Attualità - 26 gennaio 2020, 10:30

Mare più caldo, così sono cambiati i pesci nel bacino della Liguria

A Camogli alle 17.30 l'incontro organizzato dall’associazione Ochin Ochinawa insieme all’Area Marina Protetta di Portofino

Mare più caldo, così sono cambiati i pesci nel bacino della Liguria

A dispetto di chi parla degli ambientalisti come “profeti di sventure”, c’è un dato che difficilmente è confutabile dalla propaganda mainstream a qualsiasi latitudine. Perché è un dato puramente matematico. Un numero, anzi una serie di numeri, che certificano come le temperature dell’acqua dei mari si siano notevolmente alzate negli ultimi anni.

Acqua più calda è un tema che non si porta dietro conseguenze di poco conto. Perché come aumentano le temperature atmosferiche, con relativi cambiamenti per la vita di chi popola il pianeta emerso, altrettanto, quando salgono le temperature acquatiche, ci sono stravolgimenti in chi abita il mondo sommerso, nella fattispecie i pesci. È un focus molto interessante, e anche tutto da scoprire, visto che il mare più caldo ha comportato l’arrivo, nel Mediterraneo in generale ma anche nel Mar Ligure in particolare, di nuove specie della fauna ittica che prima non si erano mai viste da queste parti. Gli esperti la chiamano ‘tropicalizzazione’ dei mari, perché l’effetto, esattamente come quello dei gradi atmosferici, è quello di un clima sempre più tropicale.

Di questi argomenti si parlerà oggi pomeriggio a Camogli alle 17.30 al Cenobio dei Dogi, nell’ambito dell’incontro intitolato ‘Pesci migranti… e altri foresti nel Mar Ligure’, organizzato dall’Area Marina Protetta di Portofino e dall’Associazione Ochin Ochinawa, a ingresso libero. Dei nuovi ‘abitanti’ del nostro mare ci parlerà Lorenzo Merotto, un giovane e brillante biologo marino, collaboratore dell’Area Protetta di Portofino. “I cambiamenti climatici - spiegano dall’associazione camogliese, che è una delle principali e più attive nel Borgo - sono un fenomeno globale, e sono ben visibili sulla terraferma. Ma lo sono ancora di più sott’acqua, anche se le conseguenze sono nascoste dal blu del mare. Quante sono le specie in arrivo da altri oceani e mari che vivono ormai tra di noi? Ne sono presenti anche di pericolose per gli animali autoctoni, umani compresi? Abbiamo invitato a parlarne Lorenzo Merotto, biologo marino, collaboratore dell’Area Marina Protetta di Portofino, che è in prima linea nello studio degli effetti climatici nel Mar Ligure, tra cui il monitoraggio di specie marine insolite, che, agevolate dalle alte temperature, sono diventate (o diventeranno) comuni anche dalle nostre parti, malgrado siano originarie di aree geografiche lontane. È un’occasione per conoscere alcune delle specie aliene o ‘foreste’ che popolano il nostro mar Ligure”.

Merotto parte, anzitutto, da una fondamentale distinzione: “Le specie aliene sono quelle che arrivano dalle nostre parti direttamente dagli altri mari, ad esempio Rosso, Oceano Atlantico o bacino Indo-Pacifico. I ‘foresti’ invece, come li ho voluti chiamare nel titolo, sono quei pesci che hanno sempre abitato il Mar Mediterraneo, ma quasi sempre nelle zone del Sud, diciamo da Napoli in giù, e che sono arrivati in Liguria prima in maniera sporadica, poi sempre più stabile, quando la temperatura dell’acqua si è alzata e hanno incontrato condizioni più favorevoli sia per la vita che per la riproduzione. Hanno iniziato, insomma, a star bene pure in questo mare. Mentre gli alieni sono casi più isolati, i ‘foresti’ sono ormai parecchi: penso ad esempio al barracuda, che ormai è comunissimo nel Mar Ligure”.

Ma come hanno cambiato, alieni o foresti che siano, la vita dei pesci che ci sono sempre stati? Secondo Merotto, “bisogna distinguere anche qui fra più situazioni. In alcuni casi, non ci sono state conseguenze di alcun tipo. In altri, la specie ‘nuova’ ha praticamente sostituito quella vecchia. Ma c’è pure una terza possibilità: che, alzandosi la temperatura dell’acqua, la specie tradizionale è andata a vivere più in profondità, mentre la specie ‘nuova’ è finita sopra ed è quella che ora conosciamo di più”. Sono tutti fenomeni allo studio, tutti fenomeni che vengono osservati con estremo rigore scientifico e senza alcun tipo di pregiudizio. “Lavoriamo moltissimo - racconta Merotto - in collaborazione con i pescatori, perché sono i primi ad aver esperienza di come sta cambiando la popolazione marina. Non si tratta di cambiamenti radicali, ma graduali nel corso degli ultimi vent’anni sì. È capitato che siano scomparse specie pregiate, sostituite da altre di scarso valore, ma è accaduto pure il contrario. Un esempio? Il Mar Ligure è molto più popolato di ricciole, rispetto al passato, e i pescatori sono molto contenti perché è un pesce che si rivende molto bene. Il calore dell’acqua ha anche mutato la stagionalità della pesca, e questo è un altro tema che cercherò di toccare durante l’incontro”.

Nuovi ‘abitanti’ del Mar Ligure cambiano anche le nostre abitudini alimentari: “Ora non si pesca più lo sgombro, che è stato sostituito dalla cavalla, ed è questo l’episodio più lampante. Si catturano più tonnelle e molte meno palamite. La donzella è andata molto più in profondità ed è stata sostituita dalla donzella pavonina, che non aveva mai abitato il Mar Ligure. In Area Marina Protetta lavoriamo a stretto contatto con la Tonnara di Camogli, che ci fornisce dati sempre aggiornati”. Merotto e altri suoi colleghi stanno inoltre portando avanti l’importante progetto ‘MPA Engage’, che si propone di sviluppare dei piani d’azione di adattamento ai cambiamenti climatici in sette aree marine protette, sparse in cinque paesi del Mediterraneo: “Un lavoro molto importante e molto grande”, commenta Merotto. Ma ci sono, nel Mar Ligure, pesci pericolosi? “Da noi non ancora, ma non è detto che non possano arrivare. In Sud Italia, invece, bisogna fare molta attenzione al pesce palla maculato che, se mangiato, può essere mortale. Da noi ci possono essere specie pericolose per l’ecosistema, ma non per l’uomo. Ogni tipo di relazione con i cambiamenti climatici è comunque oggetto di attento studio, sempre”.

Ma è evidente che la situazione è notevolmente mutata, anche in maniera piuttosto rapida, negli ultimissimi anni. Il processo di surriscaldamento dei mari è in corso ormai da tempo. Già nel 2011, Maurizio Wurtz, professore di Biologia Marina all’Università di Genova, parlava della questione: “Il Mediterraneo si sta tropicalizzando. Alcune specie tipiche della costa sud, africana, si sono spostate più a nord, nel Mar Ligure ad esempio. E altri pesci tropicali, entrati dal mar Rosso, attraverso Suez, si sono ambientati benissimo nelle nostre acque”.

L’apertura del Canale di Suez è stata uno dei punti di partenza. Secondo Wurtz, “abbiamo individuato, sulle coste israeliane, un delfino, la Susa, che è invece tipico delle acque tropicali. E nel Mar Ligure nuota la donzella pavonina, migrato dalle coste africane. O il sarago faraone, proveniente dalle stesse zone. Il barracuda, che dal canale di Sicilia ha puntato verso Nord, e adesso è diffusissimo nel Mar Ligure”. E poi razze, pesci rombo, moltissime altre specie che lasciano interdetti gli stessi pescatori. Davvero il cambiamento climatico è una semplice invenzione?

Alberto Bruzzone

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