Partecipa al CORSO DI GRAFOLOGIA CON MARIA TERESA MORASSO: leggi i dettagli.
È come il Dna o le impronte digitali: indicano la nostra unicità, nessuno li ha uguali a noi né può imitarli (anche se la scienza ormai è in grado di “ritoccare” il Dna). In questo caso, però, non si parla di genetica, ma di scrittura. Rigorosamente manuale, sia chiaro. La grafia, infatti, termine che deriva dal greco e che significa anche “disegno”, “descrizione”, “studio”, “trattato”, richiama il nostro carattere, quello interiore - non il font usato per digitare su pc e smartphone – e la nostra emotività. Perché è da come tracciamo il segno grafico, qualsiasi sia la lettera, che facciamo comprendere, a chi ha studiato la materia, che tipo di persone siamo. Insomma, potremmo affermare: dimmi come scrivi e ti dirò chi sei.
Ed è quello che fa effettivamente Maria Teresa Morasso, grafologa, che da anni tiene a Palazzo Ducale corsi - che registrano sempre il tutto esaurito - a insegnanti che vogliono comprendere meglio chi hanno davanti, cioè i proprio studenti, grandi e piccoli. Infatti dopo il corso sull’Educazione al Segno Grafico, dedicato alle maestre della scuola primaria, è la volta dei corsi “L’osservazione grafologica: uno strumento per conoscere gli allievi" (4 lezioni per gli insegnanti di medie inferiori e superiori, ma anche per educatori e genitori: 28 novembre, 5, 12 e 19 dicembre) e “Adolescenti e scrittura a mano: un problema o un'opportunità?”.
“Per aiutarli nella comprensione delle loro caratteristiche, ma anche dei loro disagi – spiega - L’analisi della scrittura consente anche di mettere a fuoco il loro potenziale, che per loro può essere ancora sconosciuto e inconsapevole. Anche per poterli orientare nelle scelte di vita e scolastiche”. Maria Teresa, infatti, è specializzata in Educazione del gesto grafico e svolge attività formativa per il personale della scuola. La scrittura manuale è da più di trent’anni suo oggetto di interesse e di indagine – si è laureata alla facoltà di Urbino -, finalizzata alla consulenza professionale e, in ambito culturale più ampio, all’approfondimento conoscitivo di personalità in campo letterario, storico, artistico, musicale, scientifico.
“La scrittura ci rappresenta in tutte le nostre caratteristiche: intellettive, emozionali, affettive. Attraverso la lettura approfondita del segno grafico, possiamo individuare per esempio la qualità dell’intelligenza: come la usa e verso cosa è orientata, se verso il piano più pratico o più speculativo, e se la persona tende più ad analizzare gli elementi che osserva o se ha un atteggiamento più intuitivo e impulsivo”.
Non a caso, infatti, a Gennaio condurrà un incontro sul genio: “Paganini e Hendrix: il linguaggio nelle mani”. È fondamentale, infatti, ricordare che la scrittura manuale comporta un uso specifico del nostro cervello: “Abbandonare la scrittura a mano significa non usare il cervello. È più in linea col nostro pensiero e quindi favorisce lo sviluppo del pensiero critico, la capacità di concentrazione, di memoria e di sintesi. In particolare il corsivo meglio rappresenta la coesione col nostro pensiero”.
L’importanza del segno grafico, della scrittura a mano nei diversi caratteri, del resto, era ed è ben nota anche a chi ha rivoluzionato il mondo digitale. Modello e maestro per Steve Jobs, infatti, è stato un sacerdote calligrafo di origine italiana: Robert Palladino. Si sa, infatti, che Jobs aveva compreso bene il valore della calli-grafia: lui stesso aveva seguito un corso – senza finire l’Università - sulla bella grafia, che gli sarebbe servito per realizzare per il primo MacIntosh i caratteri tipografici che tutti conosciamo e usiamo.
Insomma la scrittura non solo è la nostra “impronta”, ma anche è un importantissimo strumento, perché per esercitare l'intelligenza non è sufficiente digitare su una testiera o col touch screen. Come, scrive Jonathan Coopersmith, docente di Storia alla Texas A&M University, “Storicamente, la tecnologia ci ha resi o singolarmente più stupidi o singolarmente più intelligenti e collettivamente più intelligenti”.