“Purtroppo rappresenta la realtà, panchina sola e abbandonata esattamente come le donne che subiscono violenza”. È l’amaro commento di una donna al post su Facebook di Mariano Passeri, consigliere di Leu nel Municipio II Centro Ovest, che ha pubblicato sulla propria pagina l’immagine della panchina rossa di Via Fillak, a Sampierdarena.
E l’impressione che dà - e forse la percezione generale che si ha delle vittime di violenza - è proprio quella d’abbandono, lì tra i cartelli di divieto di transito, le transenne che delimitavano la zona rossa del Ponte Morandi e un quadro, abbandonato anch’esso, che riproduce il moncone est di quello che fu il nostro Ponte di Brooklyn. Perché, appunto, quella panchina dipinta di rosso, simbolo della lotta alla violenza sulle donne, si trova proprio in quella è stata la zona di confine tra Sampierdarena e Certosa, là dove si trova il cantiere del nuovo viadotto sul Polcevera, e che per tanto tempo è rimasta chiusa, isolata e – per chi ci abitava – abbandonata.
Mentre, infatti, lo scorso 24 novembre si inauguravano altre 12 panchine in diverse zone della città – da Piazza Corvetto a Piazza Palermo – per ricordare che il 25 novembre è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, e lo scorso 2 dicembre la Regione pubblicava un bando per promuovere e finanziere progetti di prevenzione e contrasto alla violenza di genere, quella panchina di Via Fillak, inaugurata il 22 novembre 2018 insieme alla sua gemella del Porto Antico e di Brin, giaceva là, tra polvere e indifferenza.
Per questo è arrivata la “denuncia” sui social, il 26 novembre, di Passeri, anche per sottolineare che ogni giorno bisogna cercare di eliminare la violenza sulle donne - e non solo il 25 novembre (Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne) - ma che non si può farlo bene se quello che deve essere un simbolo per tutti, è abbandonato a se stesso, lontano dagli occhi. Proprio come spesso accade alle vittime.
E già dallo scorso anno Passeri aveva chiesto che si scegliesse un posto più adatto, cioè più frequentato. Tanto più che Via Fillak, dopo il fatidico 14 Agosto 2018, era una strada dove inevitabilmente non ci sarebbe stato passaggio - “il risultato è quello che vedete, un oggetto abbandonato, senza alcun senso in un viale deserto”, ha scritto su Facebook -. Ma “hanno pensato che in quel momento storico, visto l’interesse legato al Ponte, avrebbe fatto più effetto – spiega – anche se avevo avvisato l’assessora alla cultura, Lucia Gaglianese (Fi), che si trattava di una collocazione sbagliata, perché se il principio è che la panchina sia vista per suscitare una riflessione importante, se la si mette in un punto non visibile né frequentato, non è utile. E infatti l’interesse è scemato nel giro di pochi mesi”.
Per questo il consigliere – che l’anno scorso, insieme a Pd e Potere al Popolo ha disertato l’inaugurazione - ha tentato altre azioni, convinto del fatto che “il problema della violenza non si risolve con una panchina, ma se si vuole sensibilizzare la popolazione, qualsiasi sia la via scelta, va battuta per creare cultura e informazione dove non ci sono; si tratta, in ogni caso, di una forma d’educazione”.
Ecco, quindi, la contromanifestazione simbolica, fatta il 25 novembre in Via Cantore, dove si trovava la biblioteca Gallino, e alla quale ha preso parte una sessantina di persone, e poi, lo scorso maggio, una mozione presentata in Municipio e passata a maggioranza (contrari Lega e Forza Italia), per chiedere lo spostamento immediato della panchina rossa. Quello che si propone, infatti, è di darle nuova collocazione nei nuovi giardini dell’ex biblioteca Gallino, ora demolita, “dove passano le persone e dove si trova la scuola, o in largo Gozzano, che è una zona di Sampierdarena in cui si trovano diverse scuole e che è molto frequentata”.
Così “diventerebbe davvero il simbolo che vuole rappresentare; mi auguravo che la giunta avesse la sensibilità di farlo entro il 25 novembre, ma purtroppo così non è stato”. Speriamo nel 25 novembre 2020.