“Non doveva andarsene, non doveva. E’ stato il più grande poeta che abbiamo mai avuto”.
Così Fernanda Pivano salutava Fabrizio De André, stroncato da un tumore ad appena 58 anni, l’11 gennaio del 1999.
Faber, come lo aveva soprannominato l’amico d’infanzia Paolo Villaggio, autore di alcuni brani come “Carlo Martello”, è stato capace di raccontare storie in musica, cantando la vita degli ultimi e facendoli protagonisti della sua poetica.
Uno spaccato di quotidianità in cui le parole del testo creano immagini, unite dalla musica in un continuo dialogo di strumenti.
Composizioni a volte semplici, mai banali, che si svelano man mano che le si riascolta: ritmi, contrappunti e voci si mescolano in una fotografia che nasce nella mente di chi ascolta.
Basti pensare alle prime parole de “La città vecchia”: “Nei quartieri dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi…”, uno spaccato di Genova e dei suoi carruggi in cui si muove un brulicare di vite, raccontate con la pietà tipica di De André che, di riflesso, fa emergere la vera bruttezza degli ambienti borghesi tra i salotti della Genova bene.
Esponente di quella Scuola Genovese che tanto bene ha fatto al panorama artistico nazionale, Faber in quarant’anni di carriera ha regalato al mondo tredici album in studio in cui il racconto si alterna alla rielaborazione di materiali.
Accade, per esempio, con il brano “Il gorilla” di Georges Brassens, cantautore, attore, poeta e maestro della canzone d’autore francese, o con l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master da cui ha tratto “Non al denaro non all’amore né al cielo”, del 1971.
Una carriera iniziata con “La canzone di Marinella”, interpretata da Mina nel 1967, tre anni dopo la prima incisione fatta da De André, che segna per il cantautore genovese una svolta in fatto di popolarità.
Nel 1997, in una nota firmata sulla copertina del CD “Mi innamoravo di tutto”, Faber a proposito scriveva: “Se una voce miracolosa non avesse interpretato nel 1967 ‘La canzone di Marinella’, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in legge per dedicarmi all’avvocatura. Ringrazio Mina per aver truccato le carte a mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti”.
In “Anime Salve”, ultimo disco composto dal cantautore insieme a Ivano Fossati, Faber sembra lasciare un testamento musicale che si mostra in “Smisurata preghiera”, il preludio al distacco in cui Fabrizio si rivolge a chi ha sempre amato e lasciando la sua opera intatta, senza tempo, facendone un ponte tra generazioni, quel ponte che solo i grandi sono in grado di costruire.
Stasera, in ricordo di Fabrizio De André, alle 21.30 in piazza Matteotti si terrà la cantata anarchica.
A partire dalle ore 17.00 sullo schermo del Palazzo della Regione sarà ricordato il poeta degli ultimi. A proposito, anche il presidente della Regione Liguria e assessore alla Cultura Giovanni Toti ha voluto omaggiare Faber: "A 24 anni dalla sua morte, Genova e la Liguria non dimenticano Fabrizio De André, uno dei più grandi e amati cantautori del nostro Paese, intramontabile orgoglio ligure. Un uomo che con la sua musica è rimasto nel cuore di tanti genovesi e non solo"