“È stato istituito, nell’ambito di un progetto europeo di cui Alisa e l’Università di Genova sono partners e in linea con le indicazioni dell’Oms, delle associazioni professionali e degli Ordini infermieristici, che ringrazio per il lavoro svolto, un master dedicato specificamente al profilo dell’Infermiere di famiglia e di comunità (IFeC). La formazione è infatti un elemento imprescindibile per dare servizi all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte”. Lo ha annunciato oggi nell’aula del Consiglio regionale la vicepresidente e assessore alla Sanità Sonia Viale, rispondendo ad una interpellanza del consigliere di opposizione Pastorino.
La vicepresidente Viale ha ricordato l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio nella seduta del 28 settembre scorso di una mozione per l’avvio della sperimentazione di questa figura, sottolineando che “su questo tema gli ordini professionali sono già impegnati da anni in Liguria” per cui “la figura dell’infermiere di comunità non è nata con l’approvazione di quella mozione in Consiglio regionale. Questo è necessario ricordarlo per rispetto degli Ordini professionali, degli operatori e di chi su questo progetto investe da anni in termini di competenza e professionalità. Su questa materia c’è quindi un mondo di professionisti che lavora, studia, approfondisce e quindi certamente i progetti non si improvvisano solo perché l’opposizione presenta una mozione che si approva.
Sul tema dell’IFeC, ovvero l’Infermiere di famiglia e di comunità – precisa la vicepresidente – c’è stato infatti un grande lavoro, a partire dal progetto europeo Consenso che è terminato a dicembre 2018 e ha continuato nel monitoraggio. Ciò che avevo detto in Aula promuovendo l’approvazione della mozione è che occorreva una formazione ad hoc per la figura dell’Infermiere di famiglia e di comunità, che richiede competenze diverse rispetto a chi, ad esempio, lavora in ospedale. Per questo dissi che avremmo lavorato sulla formazione e per questo è stato istituito un master universitario, il cui avvio è programmato a settembre. L’obiettivo – conclude – è favorire lo sviluppo dell’assistenza domiciliare e dei servizi territoriali, nella logica di una sanità a chilometro zero per una presa in carico precoce che coinvolga i pazienti e le loro famiglie”.