È riconosciuto dalla critica come uno degli spettacoli di teatro civile più significativi degli ultimi tempi ed è sostenuto da Amnesty International: dal 28 al 30 gennaio al teatro 'Gustavo Modena' di Genova va in scena “La classe” per andare al cuore dei problemi che investono l’intera società occidentale.
Ambientato nella periferia di una cittadina europea non meglio identificata e prodotto da Società per Attori, Accademia Perduta Romagna Teatri e Goldenart Production, è frutto di una sinergia che ha coinvolto soggetti impegnati nella ricerca sociologica, nella formazione e nella psichiatria sociale; il testo è di Vincenzo Manna che ha tratto spunto da uno studio imperniato su duemila interviste a giovani tra i 16 e i 19 anni.
I protagonisti sono un gruppo di studenti difficili e Albert, un immigrato di terza generazione al suo primo incarico come professore, è chiamato ad insegnare in un corso di recupero crediti: sia lui che i ragazzi hanno davanti agli occhi situazioni di disagio, tra crisi economica e conflitti sociali, ed un decadimento generalizzato apparentemente inarrestabile. A fianco della scuola c’è un campo profughi dispregiativamente soprannominato lo zoo, popolato da centinaia di rifugiati in fuga da una sanguinosa guerra civile che, a pochi chilometri dal confine europeo, sta decimando intere città. Facendo breccia nella rabbia dei ragazzi il professore li coinvolge in un progetto che li condurrà a toccare con mano quella realtà con esiti imprevedibili che cambieranno per sempre la vita di tutti.
Interpretato da Claudio Casadio, Andrea Paolotti, Brenno Placido, Edoardo Frullini, Valentina Carli, Andrea Monno, Cecilia D’Amico e Giulia Paoletti, diretto da Giuseppe Marini, lo spettacolo non intende essere solo una denuncia delle situazioni incandescenti in Italia e in Europa, ma anche un atto di fede nelle nuove generazioni con la speranza che cultura ed empatia consentano loro di leggere la realtà al di là dei preconcetti. (Foto di Federico Riva)