Nessun passo avanti per i nuovi ambulatori medici nel quartiere di Ca’ Nuova. Il tema è stato affrontato oggi pomeriggio in Consiglio Comunale, attraverso un’interrogazione a risposta immediata da parte del consigliere della Lista RossoVerde, Filippo Bruzzone, alla quale ha risposto l’assessore comunale Mauro Avvenente, delegato dalla collega agli Affari Legali, Lorenza Rosso.
A Ca’ Nuova, quartiere sulle colline del Ponente genovese meglio conosciuto come Cep, vivono “tra le seimila e le diecimila persone e non esiste lo studio di un medico di base”, come ha riferito Filippo Bruzzone, portando al centro un problema che si trascina ormai da anni, e che non è stato mai risolto, nonostante i numerosi annunci. Gli spazi sono stati individuati, i tempi parevano vicini, eppure poi non se n’è fatto nulla, “per questo chiedo delucidazioni, a sessanta giorni di distanza dal mio ultimo intervento”, ha specificato Bruzzone.
Mauro Avvenente, già presidente del Municipio VII Ponente e quindi a conoscenza della situazione del Cep, ha evidenziato che “il tema dell’ambulatorio medico è molto sentito, in questo quartiere così popoloso. L’assessore Rosso lo affronterà nei prossimi giorni con il neo assessore alla Sanità della Regione Liguria, Angelo Gratarola, e con l’assessore alla Protezione Civile, Giacomo Giampedrone”.
Critico il consigliere Bruzzone: “Da tempo si parla degli ambulatori al Cep, e siamo ancora all’appuntamento da prendere con la Regione. È meglio dire, al di là dei sofismi, che il Comune di Genova non ha fatto nulla e che, probabilmente, non ha nessun tipo di interesse rispetto agli studi medici al Cep”.
Lo scorso ottobre, in Sala Rossa, il consigliere comunale della Lega, Fabio Ariotti, in accordo con i colleghi Federico Bertorello e Alessio Bevilacqua, aveva portato l’argomento all’attenzione del Consiglio Comunale, come aveva fatto anche durante il precedente mandato amministrativo, quand’era presidente della Commissione Welfare.
Ariotti aveva presentato una mozione, la numero 76/2022, avente a oggetto ‘Apertura ambulatorio medico quartiere Ca’ Nuova’, l’aveva discussa in Sala Rossa e, al termine di alcuni emendamenti, il testo era stato approvato all’unanimità, con 36 voti favorevoli. È vero che la competenza è della Regione Liguria, ma il documento impegnava il Comune di Genova “a farsi portavoce con Asl 3 e Regione Liguria per sollecitare l’inizio dei lavori dell’ambulatorio del quartiere Ca’ Nuova, che possa dare un servizio essenziale per i cittadini della zona che conta circa diecimila abitanti e per ridare vita alle poche realtà commerciali presenti ed, in particolar modo, alla farmacia di via Due Dcembre 1944”.
L’atto a firma di Ariotti ricordava che “nel precedente mandato era stata discussa un’interrogazione articolo 54 in merito all’apertura di un ambulatorio medico nel quartiere di Ca’ Nuova”, e che “sono stati svolti dei passaggi nelle Commissioni regionali”.
Ma “per l’inizio dei lavori si attendono le decisioni della Asl 3, però è importante che anche il Comune si adoperi per arrivare a una soluzione positiva, visto che il quartiere continua a non avere uno studio medico e anche la farmacia fatica a rimanere aperta in zona”.
A dare supporto alla mozione, tra le prime, la consigliera della Lista Dello Strologo, Maria José Bruccoleri: “Si parla troppo poco di problemi sanitari. Andiamo incontro a una sanità sempre più privata; gli interventi degli ambulatori e dei farmacisti possono salvare la vita delle persone, perché sono il primo presidio sanitario che molti cittadini incontrano. Per raggiungere un medico non si possono prendere due o tre autobus. Il sindaco, che è garante della salute dei cittadini, deve prendersi a carico il progetto di questo ambulatorio con medico e infermieri”.
Il consigliere della Lista RossoVerde, Filippo Bruzzone, nell’illustrare i suoi emendamenti aveva commentato: “La competenza è della Regione Liguria, bene sollecitare il sindaco, ma evidenziamo anche la responsabilità politica. Diamoci un obiettivo nelle impegnative. Manca una progettualità: se sollecitiamo la politica a fare qualcosa, poi vorrei un impegno più preciso e il monitoraggio in una commissione ad hoc, per capire cosa sia stato fatto”.
Oggi un fatto è sicuro: non è stato fatto proprio nulla.