Chi lo sapeva che anche il territorio del Municipio VII Ponente è inserito nella cosiddetta ‘zona franca urbana’ dove sono previste agevolazioni per le imprese e i lavoratori autonomi, in base alla circolare del Ministero dello Sviluppo Economico emanata post crollo del Ponte Morandi? Il Comune di Genova ha reso edotti i diretti interessati della possibilità di chiedere un sostegno? Il perimetro delle zone di emergenza è stato sufficientemente pubblicizzato?
Perché si sente parlare, e a pienissima ragione, dei commercianti di via Fillak, di quelli di Certosa, di quelli della Valpolcevera, alcuni dei quali letteralmente ridotti sul lastrico per via di quanto accaduto lo scorso 14 agosto; ma non altrettanto si parla - né si scrive - di quelli di Sampierdarena, di quelli di Sestri Ponente, di quelli della zona più a ovest della città, che non se la passano altrettanto bene.
Per questo, alcuni consiglieri municipali del VII Ponente hanno chiesto, attraverso un’interpellanza al sindaco di Genova Marco Bucci, che si torni a fare una comunicazione sui benefici previsti dalla Circolare del Ministero dello Sviluppo Economico numero 73726 del 7 marzo 2019, in modo che la notizia delle agevolazioni torni a essere ‘viva’.
L’interpellanza in questione è stata presentata dai capigruppo di maggioranza, Filippo Bruzzone di A Sinistra, Giovanni Battista Sacco della Lista Crivello e Ugo Truffelli del Partito Democratico. I tre proponenti ricordano, nel loro testo, che “la Circolare in oggetto ha come tema le modalità e i termini di presentazione delle istanze di accesso alle agevolazioni in favore di imprese e lavoratori autonomi presenti sul territorio della Città Metropolitana di Genova, a seguito della caduta del Ponte Morandi; che tale Circolare fa riferimento al decreto legge 109/2018, convertito in legge numero 130/2018; e che la suddetta norma all’articolo 8 istituisce una zona franca urbana, in cui rientra, tra gli altri, il territorio del Municipio VII Ponente”.
Nella normativa, come fanno notare Bruzzone, Sacco e Truffelli, “il quantum delle agevolazioni ammonta a 9 milioni circa per il 2018, 45 milioni circa per il 2019, e 45 milioni circa per il 2020. Eppure, nel bilancio approvato dal Comune di Genova, l’importo presentato per agevolare le attività dei lavori autonomi, in primis gli artigiani, era pari ad euro 0. Per questo, chiediamo al sindaco Bucci e all’assessore competente, quali siano le azioni poste in essere dalla civica amministrazione per rendere edotte le imprese e i lavoratori autonomi di tali agevolazioni, e quante siano, e di che natura, le aziende che sul territorio del Municipio VII Ponente hanno effettivamente usufruito delle disposizioni della Circolare in oggetto”.
Secondo Bruzzone, che su questo fronte si è speso molto, anche perché perfettamente a conoscenza delle numerose difficoltà degli operatori economici del Ponente, “occorre fare chiarezza sull’argomento fondi e andare un po’ oltre rispetto a quella che, a livello politico, mi sembra solo e soltanto propaganda. Sento spesso e volentieri parlare di ‘prima gli italiani’, e altri slogan di questo tipo. Poi, però, un’amministrazione comunale di una delle principali città italiane, per giunta dopo quello che è successo lo scorso agosto, mette zero euro a bilancio per artigiani e commercianti. Ma come? Non sono quelli che l’attuale governo dice di voler tutelare? Bisogna le cose farle seriamente, al di là della falsa e becera propaganda. Per questo i fondi previsti della Circolare del Ministero dello Sviluppo Economico mi paiono molto importanti. Bisogna rendere tutti edotti di questa possibilità”.
L’interpellanza di Bruzzone, Sacco e Truffelli è stata votata all’unanimità. Come spesso avviene, il Municipio VII Ponente ha dimostrato, attraverso gli atti, una particolare attenzione anche a temi che sono molto più di ordine generale, esulano dalla strettissima competenza territoriale ma sono di primaria importanza, in quanto investono la vita e il lavoro di migliaia di persone. Sui diritti non si transige, né si mercanteggia. Perché sarebbe veramente un peccato scoprire troppo tardi che qualcosa si sarebbe potuto salvare.