, ma non l’unica e oggi, in questo senso, sono state molto pesanti le dichiarazioni pubbliche rese nei confronti del primo cittadino da Luca Becce, presidente di Assiterminal: “Bucci troppo attivo. Le ingerenze improprie fanno danni al porto. Le aziende che operano nei porti soffrono la confusione che si genera troppo spesso a livello istituzionale per la sovrapposizione di funzioni. Questo vale in qualunque città e con qualunque sindaco. Il continuo interventismo sul porto nell’ambito della relazione con la città è sacrosanto. Ma le specifiche indicazioni sull’uso del demanio portuale non sono pertinenza dei comuni. Mi stupisce il silenzio delle istituzioni competenti che accompagna sempre questi frequenti interventi”. Di sicuro, il Ponente non sta più in silenzio. E le istituzioni competenti, specialmente quelle più prossime sul territorio, trovino il modo di battere un colpo.

Alberto Bruzzone


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