La vittoria di Giorgia Meloni in questa tornata elettorale ha scatenato la sindrome del catastrofismo nel centrosinistra.
Molti a sinistra, chi ironicamente chi meno, fanno parallelismi sul ritorno al fascismo, sull’instaurazione di un regime totalitario. Una modalità di demonizzazione che però non porta a nulla.
La strategia di Enrico Letta su questo aspetto ne è un esempio lampante: descrivere l’avversario politico come il male assoluto, come il ritorno al medioevo serve solo a creare un’inutile e sterile contrapposizione. Anzi, in alcuni casi può risultare controproducente, tanto più se non si propongono soluzioni, ricette, idee alternative. Sono mancate proposte sul lavoro, sulla crisi economica, sulla crisi climatica, sulla sanità, sui diritti. Solo un pericolo dei barbari.
Se il centrosinistra vuole fare opposizione scenda dal piedistallo e si confronti seriamente sui temi, con uno scontro dialettico e non ideologico.
Prendiamo un argomento centrale e discusso in quest’ultima campagna elettorale: l’aborto.
Alcuni giorni fa la leader di Fratelli d’Italia nel suo tour elettorale ha fatto tappa anche a Genova. Qui, dal palco del porto antico, ha assicurato di non voler toccare la 194, la legge che disciplina le modalità di accesso all’aborto.
“Non voglio modificare la legge - dice - Voglio però applicarla nella sua interezza e dunque aggiungere diritti per quelle persone che pensano all’aborto come unico scelta e quindi aggiungere una scelta diversa”.
La Meloni, con abilità retorica ribalta la questione: la preoccupazione è rivolta alle donne che decidono di abortire e che “non vedono altra soluzione che l’aborto”. Il focus dev’essere un altro: in Italia l’accesso a questo diritto non è scontato. Lo dicono i numeri, ci sono 11 regioni in cui c’è almeno un ospedale con il 100% di obiettori (Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto). Ci sono 72 ospedali che hanno tra l’80 e il 100% di obiettori di coscienza (dati che trovate sul sito dell’associazione Luca Coscioni)
Diversamente da quanto afferma Meloni nel nostro paese il diritto a non abortire è più che rispettato. Il diritto a non abortire si chiama partorire. Non esistono strutture ospedaliere pubbliche o private che invitino una donna a non partorire se quest’ultima ha deciso di diventare mamma.
Probabilmente la legge 194 non verrà modificata, preoccupa però il ragionamento subdolo che ribalta completamente la questione.
Su questi temi, come molti altri, bisogna discutere, confrontarsi, difendere le proprie ragioni, se necessario urlare ma semplicemente etichettare il centrodestra come fosse un gruppo di zotici restauratori non porta a nulla. E i risultati di queste ultime elezioni lo dimostrano.