- 24 novembre 2020, 07:00

24 novembre 2019, un anno dal crollo del viadotto dell'A6 Torino-Savona

A creare il cedimento un'imponente frana originata dalle incessanti ed eccezionali piogge, che si era staccata dalla sommità del versante della montagna sovrastante l’autostrada che aveva investito la pila del viadotto «Madonna del Monte» causando il crollo di circa 40 metri di impalcato

24 novembre 2019, un anno dal crollo del viadotto dell'A6 Torino-Savona

"E' crollato il viadotto dell'A6". Una frase che non avremmo mai voluto sentire dopo la tragedia del ponte Morandi. Erano le 14 circa di domenica 24 novembre. L'allerta rossa aveva flagellato praticamente tutto il savonese e si sarebbe proprio conclusa da lì ad un'ora.

Visto le difficili condizioni atmosferiche e la giornata festiva, per fortuna non erano presenti tante auto sull'autostrada Torino-Savona, in direzione comune capoluogo.

Sulle alture alla Madonna del Monte, nel nostro servizio in diretta, abbiamo potuto constatare l'assenza di una parte della carreggiata con la preoccupazione che qualche mezzo sia stato coinvolto. 

A creare il cedimento un'imponente frana (circa 20mila/30mila mc) originata dalle incessanti ed eccezionali piogge, che si era staccata dalla sommità del versante della montagna sovrastante l’autostrada che aveva investito la pila del viadotto «Madonna del Monte» causando il crollo di circa 40 metri di impalcato.

I tecnici e i mezzi della Autostrada dei Fiori erano accorsi immediatamente sul posto, insieme ai Vigili del Fuoco, alla Protezione Civile e alle forze dell’ordine, per coordinare i soccorsi e verificare che sotto le macerie non siano state presenti mezzi che transitavano in quel momento.

A seguito di ore di apprensione era stato accertato che fortunatamente nessun auto era rimasta coinvolta.

Dopo il crollo del Ponte di Genova, che oltre a spezzare la vita di 43 persone aveva messo in ginocchio la totale viabilità ligure, il cedimento del viadotto savonese ha minato seriamente il futuro del trasporto non solo per la provincia di Savona (con l'isolamento della Val Bormida a causa delle imponenti frane sul territorio e dei cedimenti avvenuti sul Cadibona) ma anche per tutta la regione e per il Piemonte a qualche mese dall'avvio della piattaforma Maersk di Vado Ligure.

Dopo le prime preoccupazioni anche per il viadotto sud soprattutto per la stabilità del versante che poteva essere soggetto a nuovi crolli, lo stesso aveva riaperto a doppio senso di marcia (anche se ad ogni allerta il rischio chiusura era sempre dietro l'angolo anche per il viadotto sud). L'ipotesi di riapertura del viadotto per Autofiori era stata di 4 mesi, poi concretizzata con l'inaugurazione in meno di 3 il 22 febbraio di quest'anno.

Il simbolo di quel 24 novembre, fu la guardia giurata Davide Cassol, in transito in quel momento sul viadotto, uscendo dalla sua auto si era sbracciato avvisando gli altri mezzi del crollo dell'autostrada.

Nel frattempo la Procura della Repubblica di Savona, tramite il Procuratore Ubaldo Pelosi e il Sostituto Procuratore Marco Cirigliano, aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti per il reato di disastro colposo e aveva messo sotto sequestro il viadotto, poi dissequestrato lo scorso 12 dicembre. Erano comunque continuati gli accertamenti e i test dei tre periti incaricati dalla Procura: la geologia Valeria Bellini e i docenti universitari Riccardo Berardi di Genova e Bernardino Chiaia di Torino.

E' stato programmato per i prossimi giorni un incontro in videoconferenza tra il pm Cirigliano e i consulenti per discutere l'esito della perizia.

Luciano Parodi

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