“Il mio teatro è una città”, giornate di studio organizzate da Teatro Pubblico Ligure e Fondazione Teatro Sociale di Camogli nell’ambito del progetto “Atlante del Gran Kan” con il riconoscimento della Compagnia di San Paolo progetto Open Lab, avrà regolarmente svolgimento sabato 29 febbraio alle ore 21 e domenica 1 marzo dalle ore 9.30 alle 12.00 in sede privata e a porte chiuse. L’appuntamento, a cui i relatori hanno confermato la presenza, potrà essere seguito in diretta via Facebook, collegandosi a https://www.facebook.com/teatropubblicoligure/
Gli incontri saranno quindi a disposizione sul web, per gli spettatori di tutta Europa. Il direttore comunicazione e produzione Lucia Lombardo è a disposizione per ogni dettaglio.
La modalità on line consentirà di seguire gli interventi senza rinunciare a un momento di confronto culturale, tanto più importante nel momento di incertezza che stiamo vivendo.
Teatro Pubblico Ligure porta in scena le riflessioni di registi, drammaturghi, critici e studiosi che in Europa stanno sviluppando progetti di audience engagement. Un anno di lavori converge in un appuntamento online che darà la possibilità di seguire lo svolgersi degli interventi senza la necessità di muoversi da casa. “La grande letteratura ha da sempre a che fare con la peste. – dichiara Sergio Maifredi, ideatore del progetto Il mio teatro è una città - Edipo compie la sua tragedia proprio per scoprire il colpevole che ha scatenato la peste a Tebe. Tucidide e Lucrezio danno un grande affresco apocalittico della peste di Atene del 430 a.C.; per Antonin Artaud la peste ed il teatro hanno molte cose in comune, capaci come sono di grandi sconvolgimenti. L’Iliade si apre con la peste inflitta dal dio Apollo al campo greco. E poi Boccaccio, Manzoni, Camus, Malaparte con la tremenda metafisica peste che corrompe Napoli durante la seconda guerra mondiale. Ma è Boccaccio che in tempo di peste ci dà il senso del perché si debba non rinunciare alla poesia, all’arte, al pensiero, all’intelligenza. Per dominare, se non per sconfiggere, la paura”.
Coordinati dal giornalista e critico Andrea Porcheddu, partecipano Monica Marotta, co-direttore Studio ᴙ del Maxim Gorki Theater di Berlino, Stefan Kaegi, fondatore dei Rimini Protokoll, Sergio Maifredi, ideatore di Atlante del Gran Kan, Gian Luca Favetto, scrittore e drammaturgo di Atlante del Gran Kan. Con loro si confrontano Carlotta Galuppo (Compagnia di San Paolo per Open Lab progetti innovativi di audience engagement), Rita Maffei (regista, attrice, codirettore artistico del CSS di Udine – Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia), Simone Pacini (docente di comunicazione e fondatore di fattiditeatro.it), Lucia Franchi (co-direttrice di Kilowatt Festival Sansepolcro, capofila progetto europeo BeSpectActive, coautrice del volume Lo spettatore è un visionario), Carla Peirolero (direttore artistico Festival e Compagnia Suq Genova), Angelo Pastore (presidente Agis Liguria), Tommaso Bianco (fondatore della compagnia Kronoteatro di Albenga e del Festival Terreni Creativi), David Beronio e Clemente Tafuri (registi, drammaturghi, fondatori di Teatro Akropolis di Genova), Chiara Mignemi (coordinatrice progetti di audience development della rivista/associazione culturale Stratagemmi- Prospettive Teatrali), Guido Di Palma (Storico del teatro – Università “La Sapienza” Roma), Micaela Casalboni (co-direttrice artistica del Teatro dell’Argine – San Lazzaro di Savena – Bologna), Rossella Tansini (Stanze, Milano).
Un’occasione per tastare il polso di una ricerca teatrale che risponde a una precisa istanza del nostro tempo: dare voce alla comunità per sviluppare una consapevolezza e una coscienza condivise.
L’Atlante del Gran Kan è un’occasione attraverso cui il teatro restituisce una comunità a sé stessa dopo un lavoro di apertura, di dialogo, di segreti svelati o il dono di un ricordo prezioso che veniva custodito gelosamente nel chiuso del nostro tempio privato. È un teatro quindi che rivela il sommerso, l’invisibile: le paure, i sogni, i progetti di una comunità altrimenti fatta di passi consumati in fretta, di auto, di semafori, di clacson, di chiamate perse, di rete o zone fuori campo. Per poter tornare ad ascoltarci, capirci e sostenerci in quella sfida quotidiana che è la vita. Il convegno vuole essere un focus che parte dal percorso artistico costruito con Atlante del Gran Kan in Italia, percorso che si inserisce nel solco di altre esperienze europee: pensiamo ai Rimini Protokoll con il progetto 100% Berlino, premiati con il Premio Ubu nel 2018 e a Jens Hillje, con il suo lavoro alla Schaubühne prima e al Maxim Gorki Theater di Berlino ora, per cui ha ricevuto il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2019), e a Milo Rau, direttore e regista del NT Gent Theater di Gand in Belgio.