È sempre più frequente sentire che le persone non si accontentano come prima (ammesso che lo facessero davvero), dei potenziali partner che incontrano sul loro cammino. Diciamo che rispetto al passato, la critica è dietro l'angolo; e che siano coscienti o meno, i movimenti giudicanti ed estremamente osservativi si fanno strada durante i primi appuntamenti oppure anche solo durante i primi scambi di messaggi in chat.
Siamo cambiati dal passato? Ci aspettiamo, vogliamo, di più da una relazione? O forse vogliamo semplicemente un legame utopistico?
Vero è che, lato positivo a mio parere, negli ultimi anni (intendo sicuramente gli ultimi trenta, quaranta) c'è stato un movimento sempre più rivolto all'interno: hanno acquisito importanza sfumature che prima non venivano considerate, nelle persone soprattutto: si cerca di dare una lettura più complessa e completa, di guardare più a fondo le caratteristiche nostre e degli altri. Infatti c'è uno sviluppo e una sempre maggiore evoluzione della dimensione della richiesta di aiuto psicologico (anche se ancora con molte falle e difficoltà). Siamo andati insomma, (come tanti altri ambiti), verso una specificazione sempre maggiore dei contesti e delle persone. Questo ci consente, anche nei primi appuntamenti, negli incontri affettivi o sentimentali, di guardare meglio chi sta dall'altra parte, di non fermarsi ad alcune, prime, caratteristiche. Ci prendiamo tempo, uscite, spazi, per conoscere una persona. Non sembriamo essere proprio certi dopo solo i primi mesi.
Questa però potrebbe essere un punto a favore quanto anche un aspetto invalidante: l'estremo opposto di questa cautela è infatti lo sguardo estremo sull'altro, quasi alle volte a cercare l'inghippo o qualcosa che non vada. Rischiamo, di avere un modo troppo guardingo alle volte, che fa sentire la persona dall'altra parte sotto esame e inevitabilmente a disagio.
Un altro movimento poi è quello di dover "sentire qualcosa subito, altrimenti non è amore". Si, sentire qualcosa è un primo richiamo verso una persona, ma non possiamo pensare di sentire una qualche spinta forte subito o dopo pochi incontri.
Perché in questo caso, rischiamo di voler avvertire le famose farfalle nello stomaco da una parte (e quindi sentire un forte legame con l'altro), e dall'altra però, mantenere da parte nostra quello sguardo un po' valutativo che dicevo sopra. A quel punto è la confusione più nera, perché il messaggio che inviamo risulta essere estremamente ambivalente: "caro sconosciuto/a, fammi sentire la tua vicinanza, ma stai abbastanza lontano da farti valutare per bene".
Capiamo meglio.
Le famose farfalle nello stomaco possono esistere e anzi, sono fondamentali, ma dobbiamo stare molto attenti. O siamo giovani, molto liberi in quel momento da pensieri e soprattutto fardelli relazionali passati, oppure sarà difficile che queste farfalle si presentino come ce le immaginiamo, come nei film. A persone che hanno avuto già esperienze, che hanno avuto per questo anche delusioni, perdite, viene richiesta una rimessa in gioco non da poco, che relazionalmente parlando è di molta fatica. La fatica fa stare a distanza, in una sorta di diffidenza, da entrambe le parti. E fa avere bisogno di tanto tempo per conoscersi. Tantissimo, molto più di quanto pensiamo.
Le farfalle vere che possiamo sentire nello stomaco sono farfalle lente, di sintonia e connessione che si sviluppa nel tempo, dando lo spazio all'altro e a noi di mostrare chi siamo, senza fretta e senza l'aspettativa di dover essere "quelli giusti". Moltissime conoscenze mi sembra vadano a rotoli per queste aspettative invisibili ma presenti come degli elefanti nella stanza, che ingombrano la mente di chi si conosce, piuttosto che lasciarla libera di godersi l'incontro.
Dobbiamo fare attenzione a queste valutazioni, giudizi e aspettative, perché se ci sono e li iniziamo a portare con noi evidenziano soltanto e unicamente nostri bisogni. Nostri bisogni di tamponare la solitudine che sentiamo, nostri bisogni di vicinanza, nostri bisogni di unione con qualcuno. Ma questi sono pessimi lascia passare per le famose farfalle che cerchiamo.
Quindi niente sguardi valutativi o fretta di "sentire", ma pazienza estrema, e aspettative nulle. L'altro ci deve incuriosire nel tempo per le caratteristiche che possiede, e perché ci può offrire spunti nuovi e diversi, non per completare il nostro personale immaginario di vita.