Don Giulio Mignani sapeva a cosa andava incontro, ma nonostante questo ha continuato la sua battaglia interna al clero rilasciando più volte dichiarazioni pubbliche, anche a questo giornale, che hanno provocato la sua sospensione 'a divinis', che significa la sospensione dal suo ministero. Il parroco di Bonassola, che da anni si batte per i diritti degli omosessuali, per il divorzio, per l'eutanasia e per la libertà di coscienza in tema di aborto, non può più svolgere le funzioni: non può celebrare i sacramenti, non può dire messa. Una punizione dura, che per un prete che ha dedicato la sua vita al sacerdozio suona come una condanna smisurata che non tiene fede al suo impegno di tutti i giorni a fianco dei parrocchiani.
Quando ieri sera l'ho chiamato per esprimergli la mia vicinanza mi ha ringraziato, poi mi ha descritto quello che era contenuto nel decreto di sospensione: “Vengono citate le due interviste che le ho rilasciato”. Confesso di essermi sentito in colpa, perché in quelle pagine c'è scritto nero su bianco che tra le cause che hanno portato alla sentenza ci sono le due interviste, quella del 30 marzo a margine del convegno a palazzo Ducale su eutanasia e democrazia e quella del 28 giugno, quando lo chiamai per chiedergli un commento sulla decisione storica della Corte Suprema americana di cancellare di fatto la legge che consente il diritto di scelta sull'aborto.
In entrambe le occasioni mi sono trovato davanti una persona ferma nelle sue convinzioni, che non ha mai dimenticato di essere un uomo di Chiesa. Sull'aborto non si è mai detto favorevole, ma ha semplicemente detto di non giudicare chi non porta a termine la gravidanza, ricordando quello che è stabilito dalla legge 194, che pone davanti a tutto il “rispetto della dignità e della libertà della donna”.
Don Mignani ha rivendicato le sue dichiarazioni, lo ricorda la Curia Vescovile di Spezia, che scrive: “Il tenore sereno e consapevole con il quale sono state rilasciate le due interviste alla testata online 'Lavocedigenova.it' porta a escludere la presenza di fattori che possono aver influenzato la capacità di libera espressione del chierico. Lui stesso nell'udienza del 2 agosto 2022, ha riconosciuto sue le affermazioni riportate nel testo dell'intervista. Peraltro, i contenuti delle varie esternazioni fanno seguito a quanto da anni pubblicamente e ripetutamente affermato da don Mignani. Inoltre, egli stesso manifesta piena volontà e consapevolezza delle proprie esternazioni e delle relative conseguenze. All'ultima domanda dell'intervista del 30 marzo 2022: 'Ci sono altri uomini di Chiesa che sono d'accordo con lei?' risponde: 'Sì, tante persone sono entrate in contatto con me fanno parte del mondo religioso non si espongono mi dicono personalmente di essere d'accordo ma poi preferiscono non esporsi [...] perché la conseguenza che posso prima o poi subire sulla mia pelle è la sospensione a divinis […]'.
Nei giorni in cui la vittoria della destra ha rimesso in discussione anni di battaglie sui diritti civili, si ricorda che in Italia il diritto all'aborto non sempre è riconosciuto. Secondo le statistiche sono undici le regioni, molte delle quali governate dal centrodestra, in cui c'è almeno un ospedale con il 100 per cento di obiettori. La decisione della Curia in un certo senso dà manforte a chi chiede la modifica della 194, celandosi dietro il ruolo assistenziale dello Stato nei confronti della donna, ma che poi nelle sue proposte di legge, come in quella presentata da Fratelli d'Italia in Liguria promuove la presenza di associazioni pro vita in prossimità dei reparti maternità.
Appena appresa la notizia della sua sospensione, don Giulio non si è dato per vinto, mi ha detto che dedicherà le prossime ore a incontrare i suoi parrocchiani per spiegare loro personalmente i motivi che hanno portato al decreto della Curia. “Colgo l'occasione per ringraziare tutti per l'aiuto, l'affetto umano, la stima e la vicinanza che mi avete donato in questi anni”, ha scritto in un messaggio rivolto ai fedeli.