Instancabile costruttore di dialoghi tra generazioni, Giordano Bruschi, il partigiano ‘Giotto’, a 96 anni non si ferma un attimo e ogni giorno scrive una pagina di storia da tramandare alle nuove generazioni. Perché i valori di quella democrazia di cui oggi godiamo: “Sono a rischio e il compito che mi sono dato è proprio quello di tramandarli ai giovani e non in modo retorico, ma raccontando la storia degli operai, dei partigiani, dei poeti, degli architetti, dei pittori e degli attivisti della Valbisagno”, elenca quelle figure che “come alberi diversi di una foresta”, li definisce, hanno fatto la storia che è fatta di piccoli gesti concreti che piantano semi di libertà.
Come le mimose piantate in 28 scuole genovesi che ricorderanno a decine di migliaia di studenti il coraggio, il ruolo e la forza delle donne della Resistenza. E se le mimose sono state il dono fatto per la Festa della donna, per il 25 aprile Bruschi, insieme al Circolo Sertoli di cui è l’anima, ha pensato di raccontare le vicende di Agostino Pesce, il partigiano ‘Martin’: “Un grande personaggio della vallata che nel 1941, a 21 anni, è stato nel corpo di spedizione militare in Russia, dove ha scritto un diario in cui racconta le vicende drammatiche vissute, ma anche l’accoglienza inaspettata e l’umanità trovata nelle donne russe e ucraine che li hanno accolti e aiutati”.
Per lui, il 27 aprile, il Circolo Sertoli, su iniziativa di Bruschi, ha organizzato una commemorazione sul ponte Geirato dedicato al partigiano ‘Martin’, con Bruschi a ricordarne l’impegno e le lotte antifasciste: “Fu uno dei grandi protagonisti del 30 giugno del 60: insieme a Paride Batini, il console della Compagnia Unica, portò i giovani del quartiere con le magliette a strisce in piazza De Ferrari, contro il ritorno del fascismo”.
Di tutti questi personaggi, del diario di Pesce, delle storie tramandate, Bruschi ne sta raccogliendo l’essenza per farne una raccolta, che racconta le tante pagine che compongono la storia della Valbisagno, tenute insieme da valori che non hanno confini: “È il racconto degli umili, dei diseredati, degli operai che la Resistenza ha reso protagonisti della storia. Sarà un libro che raccoglie la vita di persone che da subalterni sono diventati protagonisti, fotografia di un grande cambiamento sociale”.
Un cambiamento pagato con la vita: “Abbiamo pagato di persona la lotta per la coerente difesa dei valori e dei diritti di libertà e democrazia”, dice Bruschi, che per quella lotta ha subìto tre licenziamenti, dieci processi e due mesi di galera. Ma non si è fermato: “Il mio motto è ‘ogni giorno un impegno’” e ogni giorno Bruschi, il cui peso degli anni lo sente solo un po’ sulle ginocchia - “a volte cedono” -, inventa nuove soluzioni per tener fede al suo motto e a quell’attivismo che lo contraddistingue da sempre (“Già a 15 anni facevo attività politica, nel 1941 ero diventato capo degli studenti antifascisti genovesi: ho organizzato il centro stampa clandestino di Genova”), e oggi i suoi messaggi li trasmette anche attraverso i social e la pagina Facebook ‘Il cerchio di Giotto’, che conta 25mila follower, dove quotidianamente attraverso video-racconti narra la storia dei partigiani, della vallata, dell’impegno civile, delle battaglie per le quali vale la pena spendersi. Perché in una società dove “prevale l’egoismo e la violenza”, dove le parole sono spesso troppe, i messaggi scatole vuote, lui entra con il passato nel presente, perché “ogni giorno sia un nuovo 25 aprile”.