C’è un filo rosso, che più rosso non si può, a unire la storia di Genova nei secoli e anche a unire il capoluogo ligure con la Sardegna e in particolare con l’epopea tabarchina. Rosso come il corallo, la cui lavorazione ha attraversato i tempi e le generazioni, con una storia che affonda le radici nel passato e che va avanti ancora oggi.
A raccontare tutto questo, con dovizia di particolari, con passione e con quell’impegno che anima chi fa le cose perbene sono Pier Guido Quartero ed Enzo Dagnino. Nel periodo del primo lockdown a causa del Covid, ma anche prima, si sono concentrati sulla lavorazione del corallo a Genova, hanno seguito le varie tracce, raccolto documenti, prestato la propria opera e il risultato di tutto questo è un bellissimo libro che è edito da Liberoscrivere di Antonello Cassan e che s’intitola ‘Genova e il corallo’.
Il volume sarà presentato domani (sabato 28 gennaio) alle ore 15,30 presso il Salone degli Argonauti del Museo Navale di Pegli, in piazza Bonavino, nell’ambito degli appuntamenti promossi dal Cup - Centro Universitario Pegliese. L’ingresso è libero sino a esaurimento dei posti. Patrocinio del Municipio VII Ponente, evento in collaborazione con il MuMa, ovvero l’Istituzione dei Musei del Mare e delle Migrazioni, e con il Museo Navale.
Gli autori, Quartero e Dagnino, racconteranno la loro opera e il perché della pubblicazione. Tutto comincia ai tempi in cui partì l’iter per ottenere dall’Unesco il riconoscimento e la classificazione nel patrimonio immateriale dell’umanità della ‘Eredità culturale immateriale dell’avventura storica dei Tabarchini, una eredità mediterranea condivisa’.
“Avevamo realizzato un documento da allegare al dossier - ricorda Enzo Dagnino - Tutto questo grazie al lavoro del Circolo Culturale Norberto Sopranzi, da sempre impegnato nel rinfocolare i legami tra Genova e Tabarca. Il corallo è appunto uno dei punti di contatto tra le due sponde del mare”.
L’altra spinta viene data dalle Giornate storiche Pegliesi: “Gli studi - prosegue Dagnino - ci hanno permesso di scoprire tanti particolari che non sapevamo. Ad esempio che a fine Ottocento, in Valbisagno, c’erano tra le seimila e le ottomila persone impiegate nella lavorazione del corallo. Siamo anche potuti entrare nella Casa del Corallo a Ligorna, dove abitava il più importante commerciante di questo materiale, che lo acquistava sia in Sardegna che in Giappone. Seguendo la rotta del corallo, siamo riusciti a riscoprire tanto dei rapporti commerciali tra Genova e Tabarca. Ma non possiamo dimenticare gli altri preziosi contributi dati a questa epopea. Tra i principali, quello del linguista Fiorenzo Toso”.
La storia di Genova e del corallo, iniziata nel Neolitico, prosegue ancora adesso: “L’Acquario di Genova, insieme all’Istituto Italiano di Tecnologia e all’Università la Bicocca di Milano, è impegnato alle Maldive per salvare il corallo attraverso un apposito ‘cerotto’ laddove questo si è spezzato. Nel libro raccontiamo anche di questa importante esperienza”.
E poi la Corporazione dei Corallieri, i conflitti tra artigiani e mercanti, la lavorazione del corallo a Genova, anche nell’ambito del sacro, l’impresa di Raffaele Costa: il tutto in un volume prezioso tanto quanto il materiale di cui si parla. C’è bisogno di raccontarle le tradizioni, e di tramandarle: in questo senso il lavoro di Enzo Dagnino e Pier Guido Quartero è eccellente, e l’opera del Circolo Norberto Sopranzi è benemerita.