Cultura - 18 giugno 2019, 18:00

“Terra Amara”: a Bogliasco si fa Teatro di Cittadinanza per i migranti di ieri e di oggi

Lo spettacolo sarà rappresentato nella Giornata del Rifiugiato, il 21 Giugno, a Bogliasco in Piazza XXVI Aprile alle 21

Prove dello spettacolo "Terra Amara"

Prove dello spettacolo "Terra Amara"

Fare “Teatro di Cittadinanza” per Ivano Malcotti non significa solo coinvolgere la cittadinanza, appunto, in spettacoli di teatro amatoriale, ma vuol dire anche, e soprattutto, mettere in scena temi di rilevanza sociale. Dalla deportazione di Lino Costa, che ha visto tutta Sori recitare nel Giorno della Memoria, alla “staffette” tra Comuni che il 25 Aprile hanno rappresentato la storia della partigiana “Fuenta” Olga Bozzo, fino a “Terra Amara”, sulle migrazioni. Insomma la storia di Genova, e non solo, con i suoi testi si fa drammaturgia corale d’impegno civile.

E appunto, in occasione della Giornata del Rifugiato, che si celebrerà il 21 Giugno, “Terra Amara”, è una riflessione sui migranti di ieri e di oggi, che coinvolgerà 22 attori, tra cui il Parlamentare Luca Pastorino, il Sindaco di Bogliasco Gianluigi Brisca e, per la prima volta un sacerdote, Don Sergio, tutti diretti da Giorgio De Virgilis, con la collaborazione di Valeria Stagno; inoltre si esibiranno 16 coristi diretti da Patrizia Criscione e Paola Pagano, 13 musicisti di Licorice Dream, tra cui il professionista ghanese Demian col suo ngoni, e 4 danzatrici dirette da Silvia Della Scala e Dadobblù; e non mancano, tra loro, stranieri e disabili.

Per la prima dello spettacolo del 21 Giugno, Bogliasco sarà il palcoscenico naturale, con la sua piazza sul mare (Piazza XXVI Aprile alle ore 21), perché è da lì che i nostri antenati sono partiti, ed è attraverso il mare che arrivano dall’Africa sui barconi i migranti.

“Tutto è nato dall’idea dell’assessora alla Cultura di Santa Margherita, Beatrice Tassara, che ha raccolto in un libretto, ‘Tre ragazzi in fuga’, le interviste fatte ai ragazzi migranti che dai lager della Libia sono arrivati in Italia e sono nei nostri Sprar – spiega Malcotti – e io, specularmente, con l’aiuto dello storico Luca Sessarego, ho deciso di intervistare famiglie di emigrati italiani, genovesi e del Sud d’Italia, che a fine ‘800 sono partiti per cercare fortuna in America”. Da qui, appunto, è stato tratto il testo drammaturgico ‘Terra Amara’, che richiama la celebre canzone di Domenico Modugno (nello spettacolo ci saranno intermezzi musicali anche genovesi, come “Ma se ghe penso” e tratti da Rino Gaetano).

“Sicuramente quelle vissute dagli emigranti sono state esperienze molto diverse rispetto a quello che subiscono oggi i migranti – continua Malcotti –; quelli dei nostri antenati sono racconti di vita e anche d’avventura, mentre i ragazzi che vengono qui hanno vissuto in un clima da campi di concentramento, in Libia, tra violenze e stupri. Invece i nostri sono partiti, soprattutto dal Levante genovese, non poverissimi, per fare fortuna, e ce l’hanno anche fatta, mentre i meridionali stavano peggio”.

E nel copione di “Terra Amara” le loro parole, quelle di Ibrahim, Adan, Rahish e degli altri, sono riportate fedelmente, e si alternano alle voci di Antonio Prato da Ne, di Carmelo Sciolone da Catania, di Olivio da Riomaggiore. L’alternarsi di queste persone non è casuale: le voci di ieri e di oggi, infatti, si susseguono per evidenziare come da sempre i migranti fossero “viaggiatori di terza classe” stipati sui piroscafi per New York come sui barconi per Lampedusa, respinti alla frontiera americana come a quella dei Paesi europei, controllati a Ellis Island come negli hot spot – perfino Joe Di Maggio diceva: “Tutti gridano il mio nome allo stadio, ma fuori rimango sempre un figlio di immigrato italiano” -, lontani da padri e madri in una terra straniera di cui non si capisce la lingua.

Quello di “Terra Amara”, quindi, è un messaggio di accoglienza e umanità, ma anche di speranza per una vita migliore, quella che aveva cercato Emilia Prato, figlia dei migranti Antonio Prato e Teresa Raffo di Ne, morta a New York nel 1911, mentre lavorava – in condizioni disumane – nella fabbrica tessile Triangle incendiata. È lei che, ricordata a conclusione dell’opera, assurge a simbolo di tutti i migranti: “Per tutte queste persone, nessuna esclusa, noi oggi diciamo... Emilia, per sempre, una di noi!”.

E come è avvenuto per gli spettacoli precedenti, oltre a Bogliasco i Comuni coinvolti saranno Pieve Ligure, Rapallo, Portofino e in autunno Recco, Sestri Levante, Santa margherita e diversi Comuni della Valle Scrivia.

Ricordiamo che tutti gli spettacoli sono gratuiti.

 

Medea Garrone

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