Attualità - 21 dicembre 2018, 11:20

Fisascat Cisl contro il lavoro nei festivi: "Dopo tanti proclami non è successo nulla"

il sindacato: "I lavoratori del commercio e della distribuzione continuano a sacrificare famiglia e affetti per assicurare l'apertura di negozi"

Fisascat Cisl contro il lavoro nei festivi: "Dopo tanti proclami non è successo nulla"

Le festività natalizie sono alle porte ed i lavoratori del terziario, distribuzione e servizi saranno chiamati ad uno sforzo suppletivo per garantire l’apertura al pubblico degli esercizi commerciali, comprimendo il tempo da dedicare alle relazioni familiari ed alle celebrazioni religiose.

I sindacati di categoria Cgil Cisl Uil ricordano che non c’è l’obbligatorietà alla prestazione festiva e che nessuna riduzione o trattenuta, secondo quanto previsto dalla contrattazione nazionale di settore, sarà operata sulla retribuzione ai lavoratori come conseguenza della mancata prestazione nelle giornate del 26 dicembre, del 1° e del 6 gennaio. Sarà sciopero in Toscana, Umbria, Lazio, Puglia e Sardegna mentre in Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna e nelle Marche i sindacati invitano i lavoratori all’astensione dal lavoro.

In attesa dell’evoluzione legislativa annunciata da esponenti del Governo sulla revisione della normativa sulle liberalizzazioni e sulla promozione della concorrenza e della competitività, la Fisascat Cisl rilancia la proposta unitaria presentata alla Camera dei Deputati in occasione della recente audizione concessa sul tema degli orari di apertura degli esercizi commerciali. Fulcro della proposta, fermo restando il divieto di apertura domenicale e festiva in linea di principio generale, la possibilità di prevedere deroghe per un massimo di 12 domeniche all’anno, stabilite dalle Regioni con apposito decreto dirigenziale da emanare di intesa con gli Enti Locali e sentito il parere delle associazioni imprenditoriali del commercio, dei consumatori e delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.~ Le tre sigle chiedono invece la chiusura nel corso delle 12 festività nazionali, civili e religiose del 1° gennaio, 6 gennaio, Pasqua e lunedì dell’Angelo, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1° novembre, 8, 25 e 26 dicembre durante le quali non deve essere inoltre prevista la possibilità di deroga.

"D’altronde – ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini - non esiste un diritto all’acquisto ed anche le lavoratrici ed i lavoratori del commercio, della distribuzione e dei servizi hanno diritto al riposo e a passare le festività con i propri cari, fermo restando l’intervento della contrattazione decentrata che può stabilire norme sulla flessibilità contrattata e retribuita ad hoc".

"Ad oggi – ha aggiunto il sindacalista - la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio al dettaglio e della distribuzione moderna organizzata non è cambiata nonostante i proclami». «L’esperienza concreta della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali – ha sottolineato - ha ampiamente dimostrato che le misure varate dai Governi che negli anni si sono succeduti non solo non hanno determinato un aumento dei consumi ma hanno invece contribuito sul piano occupazionale ad una maggiore precarizzazione dei rapporti di lavoro, scardinando la contrattazione sull’organizzazione del lavoro costruita con le aziende, peggiorando le condizioni di lavoro e minando il faticoso equilibrio nella vita privata delle lavoratrici e dei lavoratori in un comparto ad occupazione prevalentemente femminile".

Redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A DICEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU