È attualmente in corso il processo a Genova in Corte d'Assise d'Appello dopo la richiesta presentata dal legale di Alessio Alamia, killer della 21enne Janira D'Amato, uccisa barbaramente con 49 coltellate il 7 aprile del 2017, dall'ex fidanzato, nel salotto della sua casa in piazzetta Canonico Morelli a Pietra Ligure.
La difesa di Alamia, condannato a gennaio all’ergastolo in Corte d’Assise per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, visto l'appello articolato e corposo, ha fatto leva con il giudice sull’incapacità di intendere e di volere e inoltre verrà richiesto il rinnovamento e la ridiscussione della perizia psichiatrica.
In apertura di mattinata (il processo riprenderà alle 15.00) la presidente della Corte d'Appello, il giudice Annaleila Dello Preite ha illustrato la vicenda sostanziale e giudiziaria e dopo la requisitoria del Procuratore Generale (che ha chiesto la conferma dell'ergastolo e la condanna per stalking) e una lettera di scuse nei confronti della famiglia letta da Alessio Alamia, si è aperta la discussione effettuata dai legali della famiglia D'Amato, gli avvocati Simone Mariani e Fabrizio Biale.
L'avvocato difensore di Alamia Laura Razetto si è concentrata sulla perizia psichiatrica e sulla richiesta di poter ascoltare due testimoni con una conseguente replica del Procuratore. Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti, era emerso che il giovane, dopo essere stato lasciato, aveva iniziato a pedinare Janira e, nella speranza di farle cambiare idea, aveva iniziato anche a perseguitarla attraverso telefonate e messaggi continui.
Accusa però quella dello stalking per il quale era stato assolto, nonostante il Pm avesse ricostruito, oltre alle incessanti telefonate anche le visite notturne" e le molteplici intenzioni di suicidarsi rivelate all’ex fidanzata. Condannata però la premeditazione, a tal proposito emblematiche erano state le ricerche su internet delle parole "Uccidere persone", "Come uccidere persona" e poi "Uccisione senza traccia", oltre al coltello che aveva nascosto in tasca la sera nella quale aveva chiesto con una scusa a Janira di raggiungerlo nella sua abitazione, considerando anche le altre due lame trovate sul tavolo della camera da letto.
La lettura della sentenza in Tribunale a Savona lo scorso 18 gennaio: