Attualità - 16 dicembre 2019, 13:47

Non sentiamoci in colpa se siamo tristi a Natale, per il 67% degli italiani durante le feste prevale la malinconia

Gli esperti di Guidapsicologi.it hanno deciso di approfondire il tema della malinconia, dialogando con gli utenti e fornendo una lettura di ciò che avviene in questo periodo

Non sentiamoci in colpa se siamo tristi a Natale, per il 67% degli italiani durante le feste prevale la malinconia

Insieme alle luci, agli alberi addobbati e ai cori di voci bianche, il Natale porta con sé un velo di malinconia talvolta incomprensibile che può trasformarsi in un vero e proprio tormento e odio verso le festività: in occasione del periodo natalizio gli esperti di Guidapsicologi.it hanno deciso di approfondire il tema della malinconia, dialogando con gli utenti e fornendo una lettura di ciò che avviene in questo periodo così intenso dal punto di vista emotivo: perché il Natale non è di per sé triste o felice, bisogna solo trovare il proprio modo per viverlo al meglio.

A provare questo senso di malinconia è il 67% degli italiani, solo il 33% degli intervistati afferma che le festività gli mettono allegria; a contribuire è senza dubbio l’idea condivisa dal 72% per cui i regali sono puro consumismo mentre per il 28% sono la parte migliore delle feste; malgrado questa visione poco felice del Natale solo il 20% considera che sia la festa dei bambini, per 8 intervistati su 10 il Natale è di tutti.

Perché si ha malinconia durante il Natale? I motivi possono essere diversi e variano da persona a persona, certo è che in molti casi a rendere insopportabili questi giorni è la memoria di ciò che è stato e non sarà più. Le feste natalizie, con la loro atmosfera magica, sono portatrici della dicotomia gioia e dolore: la gioia di momenti condivisi che non torneranno più, la consapevolezza del tempo che passa, i posti vuoti a tavola delle persone che non sono più con noi, le dinamiche che cambiano. Le feste ci sbattono in faccia tutto questo, e lo fanno col sorriso, perché non dimentichiamo che a Natale siamo tutti più buoni. Un altro fattore importante è lo stravolgimento della routine che fa emergere tutte le mancanze che normalmente sono soffocate dall’azione continua, generando un senso di vuoto.

Il peso di tutti è dover essere felici: la tradizione vuole che durante le feste bontà e gioia riempiano i nostri cuori, un concetto molto bello di per sé, ma non per forza attuabile; non per tutti e non in tutti i momenti, perché non siamo tutti uguali, come non siamo immutabili nel corso della nostra vita. Il peso di una felicità imposta dall’esterno, sempre più presente nella società, trova nel Natale il suo livello massimo d’espressione facendo sentire inadeguati tutti coloro che non si riconoscono in questo stato. Il fatto di rinnegare la malinconia imponendo un modello che contempli unicamente la felicità non fa che accentuare il malessere e generare un senso di colpa ingiustificato; non c’è nulla di male se non ci s’identifica col sentimento proposto dalla società, soprattutto quando significa adattarsi a schemi che si ripropongono mettendone in luce la vacuità.

Dover stare con persone che non abbiamo voglia di vedere: spesso il Natale è un trionfo di pranzi e cene con persone con cui non si prenderebbe nemmeno un caffè, il classico “ci vediamo prima di Natale, vero?” e ci si chiede “Ma se non ci siamo visti durante un anno intero, perché vederci proprio prima di Natale?”; eppure è così, queste feste sono uno spartiacque e come tali ci riconducono a rincorrere una chiusura d’anno, per essere pronti a cominciare quello nuovo. Questa pratica non ha nulla di davvero necessario, è semplicemente una convenzione condivisa a livello sociale ed ognuno ha il diritto di aderirvi come meglio crede e come si sente a seconda del momento personale che sta vivendo.

Redazione

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