Fabrizio Zunino è genovese, ha 40 anni, e un “segno particolare”: la Sindrome di Asperger. Come Bill Gates e, forse, Einstein, e come Shaun Murphy di “The Good Doctor” e Sheldon Cooper di “The Big Bang Theory”. Ma a differenza dei due protagonisti di celebri serie televisive, lui non è un personaggio di fantasia, ma uno psicologo che dice: “Attenzione a non steoreotipare chi è Asperger, ognuno di noi ha caratteristiche diverse”. E Fabrizio le conosce bene, in quanto ha studiato in modo approfondito questa sindrome, tanto da aver ricevuto di recente il “Premio di Laurea Giuseppe Cartelli” per le tesi dedicate, appunto, all’Autismo. Lo abbiamo intervistato.
Qual è stato il suo percorso?
Si è sviluppato in due direzioni: quella della mia esperienza personale e quella degli studi universitari. Sono stato dichiarato disabile al 75%, ma solo quando avevo 29 anni hanno stabilito che ho la Sindrome di Asperger, dopo aver cambiato diversi psichiatri e provato diverse cure. Fatta la diagnosi, sono entrato in contatto con l’Associazione Sindrome di Asperger nazionale, con sede a Milano, poi, per volontà di un gruppo di genitori, è stata fondata la onlus Asperger Liguria (www.aspergerliguria.it), di cui faccio parte – sono stato anche membro del consiglio direttivo - e che mi ha coinvolto in diverse attività. L’altra direzione, invece, è quella degli studi universitari: dopo il liceo mi ero iscritto a Ingegneria, che ho lasciato, per poi decidere, a 34 anni, di studiare Psicologia. All’inizio non pensavo di svolgere la professione, mi interessava la materia per me stesso e prendere la Laurea, ma poi, ho approfondito il concetto di disabilità e, dal momento che mi coinvolge personalmente, ho deciso che le mie tesi, sia della triennale che della magistrale, vertessero sull’Autismo: la prima sull’Autismo ad alto funzionamento, che riguarda me stesso, l’altra invece su “Autismo e comorbidità”, per la quale ho vinto il premio, e che riguarda l’Autismo in senso generale e le patologie cui le persone con Autismo sono più facilmente esposte.
Che cos’è, quindi, la disabilità?
Grazie al mio percorso formativo ho capito che la disabilità dovrebbe essere intesa come si intende in America, dove il termine “disabled” indica “disabilitato” rispetto a come la società ti vorrebbe: non significa, quindi, che la persona lo sia in assoluto. Per esempio per quanto riguarda gli Autistici la difficoltà che hanno a socializzare non è di per sé una disabilità, ma lo è rispetto al contesto di riferimento, alla cultura e all’ambiente di appartenenza. Quindi quello di disabilità è un concetto estremamente relativo. Basti pensare a una persona sulla sedia a rotelle: se si trova in un ambiente predisposto, senza barriere architettoniche, rispetto a quel contesto non è disabile e si trova a proprio agio, perché l’ambiente è funzionale rispetto a come lei è.
Che differenza c’è tra Sindrome di Asperger e Autismo?
L’Asperger è considerato la forma meno grave dell’Autismo, infatti è definito anche Autismo ad alto funzionamento, perché gli Asperger, tra gli autistici, sono quelli che vivono meglio, in quanto hanno minor difficoltà nel linguaggio e riescono a condurre una vita più simile a quella dei non autistici. Infatti molte persone famose, che hanno raggiunto risultati importanti, come Bill Gates e Giovanni Allevi, sono state diagnosticate come Asperger, e lo stesso Einstein si crede che lo fosse, anche se all’epoca non era stata ancora scoperta la sindrome. Ci sono, però, alcune controversie: secondo una scuola di pensiero fa parte dello spettro autistico, cioè si tratterebbe, appunto, del tipo meno grave di Autismo, e in genere le persone Asperger hanno un quoziente intellettivo molto superiore rispetto a quelle che rientrano nell'Autismo classico, mentre secondo altre scuole di pensiero potrebbe essere un disturbo a sé, che non ha a che fare con l’Autismo.
E secondo lei?
Ho alcuni dubbi a riguardo, da un certo punto di vista sono incline a pensare che non faccia parte dei disturbi dello spettro Autistico, anche se vedendo altri diagnosticati come me, noto alcune lievi somiglianze. Fino ad alcuni anni fa si effettuava un’ulteriore differenza tra Sindrome di Asperger e Autismo ad alto funzionamento: tra le varie differenze, gli Asperger hanno un’intelligenza verbale superiore, invece gli altri con Autismo ad altro funzionamento hanno superiore l’intelligenza performante, che è quella che ci consente, per esempio, di orientarci nello spazio e risolvere problemi di tipo logici.
Prima della sua diagnosi, come ha vissuto i rapporti con i coetanei?
Non è stata tanto facile, ai tempi della scuola, prima del liceo e soprattutto quando andavo allo scientifico, prima al Cassini poi al Convitto Colombo. Socializzare con i compagni non è stato semplice, perché era difficile per me uscire di casa, preferivo stare da solo, e spesso alcuni miei comportamenti – che sono quelli che rientrano nella sintomatologia Asperger - erano considerati bizzarri, per cui tendevano a escludermi. Ho trovato una certa paura per la diversità, anche se a prima vista non apparivo così diverso, ma alcune piccole diversità nel mio modo di fare, pensare o parlare venivano mal viste perché tendevano a essere un’eccezione, quasi una minaccia rispetto a quella che era considerata come normalità.
Cosa significa studiare le proprie stesse caratteristiche? L’hanno aiutata?
Mi sono laureato sei mesi fa, per cui sto facendo tirocinio, ma in un ambiente un po’ di diverso da quello autistico, anche perché gli psicologi devono avere la preparazione più ampia possibile, e nel mio caso sto facendo il tirocinio al Centro Anziani dei Don Orione con dementi senili, entrando in contatto ogni giorno con i problemi di chi soffre di Alzheimer: problemi di memoria e orientamento spaziale. Io do loro un supporto e propongo esercizi per mantenere attiva la mente. I miei studi mi sono serviti a capire alcune sfumature della mia personalità, ma anche delle persone che mi stanno intorno e con cui sto entrando in contatto. Diciamo che la comprensione è ad ampio raggio, non solo per capire in modo circoscritto l’Asperger, ma tutti gli aspetti della personalità umana. Per esempio ho capito che i bulli con cui ho avuto a che fare a scuola erano affetti da disturbo antisociale di personalità: spesso chi compie atti di bullismo soffre di questo disturbo o di quello della condotta. Quindi gli studi mi hanno aiutato a comprendere tutti gli aspetti della mia personalità, che è estremamente sfaccettata, perché il carattere va al di là di una sindrome.
È diventato famosissimo il medico autistico della serie “The good doctor”: si sta uscendo dall’isolamento parlando di più di chi ha l' Autismo?
Sicuramente se ne parla molto di più rispetto a 10 anni fa, quando eravamo già pienamente nell’era digitale e si faceva sensibilizzazione su tante tematiche, dall’animalismo all’omofobia, ma non sulla Sindrome di Asperger. Noto, invece, che ora si tratta di più l’argomento, sia nei film sia nelle serie tv, ed entrando in contatto con tante persone vedo che risulta più familiare. Però devo fare un appunto: normalmente quando nei film propongono protagonisti con Asperger, li tratteggiano in modo stereotipato, secondo quello che si pensa siano le persone Asperger, come succede con Sheldon Cooper (protagonista della serie “The Big Bang Theory” ndr.), e a volte sono mostrati perfino con comportamenti che ricordano l’Autismo classico, anziché l’Asperger. In realtà di molti Asperger, come me e altri, non si vede, a meno che non lo dicano, i loro tratti così marcati da poter dire che hanno sicuramente dei problemi. Certo che se si danno loro dei compiti di responsabilità o si richiedono capacità di socializzazione avanzate, come fare colloqui di lavoro, allora i tratti e i sintomi della sindrome vengono fuori. A me infatti è stato diagnosticato a 29 anni, perché non era così evidente ed è piuttosto difficile fare una diagnosi, anche perché gli Asperger sono tutti diversi uno dall’altro, e presentano sintomi diversi, alcuni più o meno marcati.
Cosa consiglia a chi è autistico e ai famigliari?
Ai ragazzi autistici direi di non vergognarsi a chiedere aiuto, il che significa chiederlo ai genitori e informarsi attraverso le associazioni. Se sono seguiti da psicologi o psichiatri che non vanno bene, devono cercare un esperto sull’Asperger, perché non tutti hanno competenza ed esperienza per capire questi pazienti. Ai genitori e ai parenti consiglio di avere pazienza, di non preoccuparsi se vedono comportamenti non del tutto simili ai canoni sociali, perché questi piccoli difetti sono una inezia e nulla di grave rispetto alle grandi potenzialità che possono avere. Quindi non devono sgridarli troppo, né stare troppo addosso, ma avere comprensione e indulgenza. Spesso per strada ho avuto l’abitudine di parlare da solo e per questo i miei genitori mi rimproverano; poi hanno capito che questo rientra nelle difficoltà che ho, ed è uno dei tratti della sindrome – anche se lo fanno anche altre persone che non sono Asperger -. E poi non devono fare troppa pressione, devono rispettare i tempi dei figli e avere tatto, perché spesso sono particolarmente sensibili e suscettibili.